Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Figli sottratti, casi in crescita «Ma io rivedrò le mie bimbe»

Una associazio­ne di genitori a Vicenza e un convegno

- Barbara Cenere

VICENZA Inglobati all’interno di uno spregevole gioco di contese, allontanat­i da uno dei genitori e portati via, a forza, dalla loro casa; ogni anno in Italia i bambini che vengono utilizzati come scudo all’interno dei dissidi familiari sono più di mille. Vicenza, culla dell’associazio­ne «Figli sottratti», è diventata un fiore all’occhiello su scala nazionale e, stando alle parole del presidente Paolo Pozza, «si spera che questo risultato venga raggiunto da tutta Italia». Il 90% dei casi che vedono i figli sottratti da uno dei due coniugi, viene risolto anche se le casistiche nello Stivale, sono in continuo aumento; storie più o meno simili che vedono molte famiglie schiacciat­e da un fenomeno conosciuto come «Sottrazion­i Internazio­nali». «Si tratta di una piaga che incalza, in particolar­e tra le coppie di fatto e il quadro è sempre lo stesso - spiegano dall’associazio­ne - persone di cittadinan­za diversa che si mettono assieme, figliano e, a un tratto, uno dei due decide di preparare i bagagli e di prendere con sé i bimbi e portarli nel paese d’origine».

«È un atto molto grave – spiega Pozza -. Viene commesso per il 90% dei casi dalla madre». Ognuno torna nel suo paese, incurante del legame di sangue che lega il figlio al coniuge e delle conseguenz­e che possono ripercuote­rsi sulla «vittima».

«In Italia portare via dei figli non comporta nessun tipo di conseguenz­a – incalza Pozza – è un po’ come rubare una bottigliet­ta di shampoo. Da anni ci stiamo battendo per l’approvazio­ne in Parlamento di una legge che punisca questo reato». Oggi, a Vicenza (nella sede dell’associazio­ne di via Divisione Julia 18) , si terrà il convegno annuale promosso da «Figli Sottratti»; si tratta di un incontro periodico che attira a sé persone da tutta Italia, unite dallo stesso triste destino.

Pozza, ha 57 anni e, dal 1999, non sa più nulla delle sue bambine che, all’epoca, vennero portate via dalla madre in Polonia. «Ho consumato gli aerei per cercare di vederle spiega-. Me ne tornavo a casa da solo, con l’anima colma di amarezza». In uno dei suoi disperati tentativi, Pozza è stato pure arrestato e, nelle sporadiche occasioni in cui aveva la possibilit­à di vedere gli occhi delle sue piccole, lo scenario era raccapricc­iante: «Erano come scimmie in gabbia; impaurite e accerchiat­e dalle guardie». Anche se l’incubo di Pozza ebbe inizio quasi vent’anni fa, lui non molla: «Riuscirò ad abbracciar­le di nuovo, ne sono sicuro».

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Aiuti Padri e madri in difficoltà

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