Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Figli sottratti, casi in crescita «Ma io rivedrò le mie bimbe»
Una associazione di genitori a Vicenza e un convegno
VICENZA Inglobati all’interno di uno spregevole gioco di contese, allontanati da uno dei genitori e portati via, a forza, dalla loro casa; ogni anno in Italia i bambini che vengono utilizzati come scudo all’interno dei dissidi familiari sono più di mille. Vicenza, culla dell’associazione «Figli sottratti», è diventata un fiore all’occhiello su scala nazionale e, stando alle parole del presidente Paolo Pozza, «si spera che questo risultato venga raggiunto da tutta Italia». Il 90% dei casi che vedono i figli sottratti da uno dei due coniugi, viene risolto anche se le casistiche nello Stivale, sono in continuo aumento; storie più o meno simili che vedono molte famiglie schiacciate da un fenomeno conosciuto come «Sottrazioni Internazionali». «Si tratta di una piaga che incalza, in particolare tra le coppie di fatto e il quadro è sempre lo stesso - spiegano dall’associazione - persone di cittadinanza diversa che si mettono assieme, figliano e, a un tratto, uno dei due decide di preparare i bagagli e di prendere con sé i bimbi e portarli nel paese d’origine».
«È un atto molto grave – spiega Pozza -. Viene commesso per il 90% dei casi dalla madre». Ognuno torna nel suo paese, incurante del legame di sangue che lega il figlio al coniuge e delle conseguenze che possono ripercuotersi sulla «vittima».
«In Italia portare via dei figli non comporta nessun tipo di conseguenza – incalza Pozza – è un po’ come rubare una bottiglietta di shampoo. Da anni ci stiamo battendo per l’approvazione in Parlamento di una legge che punisca questo reato». Oggi, a Vicenza (nella sede dell’associazione di via Divisione Julia 18) , si terrà il convegno annuale promosso da «Figli Sottratti»; si tratta di un incontro periodico che attira a sé persone da tutta Italia, unite dallo stesso triste destino.
Pozza, ha 57 anni e, dal 1999, non sa più nulla delle sue bambine che, all’epoca, vennero portate via dalla madre in Polonia. «Ho consumato gli aerei per cercare di vederle spiega-. Me ne tornavo a casa da solo, con l’anima colma di amarezza». In uno dei suoi disperati tentativi, Pozza è stato pure arrestato e, nelle sporadiche occasioni in cui aveva la possibilità di vedere gli occhi delle sue piccole, lo scenario era raccapricciante: «Erano come scimmie in gabbia; impaurite e accerchiate dalle guardie». Anche se l’incubo di Pozza ebbe inizio quasi vent’anni fa, lui non molla: «Riuscirò ad abbracciarle di nuovo, ne sono sicuro».