Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le incisioni di Dürer Viaggio alle radici della Riforma

All’Istituto Veneto una mostra dedicata ai cinquecent­o anni dalle Tesi di Lutero

- di Veronica Tuzii

Dopo la sua morte Martin Lutero scrisse: «È naturale e giusto piangere per un uomo così illustre». L’illustre è Albrecht Dürer (1471-1528), uno dei maggiori esponenti del rinascimen­to nordeurope­o e tra i più grandi artisti di sempre. Lutero, Dürer e la pubblicazi­one delle «95 tesi» del monaco agostinian­o sono al centro della mostra organizzat­a dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia in occasione del cinquecent­enario dalla Riforma luterana dal titolo «Wittenberg 1517. Intorno a Dürer: incisioni tedesche dell’età della Riforma», allestita a Palazzo Loredan fino al 10 dicembre. Curata da Giovanni Maria Fara, la rassegna vuole ricordare gli eventi di Wittenberg attraverso un gruppo di incisioni collegate a quanto accadde nella città della SassoniaAn­halt - teatro degli inizi della Riforma protestant­e, con l’affissione delle tesi luterane sulle indulgenze sulla porta della chiesa del castello - e alle vicende che ne seguirono: «Wittenberg sottolinea il presidente dell’Istituto Veneto Gherardo Ortalli come elemento di rottura anche di equilibri culturali. Ha rappresent­ato una porta verso il moderno. Abbiamo pensato a una celebrazio­ne con un recupero, culturale e materiale».

Il recupero materiale è il restauro delle opere esposte: 21 incisioni, di straordina­ria fattura, di Dürer, con incursioni di Lucas Cranach il Vecchio e Hieronymus Hopfer, che escono per la prima volta dal Museo Correr di Venezia. Ecco che si interseca un’altra storia, quella del collezioni­smo colto di Teodoro Correr. La sua copiosa raccolta di stampe nordiche venne ordinata in volume nel 1859 da Vincenzo Lazari. In mostra una selezione di fogli dal 1498 al 1540, in cinque sezioni.

Si parte con due xilografie del ciclo dell’« Apocalisse» di Dürer, composto a partire dal 1496. Va in scena l’evoluzione della grafica dureriana, dai primi fogli affollati di figure fino a una sintesi plastica sempre più ricercata, da

L’Adorazione dell’Agnello alla La visione dei sette candelabri. Tra questi due lavori, un cameo dalla Fondazione Cini, uno dei fogli, eseguito forse da Domenico Campagnola, che illustra l’edizione dell’Apocalisse pubblicata a Venezia nel 1516 da Alessandro Paganini. La tesi di questo inizio è che tanto le illustrazi­oni di Cranach dell’Apocalisse nella traduzione del Nuovo Testamento da parte di Lutero la prima vera Bibbia protestant­e pubblicata a Wittenberg nel 1522 - quanto quelle di Hans Holbein nell’edizione della Bibbia stampata a Basilea nel 1523, siano conseguenz­a dei prototipi düreriani.

Nella seconda sezione il confronto a colpi di xilografie e bulino fra Dürer e Cranach, tra il fuoco in bianco e nero del Martirio di Santa Caterina e il dettagliat­issimo Martirio di Sant’Erasmo. A seguire due sezioni che raccontano lo sviluppo dell’arte incisoria di Dürer. In particolar­e quella dedicata all’acquaforte, tecnica di incisione indiretta che consente all’artista di giocare su «effetti pittorici», «può considerar­si - spiega il curatore - una mostra nella mostra».

La rassegna si chiude coi volti della riforma: tre bulini di Dürer che ritraggono Il Cardinale Alberto di Brandeburg­o, Federico il Saggio, Elettore di Sassonia,

Filippo Melantone, opere realizzate in stretto dialogo con i celebri ritratti di Lutero incisi da Cranach pochi anni prima, con i quali condividon­o anche la presenza di iscrizioni esplicativ­e sottostant­i; e due acqueforti di Hopfer, che effigiano Erasmo

da Rotterdam e Matthäus Lang, cardinale-arcivescov­o di Salisburgo.

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