Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pedemontana, i rilievi di Cantone
Dossier dell’Anticorruzione sulla grande opera: «Troppo alto il contributo pubblico»
VENEZIA Pedemontana, tra pochi giorni l’Autorità anticorru- zione presieduta da Raffaele Cantone approverà la relazione istruttoria. Tra i punti critici trattati, l’aspetto del nuovo soccorso del capitale pubblico a sostegno dell’opera: 300 milioni versati dalla Regione che ha riformulato la convenzione per la terza volta. Nodo quest’ultimo sollevato da Cantone nell’intervista al Corriere del
Veneto: «Il partenariato pubblico privato da noi si sta rilevando un meccanismo a rischio».
VENEZIA L’Anac tiene i fari puntati sulla Pedemontana, tra pochi giorni il consiglio presieduto da Raffaele Cantone approverà la relazione istruttoria. I toni dovrebbero essere critici sull’aspetto del nuovo soccorso del capitale pubblico a sostengo dell’opera che si era impantanata tra stallo dei cantieri, espropri mai pagati e closing bancario in forse.
Per sbloccare la situazione, la Regione Veneto ha versato altri 300 milioni e riformulato la convenzione per la terza volta. Che è poi il problema sollevato da Cantone nell’intervista al Corriere del Veneto pubblicata domenica scorsa: «In generale, il partenariato pubblico privato che funziona negli altri paesi del mondo, da noi si sta rilevando un meccanismo a rischio – aveva avvertito - I project financing nascono come libri dei sogni spacciati come fattibili. Ma poi vengono riportati a terra dai fatti quando le opere vengono fatte partire e con l’alibi che non possono non essere concluse, si chiede al pubblico di intervenire cambiando le regole del gioco. Le casse pubbliche rischiano di avere un enorme esborso dall’accoglimento di progetti sbagliati». La Pedemontana nasce con la prima convenzione del 2009: il concessionario Sis avrebbe avuto un contributo in conto capitale di 245 milioni a carico dello Stato e al tempo la stima dei costi complessivi di costruzione era di 1,6 miliardi. Quattro anni dopo, quella che chiamavano «la strada dei privati» arrancava e così nel 2013 lo Stato aggiunse un nuovo contributo di 370 milioni. Finito il commissariamento da parte dell’ingegner Silvano Vernizzi, il 1° gennaio l’opera è passata dato Stato alla Regione e palazzo Balbi si era già preparato con una task force per affrontare il caso Pedemontana, i cui costi erano nel frattempo lievitati a 2,3 miliardi ed era ormai chiaro che le stime iniziali di traffico di 33mila veicoli al giorno paganti erano troppo ottimistiche.
Per ripartire con i cantieri e instradare la chiusura dei finanziamenti, l’unica è stata contrarre un mutuo da 300 milioni da girare a Sis, rifare le stime tornando ad un più realistico 27mila veicoli e rifare la convenzione. Totale del contributo pubblico: 914 milioni. Con la nuova convenzione, i pedaggi non li incassa Sis ma la Regione che paga un «affitto» al concessionario dal 20192020, anno dell’apertura, al 2059: se l’incasso sarà superiore ai 153 milioni l’anno del canone fissato, la differenza la terrà Palazzo Balbi; se inferiore, il pubblico dovrà rifondere la differenza. Nel cambio di convenzione, Sis ha perso i pedaggi e la Regione ha risparmiato 6,7 miliardi. Tutta la vicenda è stata comunicata dalla Regione all’Autorità Anticorruzione con aggiornamenti praticamente mensili. «Le comunicazioni e la collaborazione sono stati costanti e proficue», dice Marco Corsini, avvocato dello Stato nominato commissario sul nodo Pedemontana.
L’Anac aveva acceso un faro sulla superstrada e su mandato dei governatore Luca Zaia, l’autorità è stata aggiornata costantemente.
Firmata la convenzione, collocati i bond, adesso arriva la pronuncia dell’Anticorruzione. Non cambierà le carte in tavola, un giudizio critico sui 300 milioni rifusi dalla Regione: palazzo Balbi non torna indietro. Semmai, l’istruttoria si aggiungerà alla sfilza di guai della superstrada: il crollo della volta della galleria tra Castelgomberto e Malo con un operaio morto, il sequesto del cantiere, il ricorso al Tar di Salini-Impregilo, cordata sconfitta da Sis che contesta la nuova convenzione.