Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
AUTONOMIA QUALE COMUNITÀ?
L’importante è dare, anche avere, fiducia. Prospettive di autonomia, e pure di elezioni, politiche e ancora amministrative da qualche parte, in vista per il Veneto. Esercizi di democrazia, con di fronte la sfida di una identità difficile da determinare, e costruire, soprattutto se la si identifica in un segno, ed un sogno di comunione. Una domanda corre d’obbligo: anche in tema di autonomia, abbiamo ritrovato il coraggio di riconoscere e di accettare i nostri limiti, accanto alla consapevolezza delle nostre potenzialità? Vale per ogni singolo individuo, di più per la nostra comunità civile, così articolata, complessa, determinata ad accettare sfide ma debole nella semplicità e nella familiarità delle relazioni, specie personali, nel rispetto reciproco, nella pratica delle responsabilità sociali e civili. Il Veneto per secoli ha praticato, nel carattere di tanti suoi esponenti e rappresentanti, a tutti i livelli, la virtù dell’umiltà, pure quella della capacità di rivedere e ritornare sui propri passi, perfino quando si incamminavano su vie impraticabili. Altro obiettivo perseguito, e da riprendere, quello di una disincantata dignità, che sa di consapevolezza di sé e ricerca di un senso di comunità che si prefigga comunione. Più complicato a dirsi che a farsi. In fondo la domanda resta attuale: che società intendiamo promuovere? Quale progetto di uomo ci appassiona? Quale cultura economica, di solidarietà vogliamo proporre?
L’occupazione, la programmazione, la partecipazione quanto ci interessano? Abbiamo la consapevolezza e l’attenzione giusta ai reali problemi che la gente vive? Non credo siano interrogativi retorici. Per generare futuro, non da ultimi i politici, gli amministratori delle nostre città, potrebbero coniugare insieme almeno quattro verbi: 1) desiderare (evitando i fallimenti dei un desiderio che si avvita su se stesso, che diventa prepotenza: desiderio è attesa e speranza); 2) mettere al mondo nel senso di far essere, dar vita, favorire iniziative ed idee; 3) prendersi cura e favorire le competenze (la cura è paradigma di relazione con l’altro, è energia e novità); e infine 4) lasciar andare, prepararsi, allenarsi a passare, consapevolmente, il testimone. Una nuova prosperità per il Veneto, forse, passa proprio per questa ricerca di valori condivisi. E’ una scommessa da accettare. Che dono sarebbe, bastare a se stessi.