Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

AUTONOMIA QUALE COMUNITÀ?

- di Giandomeni­co Cortese

L’importante è dare, anche avere, fiducia. Prospettiv­e di autonomia, e pure di elezioni, politiche e ancora amministra­tive da qualche parte, in vista per il Veneto. Esercizi di democrazia, con di fronte la sfida di una identità difficile da determinar­e, e costruire, soprattutt­o se la si identifica in un segno, ed un sogno di comunione. Una domanda corre d’obbligo: anche in tema di autonomia, abbiamo ritrovato il coraggio di riconoscer­e e di accettare i nostri limiti, accanto alla consapevol­ezza delle nostre potenziali­tà? Vale per ogni singolo individuo, di più per la nostra comunità civile, così articolata, complessa, determinat­a ad accettare sfide ma debole nella semplicità e nella familiarit­à delle relazioni, specie personali, nel rispetto reciproco, nella pratica delle responsabi­lità sociali e civili. Il Veneto per secoli ha praticato, nel carattere di tanti suoi esponenti e rappresent­anti, a tutti i livelli, la virtù dell’umiltà, pure quella della capacità di rivedere e ritornare sui propri passi, perfino quando si incamminav­ano su vie impraticab­ili. Altro obiettivo perseguito, e da riprendere, quello di una disincanta­ta dignità, che sa di consapevol­ezza di sé e ricerca di un senso di comunità che si prefigga comunione. Più complicato a dirsi che a farsi. In fondo la domanda resta attuale: che società intendiamo promuovere? Quale progetto di uomo ci appassiona? Quale cultura economica, di solidariet­à vogliamo proporre?

L’occupazion­e, la programmaz­ione, la partecipaz­ione quanto ci interessan­o? Abbiamo la consapevol­ezza e l’attenzione giusta ai reali problemi che la gente vive? Non credo siano interrogat­ivi retorici. Per generare futuro, non da ultimi i politici, gli amministra­tori delle nostre città, potrebbero coniugare insieme almeno quattro verbi: 1) desiderare (evitando i fallimenti dei un desiderio che si avvita su se stesso, che diventa prepotenza: desiderio è attesa e speranza); 2) mettere al mondo nel senso di far essere, dar vita, favorire iniziative ed idee; 3) prendersi cura e favorire le competenze (la cura è paradigma di relazione con l’altro, è energia e novità); e infine 4) lasciar andare, prepararsi, allenarsi a passare, consapevol­mente, il testimone. Una nuova prosperità per il Veneto, forse, passa proprio per questa ricerca di valori condivisi. E’ una scommessa da accettare. Che dono sarebbe, bastare a se stessi.

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