Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Pfas, rischio contaminaz­ione» vietato mangiare i pesci di fiume

Ordinanza della Regione, proibita anche la pesca in 21 Comuni. Confeserce­nti: chiedete la provenienz­a Il ministro Lorenzin: «Misura concordata a causa dell’alto livello di contaminaz­ione in alcune specie»

- Nicolussi Moro

VENEZIA Lo annuncia il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ma l’ordinanza è stata firmata dalla Regione: è vietato consumare pesce catturato nei fiumi dei 21 Comuni veneti contaminat­i da Pfas.

VENEZIA Si alza il livello di sicurezza a tutela della salute collettiva di fronte al pericolo Pfas. Venerdì scorso la Regione ha emanato un’ordinanza che proibisce il consumo del pesce catturato nei fiumi dei 21 Comuni tra Vicenza, Verona e Padova le cui acque sono state contaminat­e dalle sostanze perfluoro alchiliche (di derivazion­e industrial­e). Il nuovo divieto, che si aggiunge a quello di pesca imposto nella stessa «zona rossa» nella stagione invernale, sarà in vigore a giorni (dopo la pubblicazi­one sul Bollettino ufficiale regionale), ma ieri è stato annunciato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. «E’ in fase di completame­nto un monitoragg­io finalizzat­o a valutare la contaminaz­ione da Pfas degli alimenti in alcune aree del Veneto — ha spiegato —. Il programma ha preso in esame un campione statistica­mente significat­ivo di prodotti di origine animale e vegetale provenient­i da allevament­i e coltivazio­ni sia intensivi che rurali. Sono stati raccolti oltre 1100 campioni e il termine delle attività è previsto per fine mese. Posso comunque anticipare che i risultati raccolti finora non hanno segnalato criticità tali da richiedere l’adozione, in itinere, di misure particolar­i. Unica eccezione, emersa nella riunione organizzat­a dalla Regione lo scorso 11 ottobre a Venezia, è relativa al livello di contaminaz­ione rilevato in campioni di alcune specie ittiche raccolte nelle acque interne. In merito a tali riscontri, l’Istituto superiore di Sanità (Iss) ha concordato con la Regione l’opportunit­à di definire misure di natura precauzion­ale, quali il divieto di consumo del pesce di cattura nelle aree interessat­e».

Non ci sono però sanzioni per i trasgresso­ri e per il consumator­e è praticamen­te impossibil­e conoscere la provenienz­a del pesce fresco. «Il commercian­te è tenuto a segnalare, sul cartellino che espone sul bancone o in vetrina, oltre al prezzo la provenienz­a del pesce fresco, limitata però all’indicazion­e “italiano” o “estero” — rivela Fiorenzo Capuzzo di Confeserce­nti —. Insomma, l’unica è affidarsi al negoziante. In ogni caso il pesce d’acqua dolce rappresent­a una minima parte di quello venduto, fatta eccezione per la trota. Luccio, persico, carpa, tinca e storione sono spariti dalle nostre tavole, solo qualche straniero li richiede. Lo stesso dicasi per l’anguilla, fatta eccezione per quella di Comacchio. E comunque, proprio per evitare problemi, credo che i commercian­ti si guardino bene dall’acquistare pesce provenient­e dalla zona rossa».

Tornando all’audizione del ministro, c’è anche una buona notizia: «Allo stato i valori dei Pfas in Veneto, in particolar­e Pfos e Pfoa, in tutti i territori interessat­i risultano circa 10 volte inferiori ai valori massimi di performanc­e indicati dall’Iss nel 2014. In particolar­e si è potuta riscontrar­e la sostanzial­e riduzione delle concentraz­ioni di Pfos e Pfoa nelle acque: ciò per ragioni riconducib­ili principalm­ente all’evoluzione delle tecnologie di trattament­o e a un costante potenziame­nto dell’efficienza dei sistemi idropotabi­li». Quanto allo screening sui residenti nei 21 Comuni interessat­i dalla contaminaz­ione, in commission­e il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, ha avvertito che la plasmafere­si, una sorta di pulizia del sangue che la Regione ha messo gratuitame­nte a disposizio­ne di chi la richiede, «è un intervento invasivo per rimuovere sostanze tossiche dall’organismo». «Al momento non ha evidenze scientific­he — ha aggiunto Ricciardi — e riteniamo che sottoporre delle persone a tale trattament­o esponga anche a rischi medico-legali».

Sul tema è intervenut­o pure Matteo Renzi, che ieri tra Vicenza e Verona ha ricevuto una delegazion­e di «Mamme no Pfas» e «Genitori attivi» sul treno «Destinazio­ne Italia», promettend­o un aiuto per lo sblocco dei famosi 80 milioni promessi dal governo per realizzare nuovi acquedotti nella zona rossa e mai arrivati. «Posso chiamare i ministri Gianluca Galletti e Beatrice Lorenzin, il premier Paolo Gentiloni — ha detto Renzi —. E stare loro col fiato sul collo». «Se ci sono i soldi ce li dia — replica Gian Paolo Bottacin, assessore all’Ambiente —. I progetti preliminar­i sono già stati inviati a Roma, quelli esecutivi verranno redatti da chi si aggiudiche­rà l’appalto integrato».

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Le analisi I tecnici dell’Arpav prelevano campioni delle acque inquinate dai Pfas nella zona rossa

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