Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Non trovo ingegneri, nuovi contratti a rischio» Il titolare di Came: «Formati, poi se vanno»

- di Gianni Favero

TREVISO Per lui lavorano cento ingegneri, ha curato il controllo degli accessi per eventi quali Expo 2015, molti fra i principali aeroporti o luoghi «sensibili» internazio­nali si affidano alle sue tecnologie. Però, se domattina arrivasse l’ordine per un nuovo progetto non saprebbe a chi farlo sviluppare se non sottraendo tecnici ad altre commesse.

È la situazione in cui si trova Paolo Menuzzo, fondatore e presidente di Came, gruppo di Dosson di Casier che ha avuto il merito, fra gli altri, di intuire in anticipo le necessità di sicurezza in ambito urbano moltiplica­te negli ultimi anni in seguito agli attentati terroristi­ci. «Abbiamo continuato ad assumere anche durante la crisi spiega – ma i ragazzi presi all’uscita dell’università in più di qualche caso, una volta formati, ci sono stati sottratti da aziende più piccole del nostro settore. In un certo senso ne sono orgoglioso perché significa che siamo una scuola oltre che una fabbrica. Ma nella sostanza è un danno. Perciò in questo momento mi trovo nelle condizioni di doverci pensare bene prima di accettare altri contratti».

Il fabbisogno di personale qualificat­o, va anche detto, può anche non avere una relazione diretta con il titolo di studio. «Non sono una laurea in ingegneria o un diploma da perito che fanno la differenza, le persone devono essere formate dentro l’azienda. E, non trattandos­i di pedine, occorre anche avere la fortuna di trovare uomini e donne disponibil­i a spostarsi di frequente perché una delle punte di diamante del nostro business è l’assistenza post vendita, il che significa andare sul posto e molto spesso affrontare viaggi lunghi».

Il caso della carenza di manodopera in precisi segmenti della manifattur­a, secondo il presidente di Confindust­ria Veneto, Matteo Zoppas, poteva forse essere previsto ma solo in minima parte. «Il vero valore di una persona in un’azienda comincia a esprimersi dopo tre o quattro anni dall’assunzione, le unità produttive non sono una somma aritmetica di dipendenti e l’esperienza maturata è fondamenta­le. Il fatto è che adesso il mercato è tornato positivo, questo fino a poco tempo fa non era scontato e l’investimen­to sul personale, che è un costo fisso, è avvenuto con il contagocce».

Quindi una via d’uscita è di cercarlo altrove, come sta cercando di fare una rete di tre imprese della zona di Cittadella attraverso uno schema di formazione e di tirocini. «Ormai siamo molto vicini alla definizion­e pratica - dice Nicola Sartore, direttore generale di Sariv, di Fontaniva – e contiamo di avere i primi trenta candidati per la prossima primavera». L’«arruolamen­to» è stato affidato all’agenzia per il lavoro Tempor nelle aree di Marche e Abruzzo e le imprese che si sono organizzat­e offriranno un tirocinio di tre mesi con vitto e alloggio in parallelo a una fase di formazione. «Da quando abbiamo lanciato l’idea le acque si sono mosse tantissimo, ci sono almeno altre due aziende che attendono solo il perfeziona­mento del meccanismo per potersi aggregare».

 Menuzzo Non basta una laurea: serve disponibil­ità a spostarsi di frequente

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