Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fatture false, una condanna e quattro rinvii a giudizio

Imprendito­ri nei guai

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ROSÀ Un anno e dieci mesi di carcere per aver emesso fatture false per operazioni in realtà inesistent­i, per un imponibile complessiv­o di 311.296 euro. È la condanna inflitta ieri dal giudice Barbara Maria Trenti a Franco Grandesso, imprendito­re di Rosà, 56 anni. Il gup ha allo stesso tempo disposto il rinvio a giudizio il prossimo 29 gennaio per reati analoghi e collegati per Quan Tessarollo, 35enne residente a Tezze sul Brenta, di Mauro Toffanello (48 anni, residente a Cittadella), di Mattia Lazzari (35 anni, residente a Tezze) e Andrea Fontana (32 anni, di Romano d’Ezzelino).

Secondo quanto riscontrat­o dal magistrato nel caso di Grandesso i reati sono stati commessi fra il 2012 e il 2015 tramite società diverse. In tutto, per il giudice è stata evasa un’Iva per circa 62mila euro. Il meccanismo funzionava così: l’impresa del bassanese emetteva le fatture, per operazioni fittizie, al fine di permettere alle aziende destinatar­ie di evadere le imposte dirette (tramite la riduzione dell’attivo complessiv­o) e allo stesso tempo di evade l’Iva. Secondo l’accusa, Grandesso nel 2012 e 2013 si è avvalso della ditta New Camb per 25 fatture fittizie. Nel 2014 il 56enne si è avvalso della ditta Grazza sas, sempre intestata a lui, per qualche altra decina di operazioni, passando poi nel 2015 ad impiegare la società «Dse in liquidazio­ne». (a.al.)

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