Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Rizzuto: «Noi parte lesa, tolleranza zero e pronte le sospension­i»

Il magnifico un anno fa aveva portato in Procura la segnalazio­ne di un imprendito­re

- di Alessandro Macciò

«A ccuse

pesanti, l’università è la parte lesa di questa vicenda». Il rettore Rosario Rizzuto (in foto) commenta sdegnato l’inchiesta che ha portato all’arresto del dirigente Ravazzolo e coinvolti alcuni dipendenti dell’ateneo. «L’università si costituirà parte civile. Pronti anche a sospendere i dipendenti infedeli».

PADOVA Tolleranza zero. Rosario Rizzuto non usa giri di parole: all’Università di Padova non c’è spazio per i disonesti. E se qualcuno ha sbagliato, l’Ateneo agirà di conseguenz­a. Il terremoto dell’inchiesta che ieri ha fatto tremare il Bo non ha colto di sorpresa il magnifico rettore, che ha affrontato la questione di petto e ha svelato anche la genesi della vicenda: poco più di un anno fa infatti era stato proprio Rizzuto a informare la Procura di quanto segnalato da un imprendito­re edile, che si lamentava per la sistematic­a esclusione della sua azienda dagli appalti. «In Ateneo c’è qualcuno che affida i lavori sempre alla stessa persona», aveva detto l’uomo riferendos­i a Ettore Ravazzolo, dirigente dell’area Edilizia e Sicurezza, e a Massimilia­no De Negri, i mpresario di Santa Margherita d’Adige. Coperti e sostenuti da cinque dipendenti di Ravazzolo e da un ricercator­e del Dipartimen­to di Ingegneria, almeno stando alla tesi dell’accusa.

Non è la prima volta che succede: se la legge sul «whistleblo­wing» (cioè sulla tutela delle «gole profonde») è stata approvata dalla Camera solo lunedì, il Bo aveva già introdotto questo strumento nel 2016 sulla base delle indicazion­i fornite dall’Autorità anticorruz­ione (Anac), proprio per incentivar­e i dipendenti a denunciare in forma anonima i fatti illeciti compiuti da colleghi e superiori. In questo caso la segnalazio­ne è partita dall’esterno, ma l’Università l’ha raccolta e ha deciso di andare fino in fondo: le indagini interne sul conto di Ravazzolo hanno rafforzato il sospetto e così Rizzuto ha trasmesso la denuncia al quarto

Scuttari Abbiamo già diviso le mansioni per migliorare i controlli 

piano del tribunale, dove l’ attività è partita in primavera. Oltretutto, la soffiata dell’ imprendito­re non è l’ unico segnale che solleva qualche dubbio sull’operato di Ravazzolo: il nome del dirigente ricorre più volte anche nel «Piano triennale per la prevenzion­e della corruzione e della trasparenz­a», elaborato dall’ex dg Emanuela Ometto e approvato dal cda di Ateneo nel dicembre 2016. Il documento, anche in questo caso, prendeva spunto dalle indicazion­i dell’Anac sull’analisi del rischio nella pubblica amministra­zione. E il risultato non era molto incoraggia­nte: nel 2016, infatti, molte procedure del Bo relative ad assunzioni e appalti si erano svolte senza controllo.

La maggior parte delle criticità riguardava l’area Approvvigi­onamenti, patrimonio e logistica, dove il controllo risultava «assente» anche di fronte a modalità di rischio «rilevante». Ma il discorso riguardava Ravazzolo: controllo «assente» (con rischio «trascurabi­le») nella definizion­e dell’oggetto di lavoro, servizi e forniture, così come nell’individuaz­ione dello strumento per l’affidament­o del servizio; controllo «assente» (con rischio «medio basso») anche nell’elaborazio­ne dei bandi di gara, nella scelta della modalità di affidament­o dei lavori e nella valutazion­e delle offerte per l’individuaz­ione del contraente. Insomma, in cinque processi dell’area Edilizia e sicurezza, il sistema di controllo interno che avrebbe abbattuto il rischio corruzione risultava assente. In seguito all’analisi due dirigenti hanno cambiato area, mentre Ravazzolo è rimasto al suo posto. Almeno fino a ieri, dato che Rizzuto è pronto a prendere provvedime­nti. Ieri mattina, dopo aver appreso la notizia, il rettore ha diramato una nota che non lascia spazio a equivoci: «Nessuna tolleranza per chi tradisce i valori dell’Ateneo — si legge —. Qualora il reato contestato venisse accertato ci troveremmo di fronte ad un doppio tradimento: verso la società, com’è sempre nei casi di corruzione, e verso l’Ateneo, che fa dell’onestà un imprescind­ibile valore fondante». Poi, nel primo pomeriggio, il rettore ha incontrato la stampa per ribadire il concetto. «Partiamo dalla presunzion­e di innocenza, ma le accuse sono terribili: siamo pronti a punire chi ha sbagliato con la sospension­e cautelativ­a e a costituirc­i parte civile per chiedere i danni, dato che la prima parte lesa siamo noi. Stiamo seguendo la vicenda con apprension­e e cercheremo di rafforzare il nostro presidio anticorruz­ione».

A tal proposito qualcosa è già cambiato: «Dopo la segnalazio­ne, abbiamo riorganizz­ato il settore dell’edilizia proprio per ridurre i rischi al minimo — conferma il dg Alberto Scuttari —. Abbiamo diversific­ato le competenze per migliorare la trasparenz­a e il controllo dei processi, abbiamo istituito una centrale unica di acquisto e abbiamo avviato una riorganizz­azione con lo strumento del job posting».

Rizzuto Non c’è spazio per i disonesti. Doppio tradimento di Ateneo e società

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 ??  ?? Palazzo del Bo La sede del rettorato dell’Università di Padova, scossa dall’inchiesta per corruzione, che ha sorpreso l’ex rettore Zaccaria e il vicesindac­o Lorenzoni, docente dell’Ateneo
Palazzo del Bo La sede del rettorato dell’Università di Padova, scossa dall’inchiesta per corruzione, che ha sorpreso l’ex rettore Zaccaria e il vicesindac­o Lorenzoni, docente dell’Ateneo
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