Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rizzuto: «Noi parte lesa, tolleranza zero e pronte le sospensioni»
Il magnifico un anno fa aveva portato in Procura la segnalazione di un imprenditore
«A ccuse
pesanti, l’università è la parte lesa di questa vicenda». Il rettore Rosario Rizzuto (in foto) commenta sdegnato l’inchiesta che ha portato all’arresto del dirigente Ravazzolo e coinvolti alcuni dipendenti dell’ateneo. «L’università si costituirà parte civile. Pronti anche a sospendere i dipendenti infedeli».
PADOVA Tolleranza zero. Rosario Rizzuto non usa giri di parole: all’Università di Padova non c’è spazio per i disonesti. E se qualcuno ha sbagliato, l’Ateneo agirà di conseguenza. Il terremoto dell’inchiesta che ieri ha fatto tremare il Bo non ha colto di sorpresa il magnifico rettore, che ha affrontato la questione di petto e ha svelato anche la genesi della vicenda: poco più di un anno fa infatti era stato proprio Rizzuto a informare la Procura di quanto segnalato da un imprenditore edile, che si lamentava per la sistematica esclusione della sua azienda dagli appalti. «In Ateneo c’è qualcuno che affida i lavori sempre alla stessa persona», aveva detto l’uomo riferendosi a Ettore Ravazzolo, dirigente dell’area Edilizia e Sicurezza, e a Massimiliano De Negri, i mpresario di Santa Margherita d’Adige. Coperti e sostenuti da cinque dipendenti di Ravazzolo e da un ricercatore del Dipartimento di Ingegneria, almeno stando alla tesi dell’accusa.
Non è la prima volta che succede: se la legge sul «whistleblowing» (cioè sulla tutela delle «gole profonde») è stata approvata dalla Camera solo lunedì, il Bo aveva già introdotto questo strumento nel 2016 sulla base delle indicazioni fornite dall’Autorità anticorruzione (Anac), proprio per incentivare i dipendenti a denunciare in forma anonima i fatti illeciti compiuti da colleghi e superiori. In questo caso la segnalazione è partita dall’esterno, ma l’Università l’ha raccolta e ha deciso di andare fino in fondo: le indagini interne sul conto di Ravazzolo hanno rafforzato il sospetto e così Rizzuto ha trasmesso la denuncia al quarto
Scuttari Abbiamo già diviso le mansioni per migliorare i controlli
piano del tribunale, dove l’ attività è partita in primavera. Oltretutto, la soffiata dell’ imprenditore non è l’ unico segnale che solleva qualche dubbio sull’operato di Ravazzolo: il nome del dirigente ricorre più volte anche nel «Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza», elaborato dall’ex dg Emanuela Ometto e approvato dal cda di Ateneo nel dicembre 2016. Il documento, anche in questo caso, prendeva spunto dalle indicazioni dell’Anac sull’analisi del rischio nella pubblica amministrazione. E il risultato non era molto incoraggiante: nel 2016, infatti, molte procedure del Bo relative ad assunzioni e appalti si erano svolte senza controllo.
La maggior parte delle criticità riguardava l’area Approvvigionamenti, patrimonio e logistica, dove il controllo risultava «assente» anche di fronte a modalità di rischio «rilevante». Ma il discorso riguardava Ravazzolo: controllo «assente» (con rischio «trascurabile») nella definizione dell’oggetto di lavoro, servizi e forniture, così come nell’individuazione dello strumento per l’affidamento del servizio; controllo «assente» (con rischio «medio basso») anche nell’elaborazione dei bandi di gara, nella scelta della modalità di affidamento dei lavori e nella valutazione delle offerte per l’individuazione del contraente. Insomma, in cinque processi dell’area Edilizia e sicurezza, il sistema di controllo interno che avrebbe abbattuto il rischio corruzione risultava assente. In seguito all’analisi due dirigenti hanno cambiato area, mentre Ravazzolo è rimasto al suo posto. Almeno fino a ieri, dato che Rizzuto è pronto a prendere provvedimenti. Ieri mattina, dopo aver appreso la notizia, il rettore ha diramato una nota che non lascia spazio a equivoci: «Nessuna tolleranza per chi tradisce i valori dell’Ateneo — si legge —. Qualora il reato contestato venisse accertato ci troveremmo di fronte ad un doppio tradimento: verso la società, com’è sempre nei casi di corruzione, e verso l’Ateneo, che fa dell’onestà un imprescindibile valore fondante». Poi, nel primo pomeriggio, il rettore ha incontrato la stampa per ribadire il concetto. «Partiamo dalla presunzione di innocenza, ma le accuse sono terribili: siamo pronti a punire chi ha sbagliato con la sospensione cautelativa e a costituirci parte civile per chiedere i danni, dato che la prima parte lesa siamo noi. Stiamo seguendo la vicenda con apprensione e cercheremo di rafforzare il nostro presidio anticorruzione».
A tal proposito qualcosa è già cambiato: «Dopo la segnalazione, abbiamo riorganizzato il settore dell’edilizia proprio per ridurre i rischi al minimo — conferma il dg Alberto Scuttari —. Abbiamo diversificato le competenze per migliorare la trasparenza e il controllo dei processi, abbiamo istituito una centrale unica di acquisto e abbiamo avviato una riorganizzazione con lo strumento del job posting».
Rizzuto Non c’è spazio per i disonesti. Doppio tradimento di Ateneo e società