Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Quelle cene d’affari con gli imprenditori
PADOVA Quello formato da Ettore Ravazzolo e Massimiliano De Negri, insieme agli altri impresari ammessi nel cerchio magico degli appalti decisi a tavolino, sembra essere un vero e proprio «comitato d’affari».
Così il giudice per le indagini preliminari Domenica Gambardella definisce il gruppetto che, secondo le accuse, si sarebbe spartito per almeno sei mesi (ma le indagini puntano a ricostruire anche le assegnazioni degli anni precedenti) gli appalti per le manutenzioni all’università.
Le cene tra Ravazzolo e De Negri, che data la gravità della misura cautelare applicata ha avuto un ruolo più incisivo rispetto agli altri impresari indagati a piede libero, erano il momento in cui i due decidevano come spartirsi le manutenzioni a palazzo Maldura, al dipartimento di Semeiotica, nell’aula informatica di via Belzoni e a Chimica. Il presunto «comitato d’affari», che si riuniva a pranzo o a cena, non sapeva che la polizia giudiziaria in ogni momento ascoltava le conversazioni dei convitati, i quali erano non solo Ravazzolo e De Negri, ma anche i piccoli impresari che, per lavorare con l’ente pubblico, pagavano una tangente. E la tangente non erano soldi, ma piccoli lavoretti a casa del dirigente: un muro in più in una stanza, uno in meno in un’altra, la ritinteggiatura, l’impianto elettrico, quello idraulico. La cifra è di tutto rispetto: 50mila euro nella dimora di Ravazzolo a Valdagno, e poche cose, 1500 euro, nell’appartamento in centro storico, affittato al manager pubblico da un avvocato padovano. Eppure lo stipendio da dirigente di Ravazzolo, dai 90mila ai 110 mila euro lordi l’anno, gli avrebbero ben consentito di fare i lavori in casa, magari diluendoli nel tempo, ma senza ricorrere alla (presunta) corruzione. E invece questa vicenda, che non si è ancora conclusa e che potrebbe svelare anche altri favori ben più consistenti, dimostrerebbe come ancora una volta i dirigenti pubblici siano in grado di sporcarsi la reputazione e la fedina penale per una contropartita di poco conto.
La leva su cui puntare è sempre il bisogno di lavoro del piccolo impresario soffocato dalla crisi, che deve lavorare e deve essere pagato subito, in fretta. Anche questo Ravazzolo sarebbe riuscito ad assicurare: pagamenti rapidi. Un miraggio per gli imprenditori che lavorano per lo Stato, che in molte occasioni si è dimostrato un cattivo pagatore.