Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ex Popolari, integrazione del personale ok
Accordo sindacati-Intesa: stipendi salvi fino ai quadri, rimborsi per i pendolari, precari assunti, lavoro da casa
Sec Servizi e Immobiliare Stampa, nessuna garanzia per i dipendenti
VENEZIA Stipendi invariati per il 95 per cento circa dei lavoratori, miglioramenti a pensione integrativa e assistenza sanitaria, limiti alla mobilità territoriale. Nessuna garanzia per i posti di lavoro nelle società «Sec Servizi» (informatica) e «Immobiliare Stampa». Accordo fatto per l’integrazione dei circa 8.300 dipendenti complessivi (la gran maggioranza in regione) delle due ex Popolari venete, Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) e Veneto Banca (Vb) di Montebelluna, nel nuovo gruppo proprietario, Intesa Sanpaolo (Isp), il più grande istituto di credito italiano e uno dei maggiori d’Europa. Il punto d’incontro ieri dopo una lunga trattativa a Milano tra i sindacati (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin, Ugl e Sinfub) e il management.
Così si chiude l’ultima partita del salvataggio delle due ex potenze bancarie venete. Prima si era sfrondato, con l’accordo su circa mille dipendenti complessivi di Vicenza e Montebelluna accompagnati in pensione (seguito dall’intesa su altri 3.000 di Intesa), ora si danno certezze e prospettive a lavoratori sfiancati da anni di timori e stress per la crisi dei due istituti. Arrivando con più serenità al «ponte» dell’Immacolata, dall’8 dicembre, quando ci sarà la definitiva migrazione delle due ex Popolari venete nel sistema informatico di Intesa.
In primis tutelate le busta-paga dei lavoratori, spesso già penalizzati come azionisti: dall’ultimo degli impiegati ai quadri direttivi di 3° e 4° livello (rispettivamente salari da 70 mila e 80 mila euro annui) nessun taglio come invece voleva l’azienda. Salvaguardati pure eventuali emolumenti aggiuntivi individuali, con l’applicazione del contratto integrativo di Intesa dall’1 gennaio 2018 (prorogato fino a giugno prossimo), data da cui i lavoratori delle ex Popolari venete potranno aderire al fondo pensione del gruppo, con un contributo aziendale che a metà 2021 arriverà al 3,5 per cento, più di prima in Bpvi e Vb. Dall’anno successivo potranno usufruire del fondo sanitario, rimarranno le provvidenze (2.300 euro annui) per i figli (fino ai 26 anni) o coniugi disabili e le borse di studio.
Ottenuta l’assunzione a tempo indeterminato dei circa 250 precari delle due ex Popolari (ma a contratto d’inserimento, con salario ridotto del 20% per due anni) e la conferma dei part-time fino al 31 marzo prossimo, con l’impegno aziendale a confermarli.
Ampio e delicato il tema-mobilità, a causa della chiusura delle due direzioni generali a Vicenza e Montebelluna, di molte filiali e centinaia di sportelli. Su pressing sindacale, per limitare gli spostamenti di personale, Intesa s’è impe- gnata a conferire lavorazioni e ad aprire sedi delle filiali online nelle zone con più alta concentrazione di dipendenti rimasti senza ufficio.
Se poi trasloco lavorativo sarà, fino a 90 chilometri giornalieri (180 col ritorno) il consenso del lavoratore non è richiesto, ma scattano rimborsi-spese al chilometro da 50 centesimi di euro fino a 0,85 a seconda della lontananza. E per i pendolari, oltre al part-time, possibilità di «smart working», il lavoro da casa.
«Un accordo inclusivo, dal gran valore sociale» commenta Massimiliano Paglini, segretario provinciale di Treviso-Belluno della First-Cisl.
Però dubbi restano su «Sec Servizi» e «Immobiliare Stampa». «Sulla prima, società informatica partecipata anche da altre banche con sede a Padova e circa 250 dipendenti — spiega Helga Boscato (Fabi) — pur essendo dentro il nuovo gruppo, l’azienda non ha dato garanzie occupazionali. E il pericolo per i posti di lavoro è reale, considerando che Intesa ha una società doppione. Ancora peggio per la trentina di dipendenti della seconda società che si occupa della gestione degli immobili di Bpvi e che è rimasta nella “bad bank” delle ex Popolari venete. Per Intesa non è cosa sua».
Le ombre