Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«La nostra storia è quella del Paese»
L’Azione Cattolica celebra i suoi primi centocinquanta anni di vita La più antica organizzazione laicale italiana ha sempre scandito il passo dei tempi senza mai rinnegare i suoi valori e la sua tradizione
Fedeltà è cambiamento: il tema del settimo Festival della Dottrina Sociale offre una chiave interpretativa particolarmente efficace per leggere la lunga storia dell’Azione Cattolica Italiana, che celebra proprio quest’anno il suo centocinquantesimo anno di vita. Lungo tutto l’arco del suo cammino, infatti, la più antica aggregazione laicale ha sempre saputo attraversare i cambiamenti che ne hanno scandito il passo rimanendo fedele a se stessa, o, più propriamente, ha sempre saputo dare vita a un continuo processo di cambiamento volutamente cercato per rimanere fedele alla propria natura e alla propria missione dentro contesti ecclesiali, sociali, culturali e politici a loro volta, inevitabilmente, in continuo cambiamento.
Se in centocinquanta anni l’AC ha cambiato più volte forme, regole, modalità organizzative e percorsi di preparazione dei propri aderenti, così come modalità e accenti della propria azione pubblica, tuttavia, quello che non ha mai voluto cambiare è il proprio essere associazione. Il suo essere, cioè, tessuto solido e coinvolgente di relazioni buone tra le persone e i gruppi, spazio libero e regolato di assunzione comune della responsabilità, struttura organizzata capace di generare condivisione di idee ed energie, di formare alla corresponsabilità, di promuovere solidarietà. E di generare altro tessuto buono, altre associazioni capaci di abitare e animare i diversi ambiti della vita, come le associazioni sorte nell’alveo della sua vicenda e poi divenute autonome, alcune delle quali, non a caso, coinvolte nella riflessione del workshop.
Si può dire che è proprio grazie al suo essere associazione, infatti, che l’Azione Cattolica ha concorso in maniera determinante a «fare la storia» del nostro Paese. E non solo dal punto di vista di quegli snodi cruciali che hanno visto eminenti figure di uomini e donne di AC ricoprire ruoli fondamentali nelle massime istituzioni politiche, sociali e culturali del nostro Paese, oltre che in quelle ecclesiali. Ancor più che ai «vertici», nei suoi centocinquant’anni di esistenza l’Azione Cattolica ha segnato la vita del nostro Paese soprattutto in profondità, attraverso una costante azione condotta sul «fondale», per così dire, della cultura nazionale, della vita concreta delle persone e delle famiglie, dei territori che compongono la nostra società. Un esercizio di responsabilità radicato nel fatto di essere associazione, scuola e palestra di corresponsabilità, occasione continua di confronto e dialogo, di ricerca condivisa del bene, di rinuncia all’interesse di parte a favore di quello generale, di partecipazione convinta alla costruzione di una trama sana di relazioni.
Fu proprio questa l’intuizione alla base del sorgere, centocinquanta anni fa, della Società della Gioventù Cattolica Italiana. Fin dalle sue origini, la «ragione sociale» dell’associazione fu quella di un impegno condiviso dei propri aderenti, chiamati ad assumere pubblicamente e collettivamente le proprie responsabilità. Un’intuizione che venne confermata e costantemente approfondita nel corso del tempo e che assunse ancora più valore ed efficacia quando la partecipazione alla vita associativa si allargò progressivamente agli strati popolari del cattolicesimo italiano, nel solco dei processi di massificazione della nostra società.
La storia ce lo racconta, particolarmente qui in terra veneta: basti pensare alla fittissima rete di iniziative sociali, organi di collegamento e giornali, ma anche casse rurali, istituti di credito, cooperative create tra Otto e Novecento. Oppure alla formazione di intere generazioni alla passione per l’impegno politico e culturale, alla dedizione professionale come strada per concorrere a edificare una società migliore, alla assunzione condivisa della responsabilità nei confronti della propria terra, della vita delle persone e delle famiglie che vivono in essa e dell’esistenza di chi vive distante ma nutre gli stessi desideri di pace, di giustizia, di libertà. Presidente Azione Cattolica