Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«La virgola elettrica» Corpi e tecnologia alla fondazione V-A-C
«The electric comma» è «la virgola, un segno invisibile e automatico, capace tuttavia di costruire la frase, le dà un senso, oltre che ritmo». Così Katerina Chuchalina e Pete Belkin descrivono il titolo della mostra della VA-C Foundation (assieme alla fondazione Kadist) che da oggi fino al 31 marzo 2018 apre al pubblico al Palazzo delle Zattere a Venezia. Non a caso il primo lavoro che si incontra è di Alighiero e Boetti, I sei sensi, con le virgole bianche perdute in un cielo di tasselli azzurri. Di fronte, sullo schermo di Shannon Ebner (che dà il titolo all’intera esposizione) la virgola non è più un segno ma una vera parola tra le parole. Il linguaggio sembra un organismo vivente, in cui voce, gesti, algoritmi e banche dati sono un tutt’uno. Il plusvalore perturbante è il vapore che esce da un processore surriscaldato mentre smina i bitcoin e il collettivo Urban Fauna Lab lo fa condensare in un box di vetro. Abbiamo un problema col tempo: ce lo ricordano i marchingegni di Piero Golia. Abbiamo un problema con la memoria: scompaiono gli archivi impolverati di carta ritratti struggenti da Deyanita Singh.Abbiamo un problema con la realtà: è il bicchiere che si confonde dentro un enorme specchio e non si sa quale dei due sia rotto, come ci ricorda Nicolas Consuegra. Quello che ci rimane è un colossale corpo a corpo con le macchine, come la danza messa in scena da Daria Martin in un laboratorio di intelligenza artificiale.