Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Tensioni dentro, battute fuori Tra Zaia e Bressa duello continuo

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Volti tesi (e qualche smorfia) nelle foto scattate durante il vertice. Gran sorrisi (e perfino un mezzo abbraccio) all’uscita, mentre cameraman e fotografi si spintonava­no per riuscire ad immortalar­e la fatidica stretta di mano. In molti attendevan­o di vedere come sarebbe finito il primo «match» tra Luca Zaia e Gianclaudi­o Bressa, acerrimi duellanti che da mesi se le suonano a mezzo stampa sull’autonomia. Partiamo dalla fine, quando il governator­e ha salutato il sottosegre­tario così: «Visto che Bressa si fa un vanto d’essere il padre dell’articolo 116 della Costituzio­ne, penso mi dovrebbe ringraziar­e perché sono stato io a permetterg­li di applicarlo per la prima volta dopo 16 anni». E Bressa ha sorriso: «Beh, diciamo che se vuol essere una battuta, giusto per iniziare, può anche andare».

Non è stato, questo, l’unico momento in cui i due hanno incrociato metaforica­mente le lame, nel corso dell’incontro che si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo del professor Carlo Buratti, economista del Bo scelto da Zaia per accompagna­rlo nella complessa trattativa, morto improvvisa­mente la scorsa settimana.

Il governator­e, che ha donato al sottosegre­tario una versione a colori della famigerato progetto di legge statale 43 che il Veneto vorrebbe fosse la base della trattativa, ha subito incalzato il dirimpetta­io: «Qua dobbiamo fare in fretta». Bressa: «Non devi dirlo a me, sono io che ho convocato subito questo tavolo». «Perché sei veneto». «Veramente vivo Bolzano». «Beh, nessuno è perfetto».

Il sottosegre­tario ha poi teso un mano: «Troverei spiacevole chiudere l’intesa con la Lombardia e l’Emilia Romagna e non con il Veneto. Dopo di voi molte altre Regioni si sono messe in coda (dalla Campania alla Liguria, ndr.) ma abbiamo dovuto dir loro di no, perché ormai sono fuori tempo massimo». E Zaia ha subito rilanciato: «Credo che il fallimento di questa trattativa sarebbe un fallimento per voi e per noi. Non vogliamo fare i primi della classe, chiediamo però di chiudere entro gennaio un accordo che sia vincolante per chiunque arriverà dopo il Governo Gentiloni, perché sia chiaro, noi non faremo sconti a nessuno».

Le buone intenzioni, insomma, ci sono.

Certo andrà colmata la distanza sulle due questioni chiave, le 23 competenze e i 9/10 delle tasse, che resta e su cui nessuno dei due, ieri, ha voluto fare eclatanti passi indietro, preferendo tenere il punto. Almeno fino al prossimo match.

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Palazzo Cornaro (Roma) sede del Dipartimen­to Affari Regionali e Autonomie

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