Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Basta penalizzare gli atenei virtuosi» La battaglia autonomista del rettore
Rizzuto (Università di Padova) si appella al ministro dell’Istruzione: servono più fondi
PADOVA C’è l’autonomia politica del Veneto, oggetto di trattativa col governo dopo il referendum del 22 ottobre. E c’è quella accademica delle sue università, che reclamano più spazi di manovra proprio come la Regione. Almeno a Padova, dove ieri la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha inaugurato l’Anno dei diritti umani nel corso di una cerimonia organizzata dal Centro Diritti Umani «Antonio Papisca».
Prima di entrare nell’aula magna di Palazzo Bo, la ministra ha incontrato il rettore Rosario Rizzuto. E la discussione non si è fermata ai convenevoli, con il padrone di casa che ha colto l’occasione per chiedere una revisione dei criteri di premialità. Per l’Ateneo patavino l’ultima doccia fredda risale allo scorso settembre, quando il Miur ha comunicato la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) alle 57 università statali. Dopo il secondo primato consecutivo nella Valutazione della qualità della ricerca (Vqr), il Bo si aspettava almeno un incremento. In effetti la quota premiale è salita da 71,2 milioni a 72,6, ma quella complessiva è scesa da 276,9 milioni a 275,5 per effetto di un nuovo meccanismo: a parità di progresso, in pratica, il Miur assegna un coefficiente aggiuntivo del 20% agli atenei del Sud e del 10% a quelli del Centro.
Il Cda di Ateneo aveva espresso «forte delusione» per la «riduzione significativa» che aveva colpito non solo il Bo, ma anche «le Università venete e alcuni altri grandi atenei italiani che in questi anni hanno evidenziato un precorso di crescita e di qualità».
«Stupisce e delude – aveva detto Rizzuto a settembre - che impegno e successo nella ricerca scientifica, nel reclutamento dei giovani, nelle politiche di internazionalizzazione, nella tutela della qualità didattica e del diritto allo studio per i nostri studenti siano accompagnati da un’importante riduzione del finanziamento alla nostra Università. Non è un bel segnale per una comunità accademica che ha profuso su questi temi il massimo impegno, ottenendo risultati riconosciuti di grandissimo valore».
La ripartizione dei fondi oltretutto non è l’unica distorsione del sistema. L’associazione Medici specializzandi di Padova (Mespad), ad esempio, ha appena spedito una lettera a Rizzuto sul concorso per l’accesso alle scuole di specialità: da una parte i candidati padovani si congratulano per la «brillante organizzazione» del test, dall’altra denunciano che in alcuni atenei «la situazione è stata diametralmente opposta» e si poteva copiare indisturbati. Insomma, la misura è colma. E ieri Rizzuto non l’ha nascosto.
«La ministra sa che abbiamo storto il naso - spiega il rettore - ma ci ha rassicurati e ha condiviso il nostro punto di vista. L’Ffo deve dipendere dalla pagella data agli atenei, su questo non possono e non devono esserci scivolamenti; se ci sono atenei in difficoltà, si deve fare un progetto mirato su questo senza penalizzare i più virtuosi. Noi abbiamo subito un taglio del 5% su una quota che ci permette di pianificare il futuro: gran parte dell’Ffo è bloccato per spese fisse che non possiamo ridurre come stipendi, luce, acqua e gas, le scelte dipendono dalla quota marginale e se questa subisce un taglio si sente eccome».
Come il Veneto, insomma, anche il Bo chiede meno vincoli: «Sull’autonomia occorre fare dei passi avanti – spiega Rizzuto -. Vogliamo più libertà di azione e poi siamo pronti ad accettare una valutazione rigorosa dei risultati, con l’applicazione di un concetto molto semplice: ti taglio i finanziamenti solo se hai potuto scegliere e non hai ottenuto i risultati».
Rizzuto/1 La ministra sa che abbiamo storto il naso Rizzuto/2 Più libertà di azione, per chi porta risultati