Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il sindaco: «Le Primarie? Sistema imperfetto Vince chi è organizzato»
«Dalla Rosa pensi all’unità o finiamo tutti male»
Alla fine ha vinto il partito. Vai a dire tu che la gente è stanca, che non vota più, che cerca il diverso. Poi guardi i numeri delle Primarie del centrosinistra a Vicenza e ti trovi più di seimila vicentini che hanno votato per decidere il candidato sindaco e pure che cinquemila e passa elettori hanno espresso il desiderio di vedere tornare a Palazzo Trissino un uomo del Partito Democratico. Se la sono giocata fino all’ultimo minuto Otello Dalla Rosa, il manager dem, e Giacomo Possamai che ha sfiorato il colpo per 38 voti, lui che i maggiorenti del partito vedono come il mediatore fra la politica e l’amministrazione malgrado la giovane età (ha 27 anni). «Innanzitutto sottolineiamo che sono state Primarie vere - commenta Stefano Fracasso, già sindaco di Arzignano e oggi capogruppo Pd in consiglio regionale - Queste elezioni hanno mobilitato l’elettorato di centrosinistra in maniera così massiccia che il pensiero va alla sfida Bersani- Renzi. È stata una competizione vera che si è chiusa con un risultato che alla fine per il Pd è un pareggio. Possamai ha messo la sua carica di novità, Dalla Rosa l’esperienza». Ne è convinta anche Alessandra Moretti, che di Vicenza è stata il vicesindaco e che oggi è consigliere dem in quella Regione che tentò di conquistare da presidente sfidando ( e perdendo) il ricandidato Luca Zaia, sostenitrice di Possamai. «È stata una gara vera, combattuta fino alla fine e molto partecipata e il risultato lo sottolinea - precisa Moretti Alla fine sono due figure vicentine vincenti, due veri protagonisti della politica cittadina sostenuti non solo dai dirigenti Pd ma anche dai giovani del partito». E pure la parlamentare Pd Daniela Sbrollini ne è convinta: «Se c’è democrazia vera, se la gente si sente coinvolta, la gente risponde e questo va sottolineato». Ma dalla parlamentare arriva un monito: «Bisogna riflettere su un fatto - precisa Sbrollini che ha sostenuto Possamai - che dei tre profili ha vinto chi ha impostato tutta la campagna elettorale sulla discontinuità dall’amministrazione uscente, che ha raccolto il malcontento. E questo deve essere elemento chiaro nell’impostare la prossima campagna elettorale».
La pensa diversamente il sindaco di Vicenza Achille Variati, uomo forte del Pd veneto, che riflette sull’esito del voto dopo che anche il riconteggio dà vicente Dalla Rosa e ribadisce la secca sconfitta di Jacopo Bulgarini d’Elci, il vicesindaco e assessore alla Crescita, l’unico senza tessere di partito in tasca, sostenuto dall’associazione «Vicenza domani» e pubblicamente da Variati stesso (fermo a 923 voti).
Sindaco, come legge il risultato del suo vicesindaco?
«Le primarie sono uno strumento molto bello per scegliere gli organi uninominali come il sindaco, ma sono ancora un meccanismo imperfetto. Sono considerate un affare di partito e quindi a votare va chi è iscritto. Difficilmente il cittadino va a dire la sua in occasioni come queste. Chi vince allora? Il più bravo o il più organizzato? Ce la fa chi è del partito».
Lei ha sostenuto Bulgarini d’Elci e detto che lo rifarebbe ancora.
«L’ho sostenuto, e lo rifarei, perché sono convinto che abbia le caratteristiche giuste: è uomo colto, ha grande intelligenza e ha pure un’esperienza amministrativa piuttosto lunga, quasi dieci anni. Non dimentichiamo che era il mio collaboratore più stretto cinque anni fa, prima di diventare vicesindaco».
Ha però vinto chi ha parlato di discontinuità con la sua amministrazione.
«Dalla Rosa ha parlato di discontinuità da me anche per farsi largo tra gli altri due, che sono miei collaboratori diretti. Non dimentichiamo che Possamai era capogruppo Pd in Consiglio. Ma non dimentichiamo nemmeno che io avevo scelto proprio Dalla Rosa come amministratore di Aim Energy».
Non crede possibile che il Partito Democratico le abbia presentato qualche conto da saldare?
«Quando ho vinto le elezioni nel 2008 il partito era debole, sfiancato da dieci anni di opposizione in consiglio comunale. Ora è il primo partito della città. E comunque io sono un tipo strano, non è così facile intrupparmi. Quindi si va avanti».
E adesso?
«Adesso quello che conta è l’unità. Dalla Rosa faccia un passo indietro e lavori assieme a tutti noi per portare avanti il progetto di città che coinvolga tutta la coalizione anche perché altrimenti rischiamo tutti di farci davvero male, molto male, e di perdere il governo della città».
Parliamo del fondo immobiliare da 51 milioni di euro che prevede la vendita di palazzi per cambiare volto a Vicenza (un albergo in lusso in piazza Biade, un parcheggio a Santa Corona dove c’era il tribunale, residenze e uffici...)
«Sto ancora facendo delle valutazioni tecniche».
Ma lei ha affermato che serve l’unità della maggioranza e soprattutto che il candidato sindaco della coalizione sia d’accordo, e Dalla Rosa non lo è, non con questo piano preciso almeno.
«Ora farò un bel colloquio con Dalla Rosa e se riterrà che, anche dopo le mie valutazioni di carattere tecnico, questo piano deve attendere la prossima amministrazione comunale attenderemo. C’è un piccolo particolare però».
Quale?
«Che chi si è detto disposto a mettere 51 milioni di euro su Vicenza, dopo non lo sarà più»
Ora parlerò con Dalla Rosa del fondo immobiliare Se non lo vuole lo fermo ma si perdono milioni