Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pedemontana, nel 2019 pronto il primo tratto «Cantieri avanti tutta l’Europa si fida di noi» Bond (e miliardi) in cassa, costruttori in festa Dogliani: «Ho pianto». La road map e i nodi
SARCEDO (VICENZA) «Quando si è chiuso il bond e abbiamo brindato non ho potuto trattenermi: ho pianto. Davanti a tutti. È stato liberatorio». Matterino Dogliani, amministratore delegato della Superstrada Pedemontana Veneta prende il microfono e lo dice così, davanti a oltre mille operai, un mare di giubbetti arancio fluo riuniti per festeggiare Santa Barbara, patrona degli «stradini» e dei minatori ma soprattutto per festeggiare i soldi che consentiranno, dal primo gennaio, di andare finalmente a regime con i cantieri.
Per lui, il geometra Dogliani, gli applausi più scroscianti, liberatori, appunto. Con il bond da 1,5 miliardi chiuso nei giorni scorsi da Jp Morgan, i 94,5 km di superstrada a 4 corsie fra Vicenza e Treviso sono finanziati per intero e i cantieri procederanno spediti. Al punto che il primo tratto, sei chilometri fra l’innesto con l’A31 e Breganze, aprirà già a settembre 2019. Lo dice il direttore dei cantieri della Pedemontana, l’ingegner Giovanni D’Agostino: «Siamo qui, all’interno della galleria Ca’ Fusa a Sarcedo perché con i suoi 650 metri e le tratte di 6 km completamente ultimate collega già, di fatto, lo svincolo della Valdastico a Breganze: entro il 2019 tutti i tratti esterni, tranne la galleria di Malo per i noti problemi (il crollo della volta di Castelgomberto e Malo appunto ndr), saranno pronti. Insomma, entro il 2019 si potrà andare da Ca’ Fusa a Treviso lungo la Pedemontana. Certo, noi consegniamo l’opera alla Regione che poi deciderà». Ecco, qui il commissario straordinario Marco Corsini specifica: «Se e quando si dovrà aprire un tratto dipende dalla scelta della politica supportata da valutazioni sui flussi di traffico, i canoni e sugli accordi con le altre concessionarie autostradali». Già, la politica veneta, «salvata» da un appassionato intervento del presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, unico rappresentante: «La finanza europea che ha tanti dubbi sull’Italia si fida del Veneto e finanzia la Pedemontana». Non è passata inosservata l’assenza sia del governatore Luca Zaia che dell’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti. Al gran completo, invece, la struttura tecnica regionale che oltre a Corsini vedeva in prima linea anche Ilaria Bramezza, segretario regionale alla programmazione e l’ingegner Elisabetta Pellegrini che ha ammonito: «Bene l’entusiasmo di questi giorni ma di difficoltà tecniche, amministrative e legali, ne incontreremo tante. Sono fisiologiche per un cantiere di questa importanza e dimensione. Insieme le risolveremo». Sullo sfondo resta il ricorso della Salini-Impregilo contro la Regione per le sostanziali modifiche alla concessione. Claudio Dogliani lo definisce «privo di fondamento». Oggi, per altro, il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi su di un altro ricorso che vede contrapposte frontalmente Salini-Impregilo e Sis, quello sulla Roma-Latina. La parola d’ordine è accelerazione. E i progressi, in un cantiere
monstrum come quello della Pedemontana, si misurano in milioni spesi al mese. Fin qui i costruttori hanno viaggiato a 25-30 milioni al mese quando andava bene, dal primo gennaio 2018 (si attende che passino le festività), i mille operai in cantiere puntano a realizzare 50 milioni di opere al mese. Come da contratto.
L’impatto, ieri, della marea umana che ha affollato la galleria artificiale già illuminata da lunghissime fasce di led, tra due ali di bilici infilati l’un dietro l’altro e delle benne disposte a ricreare una sorta di arco trionfale laico, era di sicuro effetto. E lo spagnolo della Sacyr Construcción si armonizzava perfettamente al vicentino, meno alle asperità dei pochi piemontesi e al meticciato di accenti del sud parlati da tanti lavoratori della Pede-
Matterino Dogliani È stata durissima, al punto che quando il bond si è chiuso ho pianto. È stato un bond sofferto e contrastato ma alla fine abbiamo vinto. Anzi, questa è una vittoria del sistema Veneto
montana. La messa per Santa Barbara è stata ospitata dalla galleria di cemento armato nuova di zecca con tanto di maxi schermo, un coro con flautista e un tappeto violetto composto da una distesa di ciclamini. A messa finita, il pranzo nell’altra metà della galleria. Solo i bagni chimici riportavano alla realtà di cantiere. L’allestimento era quello di un evento di gala, a perdita d’occhio tavoli rotondi, tovagliato candido, centrotavola e soprattutto un menu curato da Tino Vettorello, lo chef dei divi di Hollywood, quello, per capirci, che ha potuto battezzare un suo piatto «Rombo alla Clooney».
I Dogliani non hanno badato a spese, c’era da festeggiare come ha ribadito Matterino: «A Santa Barbara si tirano le
somme e quest’anno di bilanci ce ne sono da fare. C’è da festeggiare e ringrazio Domenico (Dogliani, presidente della società strumentale Pedemontana ndr)che ha sofferto molto in questo periodo insieme a me. Siamo qui per festeggiare la chiusura di un bond sofferto, contrastato. Ringrazio mio nipote Claudio che ha dedicato tre anni di lavoro veramente duro senza mai scoraggiarsi fino alla meta». L’elenco dei «combattenti Dogliani» della battaglia «senza aiuti» come l’ha definita Claudio, direttore di Sis, è lungo e include anche Francesco, figlio di Matterino, che ha seguito da Londra la genesi del bond. Resta stretto il riserbo sui nomi degli investitori. «Possiamo dire che un terzo di loro è italiano - dice Claudio Dogliani - e sono assicurazioni, fondi di investimento e pensionistici». L’unico nome che filtra è, per la tranche mezzanine, quello del Fondo Marguerite, un fondo chiuso di investimento lussemburghese cui partecipa anche Cassa Depositi e Prestiti che aveva già contribuito all’opera con i 300 milioni girati poi dalla Regione.
Gli altri numeri, quelli di ghiaia, cemento, acciaio e polvere, li dà D’Agostino: 4 corsie su quasi 95 km, 36 comuni coinvolti, 16 caselli, connessioni con A4, A31 e A27 e opere realizzate pari al 35% per 800 milioni «in linea col cronoprogramma. Finiremo a settembre 2020, ora è una certezza. Lavoreranno 1300 fra operai diretti e indiretti.
Roberto Ciambetti La finanza europea che ha tanti dubbi sull’Italia, con il bond della Pedemontana dimostra di fidarsi del Veneto. Investe, così, nelle imprese e nelle maestranze dei cantieri