Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IL PROF CALÒ «SCANDALO» CRISTIANO

- Vittorio Filippi

L’ormai (noto) caso del professor Antonio Silvio Calò – aggiornato recentemen­te dalla decisione di vivere con la moglie in canonica assieme al parroco nell’hinterland trevigiano lasciando vivere nella sua casa i suoi figli e i sei profughi a suo tempo accolti – ha assunto non solo ampi echi mediatici, ma anche caratteris­tiche scandalose. Intendiamo­ci, scandalose nel più fedele etimo greco della parola: scandalo come ostacolo, inciampo. Ostacolo al diffuso modo di vedere l’immigrazio­ne, nei cui confronti monta insofferen­za se non rancore (il sentimento che caratteriz­za la società italiana oggi, dice il Censis). Per cui fa scandalo chi non se la cava con lo slogan «politicame­nte corretto» dell’«aiutiamoli a casa loro» (più facile a dirsi che a farsi, come per tutti gli slogan), ma chi li aiuta a casa propria. Letteralme­nte.

Come fa scandalo il fatto di condivider­e la quotidiani­tà della propria scelta coniugale con un parroco: un inedito ostacolo mentale per la nostra tradiziona­le visione cattolica che vede il prete solo da un lato (confondend­o celibato ecclesiast­ico con solitudine) e vita di famiglia dall’altro. Come se matrimonio e ordine sacro fossero due sacramenti impermeabi­li e lontani.

Naturalmen­te si può pensare tutto ciò che si vuole delle scelte – peraltro privatissi­me – del professor Calò e famiglia. Tuttavia non è vietato rintraccia­re in tali scelte radicali (le scelte radicali sono una categoria oggi culturalme­nte incomprens­ibile o vista con sospetto) una caratteris­tica per così dire profetica.

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