Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Medico accusato di assenteismo Scagionato: «Trappola di un corvo»
Esce a testa alta dall’inchiesta per truffa ai danni dell’Usl il vicentino Sandro Bordin, ex primario dell’ospedale di Venezia: «Negli anni 17 lettere anonime contro di me»
VENEZIA Per quattro anni ha vissuto con il marchio dell’ «assenteista». Quell’inchiesta per truffa ai danni dell’Usl veneziana, finita sui giornali, gli aveva «fatto male», come ricorda lui stesso oggi. Anche nel portafoglio, visto che in automatico era stato aperto un procedimento disciplinare, con una conseguente decurtazione dello stipendio, che ora richiederà indietro. Ma nei giorni scorsi per Sandro Bordin, vicentino, ex storico primario di Oculistica all’Ospedale civile di Venezia, è arrivata finalmente la notizia che aspettava da tempo: il gip Massimo Vicinanza ha infatti archiviato l’indagine per truffa, come chiesto dallo stesso pm Stefano Buccini. «Un bel regalo di Natale - sorride oggi Bordin - Io sono sempre stato sereno, da un lato perché ho visto la serietà di chi stava indagando, dall’altro perché so di non aver fatto nulla di male, ma di essere stato colpito da qualche “corvo” dentro l’ospedale a cui non andavano bene i miei metodi. In questi anni ci sono state ben 17 lettere anonime contro di me».
In origine l’accusa del pubblico ministero Buccini, nata appunto da una lettera anonima e poi sviluppata con pedinamenti e indagini sulle celle telefoniche, era quella di essersi segnato «presente» al Civile per una ventina di volte nella prima metà del 2011 mentre in realtà in quel momento era al centro Fisiomed di Vicenza, la sua città natale (oggi vive a Longare), struttura privata con cui aveva avuto una convenzione regolarmente autorizzata, ma all’epoca scaduta. Le presenze erano infatti segnate sul sistema Sigma, ma in quei giorni il suo telefono aveva agganciato le celle del Vicentino. La tesi del suo difensore, l’avvocato Alessandro Moscatelli, è stata quella di un «trappolone». Secondo Bordin la stessa mano che ha inviato la denuncia in procura avrebbe anche inserito quelle presenze sbagliate per incastrarlo, visto che la sua password ce l’avevano praticamente tutti in reparto: tanto che lui fece anche un esposto contro ignoti e dopo questo episodio ci fu una politica più stringente. «Ma in realtà spiega lo stesso Bordin, che dall’1 giugno è andato in pensione - lo stipendio di un primario non è collegato alla presenza o all’orario, bensì agli obiettivi: quante visite, quanti interventi, quali economie e così via». Tra l’altro non si era riusciti a trovare pazienti da lui visitati presso la Fisiomed, dove aveva terminato la collaborazione il 2 febbraio 2011 e dove aveva ammesso di essersi recato successivamente solo per il passaggio di consegne con il nuovo otorinolaringoiatra.
Di sicuro in questi quattro anni, da quando a maggio del 2013 venne perquisito dai finanzieri, ha vissuto con un macigno. Ma non ha nessun rancore nei confronti dell’Usl. «Mi hanno sempre riconfermato come primario, per sedici anni - ricorda - Sia la decisione di dimettermi da direttore del Dipartimento chirurgico dopo dieci anni, che quella di andare in pensione, sono state legate alla mia volontà di fare altre esperienze professionali e di dedicarmi alla ricerca sul “robot operatorio”. Non ho ancora voglia di portare il cane ai giardinetti».