Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Mose, cresta sui cassoni. «Una parte al Pd»
per contribuire alle campagne elettorali del Pd del 2010 e 2013»; «Per quanto riguarda la mia persona - conclude Savioli - consapevole comunque degli illeciti commessi, ritengo di quantificare in 100 mila euro tale somma». Dichiarazioni che specificano meglio quelle rese il 14 luglio 2014 e che il giorno successivo vennero sottoposte a Marchese, il quale, pur ammettendo di aver ricevuto da Savioli 10 mila euro al mese fino al 2012 per un totale di 150 mila euro per saldare i debiti della campagna elettorale 2010, nega somme ulteriori e soprattutto dopo quella data. «Savioli cerca di attribuire ad altri soldi che forse si è trattenuto», ipotizza il legale di Marchese, l’avvocato Francesco Zarbo. Anche perché Savioli, in linea teorica, avrebbe tutto l’interesse a limitare la somma di denaro che si è tenuto, di cui rischia la confisca.
Dichiarazioni che fanno il paio con quelle di Tomarelli, il quale già il 25 giugno 2014, interrogato sui 160 mila euro, disse che «una parte li ho tenuti per me e una parte invece no». Alla domanda di chi fosse il destinatario, l’ingegnere tira in ballo l’ingegner Paolo Bruno, ex presidente di Condotte, morto nel 2013. «Diciamo che a lui sono andati 800, 900 mila euro - dice - Sugli otto cassoni doveva arrivare a un milione, quindi 120, 130 l’uno, così». Siccome le fatturazioni sui cassoni sono proseguite anche negli