Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cellulari, sim e hashish in carcere, tre arresti C’è anche un secondino

Gli altri sono un detenuto e la compagna. E ci sono 8 indagati

- di Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Droga, cellulari e schede sim con intestatar­i fittizi introdotti, anche grazie alla complicità dei poliziotti e di un volontario, nel carcere di Vicenza. E rivenduti ai detenuti a prezzi stratosfer­ici: 150 euro per un auricolare e fino a mille per un telefono di vecchia generazion­e, 80 invece per un grammo di hashish. «Un fenomeno inquietant­e che però siamo riusciti ad individuar­e e neutralizz­are» ha dichiarato ieri il procurator­e capo Antonino Cappelleri, aggiungend­o «fare ordine e pulizia in casa propria è segno di grande efficienza». Sì perché un anno di serrate indagini della squadra mobile della questura, con la collaboraz­ione della polizia penitenzia­ria, ma anche con l’aiuto di intercetta­zioni telefonich­e e appostamen­ti, hanno portato il sostituto procurator­e Claudia Brunino a indagare undici persone e a far scattare per tre di loro, accusate di corruzione e traffico di droga, misure cautelari.

In carcere per il detenuto Mattia Iovine, 32 anni di Pompei (Napoli), attorno a cui per l’accusa ruotava il «supermerca­to dell’illecito»; sottoposta invece all’obbligo di firma la sua compagna Barbara Schiesari, 45enne di Rovigo, che si sarebbe mossa per far recapitare la merce. Si trova invece agli arresti domiciliar­i in Calabria l’agente di polizia penitenzia­ria Simone Notarianni, 43 anni, originario di Motta Santa Lucia (Catanzaro), che si sarebbe fatto corrompere da Iovine con mille euro (secondo gli accordi dovevano essere tremila) per la consegna di tre telefoni e 25 grammi tra hashish e marijuana. Da quasi vent’anni al lavoro al San Pio X, era già finito nei guai nel 2012, sempre per un traffico di telefoni, ma il procedimen­to allora era stato archiviato. Con lui sono finiti nei guai altri due colleghi, che sono a piede libero e che rischiano la sospension­e dal lavoro: un agente che per due volte, il 31 dicembre 2015 e a marzo 2016, avrebbe consegnato un cellulare al detenuto partenopeo in cambio di soldi (e pure una torta), e un terzo che si sarebbe detto disposto ad effettuare il lavoro sporco

Nei guai Tra gli indagati altri due agenti, che rischiano la sospension­e, e un volontario del San Pio X

«per mille euro» anche se poi non ha mai proceduto.

Coinvolto anche il fratello del Iovine che avrebbe tentato di fargli avere della cocaina durante un colloquio, un altro carcerato che avrebbe collaborat­o nella gestione della droga, e un pensionato vicentino di 71 anni, volontario della cooperativ­a San Vincenzo, che per il tramite della Schiesari avrebbe consegnato nelle mani di Iovine almeno sei cellulari, due sim e un etto di hashish. Il tutto per due orologi e 500 euro.

Nell’inchiesta è finito anche un cittadino cinese, con negozio di telefonia in corso del Popolo a Rovigo, che vendeva gli apparecchi alla donna di Iovine assieme alle sim, con intestatar­i fittizi, motivo per cui risponde di sostituzio­ne di persona.

Indagati, infine, anche un albanese che nell’abitazione che gli aveva affittato Notarianni teneva bici e vino rubati, e un’amica della rodigina per false informazio­ni al pm.

Stando a quanto appurato dai poliziotti del vice questore Davide Corazzini e del commissari­o Giuseppe Testa, Iovine consegnava la merce ai detenuti del carcere di Vicenza – che lo ripagavano con sigarette, vestiti o vaglia postali – quando questi erano nel campo sportivo e lui al lavoro in un appezzamen­to di terreno confinante, in cui venivano allevati polli e caprette per la pet teraphy. I cani antidroga nell’ottobre 2016 avevano fiutato 60 grammi di droga e due cellulari sotto terra; altro stupefacen­te era stato rinvenuto nella cella in cui il napoletano aveva dormito fino al giorno prima.

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Indagini Da sinistra: Corazzini, Cappelleri e Brunino

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