Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un presepe vivente nelle grotte preistoriche Il regista: pensato anche per i non credenti Scenografia naturale, musica e arte: a Villaga 250 figuranti pronti ad accogliere i visitatori venerdì e sabato. L’edizione 2017 è stata intitolata «L’arte del nasce
Un presepe pensato anche per chi non crede in Dio, ma è comunque alla ricerca di proposte culturali e artistiche che coniughino storia, cronaca e spiritualità.
È il presepe di Villaga, realizzato dentro le grotte preistoriche: venerdì e sabato, dalle 14 alle 20, ben 250 figuranti animeranno l’antico covolo ricostruendo la Betlemme di duemila anni fa con performance artistiche e musicali.
Il presepe vivente in grotta di Villaga è arrivato alla settima edizione, dopo una sosta forzata di tre anni per scarsità di risorse economiche. Il ritorno è in grande stile: in un’ampia cavità naturale del piccolo municipio dei Colli Berici – realmente abitata fino agli anni ’40 – è stata ricostruita la cittadina palestinese di due millenni addietro con il mercato mediorientale, le botteghe artigiane e quadri «viventi» che evocano l’annunciazione. L’edizione di quest’anno è stata intitolata «L’arte del nascere». Le pareti di roccia calcarea della grotta, uno dei luoghi più suggestivi della catena dei Berici, sono una «scenografia perfetta – osserva il regista Antonio Gregolin, alla sua sesta edizione – sembra plasmata per ospitare un presepio come il nostro». La Natività ricostruita a Villaga è comunque, nelle intenzioni degli autori, lontana dal classico presepio della tradizione. «C’è tutto quello che la tradizione natalizia prescrive – riprende Gregolin - ma il nostro si fa ricordare principalmente per il messaggio di stretta attualità che si concentra in alcune scene altamente simboliche e attuali».
Il titolo dell’esibizione va infatti letto anche al contrario, nel senso di «nascita dell’arte». Il progetto si propone di ripercorrere le rappresentazioni della natività dalle origini all’era moderna, in un viaggio attraverso la riproduzione di alcune opere particolarmente significative. Artisti e figuranti ricostruiranno dal vivo tre celebri quadri della Natività: «L’affresco di Giotto nella Basilica Inferiore di Assisi – spiega il regista – la natività dipinta da Caravaggio nel ’600 a Messina e per ultimo “Le due madri” di Segantini, dipinto sul finire dell’800. Tre storici quadri ricreati alla perfezione con personaggi in carne e ossa ma anche danzatori, musicisti e artisti che attualizzeranno il messaggio della “natività” in un mix tra passato e futuro».
I visitatori verranno accolti nella scena di apertura da attori futuristi, accompagnati dal ritmo del percussionista Angelo Gallocchio. Per buona parte del percorso, poi, le scene saranno accompagnate da musiche originali composte, per le varie atmosfere, dal maestro vicentino Diego Girardello attingendo a piene mani tra arie strumentali e corali. Al danzatore e costumista Thierry Parmentier è infine affidata l’ultima scena, che vedrà sei danzatori impegnati sotto una volta di pietra. Il senso, secondo Gregolin, è offrire un percorso pedagogico e costituire di fatto «il primo presepio per non credenti: vogliamo offrire un messaggio diverso e stimolante anche a quanti sono lontani dalla spiritualità tradizionale. Non un presepio laico, ma una proposta culturale e artistica che rinsalda la spiritualità con la storia che rende celebre il nostro Paese».