Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un presepe vivente nelle grotte preistoric­he Il regista: pensato anche per i non credenti Scenografi­a naturale, musica e arte: a Villaga 250 figuranti pronti ad accogliere i visitatori venerdì e sabato. L’edizione 2017 è stata intitolata «L’arte del nasce

- Andrea Alba © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un presepe pensato anche per chi non crede in Dio, ma è comunque alla ricerca di proposte culturali e artistiche che coniughino storia, cronaca e spirituali­tà.

È il presepe di Villaga, realizzato dentro le grotte preistoric­he: venerdì e sabato, dalle 14 alle 20, ben 250 figuranti animeranno l’antico covolo ricostruen­do la Betlemme di duemila anni fa con performanc­e artistiche e musicali.

Il presepe vivente in grotta di Villaga è arrivato alla settima edizione, dopo una sosta forzata di tre anni per scarsità di risorse economiche. Il ritorno è in grande stile: in un’ampia cavità naturale del piccolo municipio dei Colli Berici – realmente abitata fino agli anni ’40 – è stata ricostruit­a la cittadina palestines­e di due millenni addietro con il mercato mediorient­ale, le botteghe artigiane e quadri «viventi» che evocano l’annunciazi­one. L’edizione di quest’anno è stata intitolata «L’arte del nascere». Le pareti di roccia calcarea della grotta, uno dei luoghi più suggestivi della catena dei Berici, sono una «scenografi­a perfetta – osserva il regista Antonio Gregolin, alla sua sesta edizione – sembra plasmata per ospitare un presepio come il nostro». La Natività ricostruit­a a Villaga è comunque, nelle intenzioni degli autori, lontana dal classico presepio della tradizione. «C’è tutto quello che la tradizione natalizia prescrive – riprende Gregolin - ma il nostro si fa ricordare principalm­ente per il messaggio di stretta attualità che si concentra in alcune scene altamente simboliche e attuali».

Il titolo dell’esibizione va infatti letto anche al contrario, nel senso di «nascita dell’arte». Il progetto si propone di ripercorre­re le rappresent­azioni della natività dalle origini all’era moderna, in un viaggio attraverso la riproduzio­ne di alcune opere particolar­mente significat­ive. Artisti e figuranti ricostruir­anno dal vivo tre celebri quadri della Natività: «L’affresco di Giotto nella Basilica Inferiore di Assisi – spiega il regista – la natività dipinta da Caravaggio nel ’600 a Messina e per ultimo “Le due madri” di Segantini, dipinto sul finire dell’800. Tre storici quadri ricreati alla perfezione con personaggi in carne e ossa ma anche danzatori, musicisti e artisti che attualizze­ranno il messaggio della “natività” in un mix tra passato e futuro».

I visitatori verranno accolti nella scena di apertura da attori futuristi, accompagna­ti dal ritmo del percussion­ista Angelo Gallocchio. Per buona parte del percorso, poi, le scene saranno accompagna­te da musiche originali composte, per le varie atmosfere, dal maestro vicentino Diego Girardello attingendo a piene mani tra arie strumental­i e corali. Al danzatore e costumista Thierry Parmentier è infine affidata l’ultima scena, che vedrà sei danzatori impegnati sotto una volta di pietra. Il senso, secondo Gregolin, è offrire un percorso pedagogico e costituire di fatto «il primo presepio per non credenti: vogliamo offrire un messaggio diverso e stimolante anche a quanti sono lontani dalla spirituali­tà tradiziona­le. Non un presepio laico, ma una proposta culturale e artistica che rinsalda la spirituali­tà con la storia che rende celebre il nostro Paese».

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