Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
2017 I dieci fatti che hanno cambiato il Veneto
Cosa è stato, cosa resterà Un anno cruciale, come non accadeva da tempo. Segnato non solo da lutti tragici (i fidanzatini della torre di Londra, l’ingegnere ucciso dall’Isis a Barcellona) ma anche da snodi politico-economici fondamentali: il referendum su
Èstato l’anno delle lacrime dell’ex ministro Altero Matteoli alla lettura delle condanne per corruzione dell’inchiesta Mose e della paura per gli attentati terroristici, come quello che a Barcellona è costato la vita al vicentino Luca Russo. Ma gli ultimi dodici mesi sono stati contrassegnati anche dalla vittoria del referendum autonomista e dai cortei festanti per le strade di Sappada, dopo il passaggio al Friuli. Dall’angoscia per le sorti dei due giovani italiani imprigionati nella Grenfell Tower di Londra, e dalla rabbia dei risparmiatori che hanno trascinato in tribunale Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Tra i tantissimi fatti raccontati quest’anno dal Corriere del Veneto, abbiamo scelto dieci storie, dieci immagini, che più di altre hanno caratterizzato il 2017.
La morte di Sandrine
È il 2 gennaio quando Sandrine Bakayoko, 25 anni, ivoriana, viene stroncata da una tromboembolia polmonare nel centro di accoglienza di Cona. Seguì la rivolta degli ospiti del più grande hub della nostra regione (foto 7), con il «sequestro» di una ventina di operatori liberati solo a tarda notte. Quel giorno ha dato inizio a una serie di proteste messe in atto dai profughi nel corso dell’anno e culminate a novembre con la clamorosa Marcia dei Migranti che, a centinaia, hanno lasciato l’ex base missilistica del Veneziano per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere. La questione continua a dividere i veneti, tra chi spinge per l’accoglienza (a cominciare dal patriarca Francesco Moraglia) e chi vede i richiedenti asilo come un pericolo. E la rabbia di questi ultimi ha preso vigore con l’arresto, il 20 marzo, di Jerry Ogboru, un nigeriano ospite dell’hub di Bagnoli, accusato di aver violentato e rapinato due donne.
Terrorismo tra Venezia e Barcellona
Con un blitz la notte del 30 marzo, la procura di Venezia ha arrestato quattro terroristi islamici. La notizia ha fatto il giro del mondo: per l’accusa il 27enne Arjan Babaj (presunto capo della «cellula»), il 24enne Fisnik Bekaj, il 25enne Dake Haziraj e un minorenne (6), progettavano un attentato in città. Quattro insospettabili kossovari, che avevano trasformato un appartamento a San Marco in luogo di formazione jihadista, dove guardare video di esecuzioni e lasciarsi andare a commenti agghiaccianti: «A Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua. Metti una bomba a Rialto». La lotta al terrorismo, ha segnato altri passi in avanti con la condanna a 4 anni della combattente padovana Meriem Rehaily, e l’inserimento nelle liste dei foreign
fighter della trevigiana Sonia Kedhiri. Purtroppo è stato anche l’anno dell’attentato a Barcellona, il 17 agosto, quando un furgone è piombato sulla Rambla straziando i passanti. Tra le vittime anche Luca Russo (foto 5), ingegnere bassanese di 25 anni, che era in vacanza con la sua ragazza Marta, rimasta ferita.
La morte di Marco e Gloria
La notte del 14 giugno, da Londra sono arrivate le prime immagini dell’incendio divampato alla Grenfell Tower (4). Al penultimo piano abitavano Marco Gottardi, 27 anni di San Stino di Livenza, e la sua fidanzata Gloria Trevisan, 26enne di Camposampiero. Sono morti entrambi, probabilmente a causa dell’uso di materiali infiammabili da parte delle ditte che avevano lavorato alla ristrutturazione della torre.
Processo al Mose e alle banche
Il 2017 sarà ricordato anche come l’anno dei grandi processi. A cominciare da quello per le tangenti che ruotavano intorno al Mose, concluso il 14 settembre con quattro condanne, compresa quella a quattro anni dell’ex ministro all’Ambiente e alle Infrastrutture Altero Matteoli (9), morto una decina di giorni fa in un incidente stradale.
Il 24 novembre, a Roma, di fronte a 4mila parti civili, si è invece aperta l’udienza preliminare per il crac di Veneto Banca: undici gli imputati, accusati di aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza. E tra loro c’è anche l’ex Ad Vincenzo Consoli. Neppure tre settimane dopo, il 12 dicembre, in tribunale a Vicenza è cominciata l’udienza per il tracollo di Bpvi: sette imputati (compreso l’ex presidente Gianni Zonin), oltre alla banca stessa. E mentre i manager si difendono dalle accuse (anche di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta), le due Popolari venete si sono «dissolte» (2), finendo per essere inglobate da Intesa Sanpaolo.
Voglia di indipendenza
Il 2017 resterà scolpito nel cuore dei leghisti per la vittoria al referendum del 22 ottobre 2017: due milioni e 274mila veneti hanno votato per l’autonomia. Dal giorno successivo, il governatore Luca Zaia (1) ha avviato il difficile percorso per ottenere il trasferimento di ventitré competenze dallo Stato alla Regione.
Tra un territorio più autonomo e uno a statuto speciale, i 1.328 abitanti di Sappada non avevano avuto alcun dubbio, votando per l’addio al Veneto. L’iter si è concluso il 22 novembre, con il via libera della Camera al passaggio al Friuli Venezia Giulia (3).
Sul fronte politico, le elezioni di giugno hanno portato alla conferma del sindaco di Belluno Jacopo Massaro, ma soprattutto hanno segnato la fine del «regno» di Flavio Tosi a Verona, sostituito da Federico Sboarina, e la sconfitta di Massimo Bitonci che ha visto eleggere a Padova il «nemico» Sergio Giordani.
La salvaguardia di Venezia
Il 7 novembre, dopo anni di battaglie, il ministro Graziano Delrio ha annunciato lo stop alle grandi navi da crociera nel bacino di San Marco (8): nell’arco di un triennio tutte le navi più grandi, quelle fino a 160-180 mila tonnellate, entreranno dalla bocca di Malamocco e si fermeranno a Marghera. Soluzione che però non convince gli ambientalisti e che ha ancora davanti una lunga fase progettuale.
Del Vecchio e Benetton
Infine, sul fronte economico, a gennaio Leonardo Del Vecchio ha deciso di dare vita a una fusione cross border della sua Luxottica con i francesi di Essilor. Nasce così il gigante mondiale dell’occhialeria che, di fatto, ha consentito all’imprenditore bellunese di mettere in cassaforte l’impero di famiglia.
Dieci mesi dopo, il 30 novembre, Luciano Benetton (10) ha invece annunciato l’intenzione, a 82 anni, di riprendere il timone dell’azienda. E l’ha fatto a modo suo, criticando i manager («La gestione è stata malavitosa») e perfino il passaggio generazionale con il figlio Alessandro («Non ha funzionato»). Ora il colosso trevigiano dell’abbigliamento si dà tre anni per tornare all’utile con il nuovo piano industriale.