Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le tappe della crisi

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1 Dalle Carbonare e l’asta mancata

Nel va fallimento all’asta, 1997 il di coinvolto Vicenza Trevitex, calcio nel società della famiglia Dalle Carbonare, proprietar­ia del club, con Pieraldo presidente. Il Vicenza è una società solidissim­a con 8 miliardi di lire in cassa, un parco giocatori importante e la prospettiv­a, vinta la Coppa Italia, di disputare la Coppa delle Coppe. L’opportunit­à non viene colta dagli imprendito­ri vicentini, capitanati da Giambattis­ta Pastorello: all’asta non si presentano

2 Arrivano gli inglesi ma la città dice no

Si aggiudica il club l’inglese Steven Julius, rappresent­ante della Stellican, pagato 22 miliardi 753 milioni. Vuol quotare il Vicenza in Borsa e ristruttur­are il Menti a patto di averne la gestione gratuita per 99 anni. Stellican cede alla finanziari­a Enic, oggi proprietar­ia del Tottenham. Il progetto degli inglesi viene ostacolato dai tifosi e dalla politica vicentina: lo striscione «Enic go home» è una costante al Menti. Un grave errore, col senno di poi

3 Entra Cassingena, cadute e debiti

Il tifo chiede una nuova proprietà vicentina. A novembre 2004 Sergio Cassingena, presidente del gruppo Sisa, e gli imprendito­ri vicentini Nicola Baggio e Tiziano Cunico, acquistano il Vicenza dalla finanziari­a inglese. Nei dodici anni successivi quattro retrocessi­oni in serie C, tre sanate da ripescaggi, e soprattutt­o bilanci a rotoli. I debiti lievitano ogni stagione: nel campionato 2014-15 superano i 24 milioni. Cassingena cede a Vi.Fin. E si arriva al presente

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