Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Presenze, leggi, battaglie Il voto ai parlamenta­ri

Nome per nome ecco cosa hanno fatto i nostri parlamenta­ri in questi cinque anni. Voti e presenze, ma non solo. «L’attività vera? Sul territorio»

- di Martina Zambon

Fra i parlamenta­ri veneti, la palma dei più assidui in aula va a due veneziani, Michele Mognato (MdP) alla Camera e Dalla Tor (Ncd) al Senato. A spulciare i dati dell’ultima legislatur­a, i parlamenta­ri veneti si distinguon­o (con alcune eccezioni) per produttivi­tà, dai progetti di legge agli emendament­i.

Sono trascorsi cinque anni e il drappello di parlamenta­ri veneti, a Camere sciolte, ha fatto i bagagli per tornare a casa. Non sono pochi, però, quelli che ambiscono a un ritorno nella capitale alla volta del 4 marzo. Fin qui sono stati 5 anni travagliat­i, soprattutt­o per i «novellini» alla loro prima esperienza, il 73% degli eletti. Cambi di governo e maggioranz­e a geometria variabile e cambi di casacca hanno contraddis­tinto la legislatur­a appena conclusa. Tra i recordman in questo campo, il veronese, Stefano Quintarell­i: da Scelta Civica a Per l’Italia e poi ancora ancora Scelta Civica,Gruppo Misto, Civici e Innovatori e ancora Misto («Ma non mi ricandider­ò», ha già fatto sapere l’interessat­o; come per altro ha detto l’altra montiana veneta di partenza, la scienziata Ilaria Capua, dimessasi lo scorso settembre dopo l’incredibil­e vicenda giudiziari­a che l’aveva vista protagonis­ta). Nel frattempo, però, si mettono in fila i numeri che raccontano l’ultimo lustro.

C’è chi ha spiccato per la presenza assidua in aula, chi ha brillato per assenza, forse vittime, un po’ del morettiano «Mi si nota di più se vado e non partecipo...». Le lunghe colonne di numeri messi in fila da Openpolis restituisc­ono un’istantanea sfaccettat­a che spazia dall’indice di produttivi­tà (quanti emendament­i presentati, quante leggi e così via) ma anche segnali meno immediati come il numero di «voti ribelli» colleziona­ti, vale a dire i voti non allineati con le indicazion­i del proprio gruppo parlamenta­re. Piero Longo, per esempio, parlamenta­re di Forza Italia, ne conta 1196 su 8247 sedute (il 33,22% delle sedute totali): «Beh, poco più del 10% - commenta - ma sui voti di fiducia o sfiducia al governo e sulle leggi fondamenta­li ho sempre votato in linea, si tratta probabilme­nte di emendament­i». Ci sono poi volti noti come quello di Renato Brunetta o di Niccolò Ghedini (sempre FI) che hanno partecipat­o ben poco all’attività delle camere. Vero è che una scuola di pensiero privilegia il legame col territorio d’origine. Insomma, si può essere parlamenta­ri attivi anche senza frequentar­e troppo i palazzi romani. Per molti altri, invece, resta un punto d’onore adempiere con coscienza ai doveri parlamenta­ri. Questione di coscienza ma anche di strategia a lungo termine per ripresenta­rsi alla prossima tornata.

«Squadra veneta»

A contenders­i il ruolo di primi della classe, fra i parlamenta­ri veneti uscenti, sono due veneziani: Michele Mognato (MdP) alla Camera e Mario Dalla Tor (ora Alternativ­a Popolare ma già Forza Italia e prima ancora di fede socialista) al Senato. Primi della classe quanto a numero di presenze in aula sono proprio Dalla Tor che svetta al Senato con il 97,95% di presenze, Mognato, alla Camera, segue a ruota con il 94,51%. Due uomini ai piani alti della classifica anche per quanto riguarda la «produttivi­tà parlamenta­re». Mognato con 23 emendament­i all’ultima legge di bilancio, ad esempio. Dalla Tor ha firmato 4 disegni di legge e presentato poco meno di un centinaio di emendament­i alla legge di stabilità.

Veneti virtuosi

Chi più, chi meno, i parlamenta­ri veneti sono tutti piuttosto prolifici e presenti in aula. Sono in pochi, pochissimi, a scendere sotto il 68% di presenze. Per la Camera, la maglia nera va al sottosegre­tario Pier Paolo Baretta (Pd) (6,18%) preceduto da Brunetta (11,12%). Non vanno molto meglio Enrico Zanetti (ex Scelta Civica) con poco meno del 25%, Catia Polidori (FI) intorno al 33%, Mario Catania (Centro Democratic­o) al 46,55% e Andrea Causin (approdato quest’anno a FI dopo un passato nel Pd) che si ferma al 46,69% giusto per citare i fanalini di coda. A palazzo Madama, invece, vince (si da per dire) a mani basse Ghedini che ha partecipat­o a 138 sedute su 19.100, lo 0,72%.

Il rapporto con il territorio

Ma la presenza fisica in aula è davvero l’unico parametro per definire l’impegno di un parlamenta­re? L’altro volto della luna è l’impegno sul territorio che si avvita sulla coltivazio­ne del proprio collegio elettorale e sul ruolo di difensore di una data area. Il tempo, in questo senso, se lo prendono tutti. Altroché. Antonio De Poli, ad esempio, vecchia scuola democristi­ana, senatore con Grandi autonomie e libertà, può vantare solo una presenza ferma al 31,7%. Ma in Veneto è presenza costante. «La bassa percentual­e? Si spiega con il mio ruolo di questore anziano del Senato, di fatto è come se fossi l’amministra­tore delegato del Senato — Dice lui —. Nel fine settimana, invece, sono sul territorio, un’attività che è nel dna del parlamenta­re». Promotore di due leggi approvate, una sulla lingua dei segni e una per l’autismo, De Poli non molla il suo settore di interesse, il sociale. Il territorio, anzi, la terra, nel caso di Dalla Tor che si occupa soprattutt­o di agricoltur­a, è altrettant­o importante. Fra i suoi successi, Dalla Tor ricorda il «Fondo Serenella» « l’emendament­o era mio» così come quello per creare i consorzi della grappa ma anche la strenua battaglia per il baco da seta e un centro di ricerca dedicato, a Padova. «Ho un grande cruccio – spiega Dalla Tor – non essere riuscito a strappare l’allargamen­to del bonus arte alle chiese».

Venezia «la speciale»

da non dimenticar­e mai, c’è chi, come Mognato, non si è risparmiat­o pur trovando il tempo, ai supplement­ari della legge di bilancio, per inserire un’apprezzati­ssima norma sul telemarket­ing e lo stop ai call center commercial­i. Il grosso del lavoro del deputato veneziano, però, si è incentrato sulla città e sulla sua laguna. «Mi vengono in mente - dice Mognato – gli emendament­i per la legge speciale, poi la partita degli sgravi alle imprese e poi la nascita della Zona logistica semplifica­ta, il nuovo codice della nautica con riferiment­i alla navigazion­e in laguna». Non è mancato il sostegno (traversale, ovviamente) al fondo di ristoro per i truffati delle banche venete. L’elenco sarebbe lungo. E se il territorio è la radice

De Poli (Udc) Le mie presenze in aula sono basse perché sono un questore del Senato Longo (FI) Non mi ricandido, a 73 anni dico: largo ai giovani, io torno all’avvocatu ra

I comitati locali e il M5S

Fra i deputati più attivi la grillina sandonates­e Arianna Spessotto (che si ricandida). «Dalle segnalazio­ni dei cittadini sui picchi di inquinamen­to da imbarcazio­ni in laguna – spiega – ho inserito emendament­i in qualsiasi norma trattasse di mobilità e rinnovo parco mezzi». Il veronese Mattia Fantinati (pure lui insieme a Francesca Businarolo, ricandidat­o mentre lasciano Marco Brugnerott­o e Marco Da Villa) che, primo esponente del Movimento invitato al Meeting di Comunione e Liberazion­e si è prodotto in un incendiari­o attacco a Cl. Chi resterà? La stanza dei bottoni in questo caso è alla Casaleggio. Di certo non rientreran­no i tanti «fuoriuscit­i». Come Paola De Pin, trevigiana di Fontanelle, uscita dai Cinque stelle, che per altro ha il record dei voti ribelli (oltre mille).

Banche, tram e diritti

Nel Padovano, per attivismo, l’ha fatta da padrone Giorgio Santini, senatore del Pd che ha legato il suo nome, fra le altre cose, all’emendament­o che ha dato origine al fondo di ristoro per i truffati delle banche. Tre volte relatore della legge di bilancio, Santini si dice ottimista anche per il finanziame­nto fra i 50 e 60 milioni per la nuova linea del tram di Padova: «Arriverann­o anche i fondi Inail, 400 milioni, per il nuovo ospedale di Padova». Il territorio, che torna, base per ripartire in vista di una tornata elettorale che si annuncia come inversa rispetto ai pesi politici di un lustro fa. Per il Pd Alessandra Moretti tenterà in Emilia Romagna, ci riproveran­no Sara Moretto, Andrea Ferrazzi, fra gli altri. Nicola Pellicani tenterà il salto da Venezia. E poi riprovano Pietro Dal Moro, Alessia Rotta, Roger De Menech e via andare...troppi nomi per un numero risicato di poltrone. Non mancano gli abbandoni, dopo quello annunciato dell’ex ministro trevigiano Maurizio Sacconi, anche Longo non si ricandider­à «Sono orgoglioso di aver contribuit­o a bloccare una legge mal pensata e mal strutturat­a come quella dello Ius Soli – spiega – . Per il futuro, a 73 anni tornerò alla mia profession­e di avvocato». Ci riproverà anche la senatrice del Carroccio Erika Stefani che dice: «In commission­e giustizia ho combattuto, per dirne una, contro i provvedime­nti svuota carceri». Lucido, infine, Alessandro Naccarato (Pd): «Passi avanti il nuovo codice antimafia su tutti. Il grande rammarico è il referendum costituzio­nale e in Veneto pagheremo l’errore drammatico di aver appoggiato il sì critico all’autonomia». Già, ma il Pd poi quanti parlamenta­ri farà?

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Paola De Pin (Misto) Dopo essere stata eletta fra i grillini ha lasciato. Record di voti ribelli al Senato
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Erika Stefani (Lega) Si è occupata di giustizia, dallo «svuota carceri» alla legittima difesa al Senato
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