Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Musa, arrivò in gommone Gioca nel Chievo

Sbarcato in gommone, scoperto grazie a un provino. L’odissea burocratic­a

- di Matteo Sorio

Mura Juwara, 16 anni, arrivò in Italia dal Gambia in gommone. Scoperto grazie a un provino, ora è stato ingaggiato dalla primavera del Chievo.

La prima immagine italiana di Musa Juwara è una foto-segnalazio­ne del 10 giugno 2016, sbarco vicino a Messina dopo essersi fatto il Mediterran­eo in barcone, dal Gambia – dov’è stato cresciuto dal nonno – all’Italia.

La prossima sarà una foto in gialloblù, squadra Primavera, settore giovanile del Chievo, cioè il club scelto da Musa e dalla sua famiglia adottiva per provare a ritagliars­i un posto nel calcio. Perché il giudice Francesco Rossini del Tribunale di Potenza, poco prima di Natale, ha dato ragione all’avvocato vicentino Vittorio Rigo, cui s’è appoggiata la madre affidatari­a di Musa, Loredana Bruno – avvocato anche lei, quel ragazzo del Gambia preso a cuore – e torto alla Figc, che ne aveva revocato il tesseramen­to in quanto extracomun­itario non accompagna­to dai genitori naturali: Musa, 16 anni compiuti da pochi giorni, può essere tesserato perché, in buona sostanza, quella norma va applicata con ragionevol­ezza, ossia solo quando è necessaria una reale tutela del minore.

È così ch’è arrivato il via libera al tesseramen­to per il Chievo – che ora sta facendo le pratiche ed entro metà gennaio chiuderà l’operazione – di questo giovane attaccante africano e Rigo, esperto in diritto dello sport, spiega che la chiave è stata «aver fatto valere l’aspetto discrimina­torio della norma, nel senso che se fosse stato un italiano in affidament­o, Juwara, che peraltro aveva già giocato a Potenza nella Virtus Avigliano, avrebbe potuto essere tranquilla­mente tesserato».

Un passo indietro, allora. Come detto, Juwara affronta il Mediterran­eo su un barcone e sbarca in Sicilia, a 14 anni, il 10 giugno 2016: uno dei 25mila minori non accompagna­ti arrivati da noi in quell’anno. Il centro d’accoglienz­a è a Ruoti, provincia di Potenza, in Basilicata.

Lì nasce la possibilit­à di allenarsi con la scuola calcio della Virtus Avigliano, circa 10 km da Ruoti. E lì Juwara trova famiglia: l’allenatore della Virtus, Vitantonio Summa, e la moglie, Loredana Bruno, ne ottengono l’affidament­o. Intanto il ragazzo, sul campo, fa parlare di sé, anche grazie allo scudetto nel campionato regionale Allievi della Figc.

I siti internet specializz­ati rimarcano la sua capacità di svariare sul fronte offensivo, il buon controllo di palla, lo scatto da fermo. Lo notano tanti club di serie A. E la famiglia, alla fine, sceglie il Chievo, «visto – come spiega Loredana – il percorso sportivo ma anche scolastico ed educativo proposto dal club: e Musa tiene molto alla scuola perché il nonno, suo riferiment­o, gli ha sempre detto “prima la cultura”».

È a quel punto che la Figc nega il tesseramen­to e annulla pure quello disposto precedente­mente dal comitato lucano: «Musa c’era rimasto malissimo, era quasi in depression­e, e faticavamo a spiegargli la burocrazia». Ed è a quel punto che scatta il ricorso d’urgenza presso il Tribunale di Potenza.

Quel ricorso vinto dall’avvocato Rigo – non è la prima volta che si occupa di vicende simili a quella di Musa – e dalla famiglia affidatari­a di Juwara. Lui che adesso potrà essere tesserato qui a Verona dal club della Diga. E provare a ritagliars­i un posto nel calcio italiano.

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Fenomeno Attaccante di talento, Musa mentre gioca

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