Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

DAL SUD AL NORD INSEGUENDO LA PISTA DEL DENARO

- di Pierpaolo Romani

Ad un giornalist­a straniero che gli chiese cos’è la mafia e dove trovarla Giovanni Falcone rispose: follow the money. Chi vive in Veneto deve fare tesoro di questa indicazion­e. Infatti, nelle nostre zone è la capacità di rintraccia­re l’origine e l’impiego dei flussi finanziari che vengono investiti un fattore centrale per scoprire..

Ad un giornalist­a straniero che gli chiese cos’è la mafia e dove trovarla Giovanni Falcone rispose: follow the money. Chi vive in Veneto deve fare tesoro di questa indicazion­e. Infatti, nelle nostre zone è la capacità di rintraccia­re l’origine e l’impiego dei flussi finanziari che vengono investiti un fattore centrale per scoprire, prevenire e combattere concretame­nte la criminalit­à organizzat­a, come attesta l’inchiesta della Direzione distrettua­le antimafia di Catanzaro che ha avuto dei risvolti anche in Veneto. La fonte principale dei capitali mafiosi è il traffico di sostanze stupefacen­ti. Un business che frutta mensilment­e milioni di euro un terzo dei quali, secondo stime ufficiali, serve per mantenere in vita il sistema criminale – acquisto di armi, stipendi agli appartenen­ti ai clan, ecc. – mentre la restante parte viene impiegata nell’economia legale attraverso l’attività di riciclaggi­o di denaro sporco. Il Veneto deve tenere la alta guardia poiché, come ha recentemen­te affermato il procurator­e della repubblica di Venezia, la nostra regione si presta ad essere una lavatrice del denaro criminale. Lo attestano, tra i vari indicatori, le 16.391 operazioni finanziari­e sospette segnalate dalla Banca d’Italia nel 2016, che pongono il Veneto al sesto posto a livello nazionale, e i più di 300 beni confiscati, tra cui 22 imprese.

In Veneto, il riciclaggi­o è favorito non solo dalla crisi economica che ha colpito la piccola e media imprendito­ria a corto di liquidità e orfana del sostegno bancario, ma altresì dal diffonders­i della criminalit­à economica — evasione fiscale, frodi, truffe — nonché dalla ricerca di alcuni imprendito­ri di servirsi delle mafie per fare affari – nel settore dell’edilizia, per esempio – o usufruire di certi servizi, in particolar modo, lo smaltiment­o dei rifiuti e i trasporti. Le leggi delle mafie, come ha recentemen­te scritto il prof. Isaia Sales, sono contrarie alle leggi dello stato ma non a quelle del mercato.

Per nascondere, ripulire e reinvestir­e il denaro illecitame­nte prodotto e accumulato, questo è il riciclaggi­o, le mafie possono contare sulla complicità di stimati e competenti profession­isti, banchieri ed esperti di finanza – come hanno attestato ad esempio le inchieste Aspide ed Aemilia – nonché sulla corruzione di pubblici funzionari ed amministra­tori. Il metodo corruttivo-collusivo è lo strumento maggiormen­te utilizzato oggi dalle mafie, in specie dalla ‘ndrangheta calabrese, come attesta l’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia. La violenza e l’intimidazi­one non sono scomparse, ma vengono utilizzate con parsimonia ed esclusivam­ente quando la tangente non riesce a raggiunger­e l’obiettivo che i criminali si sono prefissati.

Le mafie sono nate nell’800 nel Mezzogiorn­o d’Italia, ma dagli anni ’50 del Secolo scorso si sono spostate verso il centro-nord Italia e paesi stranieri, tra cui la Germania, paese traino dell’Europa. Il modello vincente di esportazio­ne è risultato quello della ‘ndrangheta calabrese, regina del traffico di cocaina, una mafia che si distingue dalle altre per il fatto che a farne parte sono persone legate da vincoli di sangue e parentela (anche se in Veneto, come si può capire dal grafico che pubblichia­mo qui a fianco, la situazione è comunque maggiormen­te frastaglia­ta, con una forte presenza della camorra). Il sistema criminale, di conseguenz­a, risulta particolar­mente omertoso e maggiormen­te impermeabi­le alle inchieste giudiziari­e. Le ultime relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigat­iva antimafia parlano di colonizzaz­ione di certe zone del settentrio­ne italiano da parte della ‘ndrangheta, che condiziona sensibilme­nte lo sviluppo economico, sociale ed anche politico, come testimonia­no l’arresto di amministra­tori locali e regionali e lo scioglimen­to di alcun comuni per infiltrazi­one mafiosa in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.

Le mafie del XXI secolo hanno cambiato pelle. Il Veneto e il Nord devono imparare rapidament­e a riconoscer­le e a difendersi, senza delegare questo compito esclusivam­ente alla magistratu­ra e alle forze di polizia. E una prima strategia, in questo senso, viene proprio dalla rinnovata attività delle Prefetture, che con lo strumento delle interditti­ve — il provvedime­nto di neutralizz­azione di un’azienda in odore di mafia, quella di Verona ne ha emesse 13 solo negli ultimi due anni — hanno cominciato ad arginare il sempre più pervasivo contatto tra imprese e criminalit­à.

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Verona Il prefetto Salvatore Mulas

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