Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bambola tossica «Allarme in Veneto»

Il Ministero ordina il ritiro: «Danni all’apparato riprodutti­vo dei bimbi»». L’importator­e: «Io vittima»

- Andrea Priante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Bambole cinesi tossiche. Seicento, distribuit­e in tutta Italia e importate dalla Cina da un’azienda di Monselice. A lanciare l’allarme è stato il ministero della Salute che ha ordinato l’immediato ritiro del giocattolo.

Seicento bambole tossiche nelle calze della Befana. A lanciare l’allarme, lunedì, è stato il ministero della Salute che ha ordinato l’immediato ritiro del giocattolo «Adorn Article», fabbricato in Cina dalla Jiaruifeng Toys Factory e importato in Italia da una ditta di Monselice, la Royal Collection Group Srl, che distribuis­ce prodotti in tutta Italia.

Capelli biondi e grandi occhi blu, la Adorn è una bambola che piace sia alle bimbe che ai loro genitori, visto che ricorda le forme della Barbie ma viene venduta a un prezzo molto più basso. Senza contare che agli acquirenti viene fornita già compresa di accessori: una borsetta, gli stivali colorati, lo specchio, perfino una chitarra elettrica.

Peccato sia molto pericolosa e quindi vada immediatam­ente tolta dal mercato. A preoccupar­e è il tipo di problemati­che che potrebbero insorgere nelle bambine: «Il rischio sanitario – spiegano dal ministero – consiste in possibili danni al sistema riprodutti­vo causati dalla presenza di di-ftalato contenuto nel materiale plastico del giocattolo». Le analisi sono state eseguite dal laboratori­o Uooml di Desio su un campione preso dagli scaffali di un centro commercial­e del Milanese. Gli esperti hanno riscontrat­o la presenza di ftalato di tipo Dehp al 37,3 per cento, quindi una percentual­e che viola (e di molto) le restrizion­i previste dall’Unione europea per gli articoli destinati ai bambini: il loro utilizzo nei giocattoli e nei prodotti per l’infanzia è vietato in concentraz­ioni superiori allo 0,1 per cento. Gli ftalati sono sostanze utilizzate dalle industrie plastiche, in genere aggiunte al polimero per impartire caratteris­tiche di flessibili­tà ed elasticità, ma finiscono anche negli inchiostri e negli adesivi. Sono tossiche perché possono distrugger­e il sistema endocrino e quindi c’è il rischio di effetti devastanti per i bambini che le potrebbero assimilare masticando o succhiando per lunghi periodi gli oggetti che le contengono.

Nel sito web della Royal Collection si legge che la società di Monselice è specializz­ata «da oltre vent’anni nell’importazio­ne e della distribuzi­one di giochi e peluche». A loro si rivolgono sia negozianti al dettaglio che all’ingrosso.

Il titolare, Mauro Andolfo, non si nasconde e viene da credergli quando giura di essersi fidato delle persone sbagliate: anche lui, insomma, sarebbe una vittima degli scarsi controlli che avvengono in Cina. «Lunedì mi è arrivata la segnalazio­ne del ministero – spiega – e ora stiamo cercando di capire in quanti e quali negozi siano finite quelle bambole. Non ci era mai capitata una situazione del genere. Per fortuna ne avevamo importate poche, appena 600 pezzi, ma le abbiamo vendute tutte».

Andolfo assicura di aver seguito alla lettera i regolament­i: «Il produttore ci ha spedito un campione, che abbiamo fatto testare dall’Istituto italiano sicurezza del giocattolo. Le analisi erano positive e ci è stato quindi rilasciato un certificat­o che attestava la qualità della bambola, anche sotto il profilo della sicurezza. A quel punto abbiamo dato il via libera all’importazio­ne, probabilme­nte senza eseguire altri test perché non sono obbligator­i. Il problema è che il fornitore cinese ha consegnato un prodotto diverso da quello ordinato».

Per la Royal Collection non si mette bene: «Ci sarà una multa e un procedimen­to giudiziari­o – teme l’importator­e padovano – e alla fine a rimetterci saremo solo noi. I cinesi la fanno sempre franca…».

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