Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Scioperi e addii, il Vicenza sta sparendo
Una città e la crisi del calcio: tra giocatori non pagati in fuga e l’incubo fallimento
Mesto allenamento, ieri, per il Vicenza calcio, tra la proclamazione di uno sciopero dei giocatori per gli stipendi non ancora pagati (c’è pure chi è stato sfrattato da casa) e l’incubo del fallimento della storica società. L’amministratore unico Sanfilippo, ieri, ha messo sul piatto l’ennesima promessa di pagamento ma i giocatori non gli credono più. Al punto che già oggi ci saranno i primi addii verso altre società.
Derby a rischio
Giocatori in sciopero, quasi certo che la partita di Coppa Italia a Padova non ci sarà
Il termine ultimo è passato e, come ampiamente previsto, il pagamento degli stipendi non è arrivato. Tra i giocatori del Vicenza nessuno ha creduto all’ennesima promessa non mantenuta del nuovo proprietario del club berico, il piemontese Fabio Sanfilippo che però non demorde: ieri al centro tecnico di Isola Vicentina ha incontrato il direttore sportivo della società biancorossa promettendo che lunedì prossimo pagherà le mensilità di settembre e ottobre ai calciatori, chiedendo che la squadra giochi sabato il derby di Coppa Italia di Serie C contro il Padova dell’ex Bisoli.
Da quello che è trapelato la squadra compatta ha chiesto che gli stipendi siano pagati domani e, solo se questa condizione si verificherà, i giocatori biancorossi valuteranno la possibilità di giocare in trasferta all’«Euganeo.
In ogni caso oggi molti calciatori del Vicenza firmeranno la richiesta di svincolo per iniziare l’iter che, tra quindici giorni, consentirà loro di essere liberi e di poter firmare un nuovo contratto con un’altra società.
Una brutta situazione che l’Associazione italiana calciatori (Aic, il sindacato dei giocatori professionisti) tiene costantemente monitorata, dando pieno appoggio ai calciatori del Vicenza. L’Aic sottolinea — in un comunicato — come «nonostante continue promesse non vi è stata alcuna azione formale della nuova proprietà in ordine al pagamento degli stipendi arretrati. Per tali motivi l’Aic annuncia lo stato di agitazione dei calciatori professionisti tesserati con il Vicenza Calcio Spa e indice sin d’ora lo sciopero dei predetti calciatori per sabato 13 gennaio 2018, auspicando che il club, posto quanto sopra, adempia al pagamento delle somme contrattualmente dovute».
Da qualsiasi parte la si guardi, la situazione del Vicenza è drammatica, con quasi 15 milioni di euro di debiti, di cui circa sei rateizzati in dodici anni con l’Agenzia delle Entrate e con una lunga lista di creditori che bussano al portone del «Menti». Il quadro è desolante, con i giocatori che non hanno mai ricevuto la divisa e la tuta di allenamento invernale, con i pulmini sociali senza carburante e le squadre del settore giovanile che non hanno i «cinesini» e i palloni per allenarsi.
Non è rimasto più nulla della prima società calcistica a sorgere in Veneto il 9 marzo 1902, del Vicenza che si è meritato l’appellativo di Nobile Provinciale e di quella squadra che sotto la presidenza di Pieraldo Dalle Carbonare ha conquistato una storia Coppa Italia e l’anno successivo ha sfiorato la finale di Coppa delle Coppe uscendo in semifinale contro il Chelsea di Zola e Vialli.
«Non avrei mai pensato che una Provinciale potesse giocare così bene a calcio come il Vicenza» disse Gianni Brera al termine di una partita del Real Vicenza allenato da G.B. Fabbri. Quella squadra che, nel campionato 1977/1978, è arrivata seconda nel massimo campionato dietro la Juventus, ricevendo applaudi ovunque giocasse. Come per esempio al «San Paolo» di Napoli quando Paolo Rossi e compagni vinsero 4 a 1 e i settantamila napoletani sugli spalti si alzarono tutti in piedi ad applaudire la prestazione del Vicenza. La squadra di Pippo Filippi, di Giorgio Carrera, di capitan Faloppa e ovviamente di Paolo Rossi, un gruppo che giocava divertendosi e divertendo. Una società gloriosa che ha giocato trenta stagioni in Serie A, di cui ben venti conse
cutive tra il 1955 e il 1975. Un club che può vantarsi di avere lanciato con la maglia biancorossa due Palloni d’oro, Paolo Rossi e Roberto Baggio.
Ma il Vicenza è stato anche la prima società a essere sponsorizzata, il Lanerossi Vicenza. Quella squadra ha portato la R maiuscola cucita sulle magliette, il simbolo dell’azienda Lanerossi, la prima volta nello sport che un’azienda privata ha acquisito una squadra di calcio e ne ha messo a bilancio calciatori e gruppo tecnico, stadio, vittorie e sconfitte. Il Lanerossi Vicenza ancora adesso è conosciuto nel mondo, i tifosi biancorossi al «Menti» incitano i giocatori berici con il coro «Lane, Lane, Lanerossi, alè ...». Momenti magici, ricordi indelebili che la storia tramanda di generazione in generazione e che non verranno mai cancellati da un presente straziante in cui i tifosi del Vicenza non chiedono altro che il fallimento di questa gloriosa società avvenga almeno con dignità. Ormai tutti hanno capito che la gloriosa società di via Schio quasi sicuramente sparirà, ma proprio in questi momenti tragici la tifoseria si sta ricompattando e vuole far capire a tutti che il Vicenza ripartirà e tornerà ai livelli che gli competono.
La cosa che i tifosi chiedono è che si possa ripartire con persone serie e competenti, che abbiano a cuore un patrimonio inestimabile come è per la tifoseria biancorossa il Lanerossi Vicenza. Il fallimento farà piazza pulita dei disastrosi protagonisti degli ultimi quindici anni in cui la società berica ha collezionato solo delusioni sportive, retrocessioni umilianti e una situazione debitoria senza speranze.