Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Etiopia, stop alle adozioni «Tremo per il nostro Kena»
Il docente universitario e la moglie sono a un passo dal traguardo
Il nodo stretto alla gola, il pensiero fisso all’Etiopia e il cellulare sempre a portata di mano. È così che vivono da 48 ore le coppie in lista d’attesa per l’adozione di un bambino etiope: lo stop agli aspiranti genitori stranieri approvato all’improvviso dal parlamento di Addis Abeba ha fatto il giro del mondo ed è rimbalzato anche in Veneto, dove le famiglie coinvolte (e sconvolte) dalla novità sono almeno una ventina.
Non tutte quelle seguite dal Centro aiuti per l’Etiopia sono sulla stessa barca e non tutte rischiano di essere escluse: tre di loro hanno ottenuto la sentenza di adottabilità prima della votazione in parlamento e dunque dovrebbero essere al riparo da cattive sorprese, a meno che la nuova legge non abbia effetto retroattivo; le altre non hanno ancora concluso l’iter e dunque incrociano le dita, nella speranza di un ripensamento o almeno di una proroga. Fra le tre coppie con sentenza precedente al divieto di adozione internazionale ci sono anche due docenti dell’Università di Padova, che nelle scorse settimane avevano deciso di condividere su Facebook la gioia per l’esito della loro trafila burocratica e del loro viaggio in Africa: Paolo Gubitta, ordinario di Organizzazione aziendale e presidente del corso di laurea in Economia, e la moglie Margherita Morpurgo, ricercatrice al dipartimento di Scienze del farmaco, hanno ricevuto la chiamata che potrebbe cambiar loro la vita il 22 dicembre e la mattina di Natale sono saliti sull’aereo per Addis Abeba con altre cinque coppie (due venete e tre lombarde). Dopo tre giorni tra l’orfanotrofio, il tribunale e gli uffici comunali per i primi adempimenti, i coniugi Gubitta sono diventati ufficialmente genitori adottivi del piccolo Kena e il 29 dicembre sono rientrati a Padova, dove hanno già cominciato a tinteggiare la cameretta dell’ospite in arrivo; l’ultimo step è previsto per fine gennaio, quando Paolo e Margherita torneranno in Etiopia per registrare gli atti e portare a casa Kena.
Nel frattempo, però, il loro figlio adottivo è ancora là. E la nuova legge dice che, se non fosse stato già adottato, non potrebbe espatriare accompagnato da stranieri, anche se il suo certificato di abbandono dimostra che è solo al mondo e che nessuno può prendersi cura di lui: «Quando l’abbiamo saputo abbiamo pianto e adesso non pensiamo ad altro – confessa il professore di Economia -. I referenti del Centro aiuti per l’Etiopia ci hanno detto che tutte le pratiche già sentenziate andranno a buon fine e che dunque non dovrebbero esserci problemi, ma è difficile restare tranquilli».
Tutto ora dipende dalla tempistica e dalla burocrazia etiope: per chi ha fatto la domanda, ma sta ancora aspettando l’abbinamento ad un bimbo, le speranze sono ridotte al lumicino; per i coniugi Gubitta c’è qualche spiraglio in più. «Noi siamo stati abbinati a Kena lo scorso ottobre, abbiamo già la sentenza del tribunale e dunque siamo a metà del guado – spiega il neo papà adottivo -. Sapere che altre famiglie sono a un passo dal traguardo e se lo vedono sfuggire dopo anni di attesa è veramente triste. Per non parlare dei bambini che non potranno avere una famiglia».
Tra le storie sul filo del rasoio, c’è anche il caso di una coppia veneta che ha ricevuto il via libera all’adozione poche ore prima della votazione in parlamento: se la loro pratica andrà in porto, potrebbero essere proprio loro gli ultimi coniugi italiani ad aver adottato un bimbo etiope prima dello stop imposto dal governo di Addis Abeba.
Il docente Abbiamo incontrato nostro figlio in Etiopia a dicembre, speriamo che non ci sia retroattività