Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Turismo, onda cinese «20 milioni fra 7 anni»
Venerdì forum a Venezia: «Spendono 2500 euro a testa, apprezzano moda e... aria »
Giovani,incuriositi dall’Europa e capaci di spendere cifre che una famiglia italiana raramente investe in una vacanza di pochi giorni: 2.500 euro a testa. Sono i turisti cinesi, al momento una nicchia nel florido mercato del turismo europeo (solo il 12 per cento di chi esce dalla Cina, oggi, viene in Europa) ma i numeri aumenteranno a breve. Per Goldman and Sachs entro il 2025 ci saranno almeno 20 milioni di visitatori dell’ex impero celeste in luoghi come piazza San Marco a Venezia o Oxford street a Londra. Per capire l’entità del fenomeno è come se tutto il nord Italia si spostasse in massa per una vacanza.
È dunque comprensibile che l’Europa abbia deciso di dedicare un intero anno, il 2018, al «Turismo Europa-Cina» e la location prescelta per dare il via alle danze è Venezia dove, venerdì, arrivano il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, rappresentanti del governo cinese e la presidenza del consiglio Ue, ossia il ministro al Turismo della Bulgaria Nikolina Angelkova. Ma non solo, tra Palazzo Ducale (sede della cerimonia inaugurale dell’evento) e il casinò Ca’ Vendramin Calergi ci saranno 400 tra tour operator e imprenditori, di cui 150 cinesi e 250 europei.
La scelta di Venezia non è casuale, è la meta da sogno dei turisti di tutto il mondo, e qui, nel 2016, ci sono state quasi 396 mila presenze dalla Cina. «Molti visitatori cinesi non dormono a Venezia spiega Mara Manente, direttrice di Ciset (Centro internazionale di studi sull’economia turistica) -, la visitano in giornata in gruppi organizzati ma c’è da dire che quello cinese non è un mercato monolitico e sempre di più c’è chi parte per viaggi individuali». In vista dell’inaugurazione veneziana dell’anno del turismo Europa-Cina sono stati predisposti dalla Fondazione Italia Cina dei video-tutorial con dati che fanno percepire la portata del fenomeno. Un esempio? Tra il 2011 e il 2015, i salari cinesi sono raddoppiati e la capacità di spesa del viaggiatore è due volte superiore a quella di americani, tedeschi e inglesi. Inoltre, si tratta di giovani: il 56 per cento dei turisti è nato negli anni ’80, l’11 nei ’90 e il 60 viaggia con l’intera famiglia. In questo scenario, non sorprende che il magnate del mattone di Singapore, Ching Chiat Kwong, abbia acquistato due palazzi veneziani per farne hotel di lusso e voglia investire a Marghera, sui terreni del sindaco Luigi Brugnaro, per realizzare hotel, parcheggi e un palazzetto per sport e spettacoli. Inoltre, a Venezia, da quattro anni opera la Fondazione Emg dot Art di Hong Kong a favorire gli scambi in arte, design e architettura, tutti settori in cui la Cina è già molto presente in città con le collaborazioni con la Biennale. In vista di venerdì, è stato anche intervistato un campione di mille persone che ha già visitato l’Europa. E quello che emerge, sicuramente, farà sorridere molti: l’80 per cento degli intervistati ha gradito l’aria pulita delle nostre città e per tutto il soggiorno ha respirato a polmoni pieni, portando a casa il ricordo di luoghi poco inquinati. Tutti sono rimasti colpiti dalla storia e dalla bellezza ma c’è un dato che fa sì che il Belpaese scali la vetta d’Europa: il 79 per cento ha adorato lo shopping, specie di capi d’abbigliamento. Altra curiosità, ai cinesi piace scattare foto e qui ci sono «ottime opportunità di scatti-ricordo».
Ma c’è anche qualcosa che non va: ci sono troppi borseggi. «I cinesi - spiega un tour operator - viaggiano con molti contanti e sono facili vittime di furti». Il summit lagunare ha anche l’obiettivo di aumentare i rapporti imprenditoriali tra la nostra regione e la Cina, in Italia sono 509 le imprese italo-cinesi e una delle più importanti è proprio in Veneto, la Civet di Feltre (dal 2016 è all’80 per cento cinese). La nostra regione con il 7,29 per cento di investimenti cinesi è al terzo posto nazionale, con l’Emilia Romagna, ma la percentuale è ancora bassa, la Lombardia è quasi al 43 per cento, il Lazio al 17.