Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Se ha voluto denaro giusto mandarlo via» «Sbrigativo con me»
«Non sono previste visite a pazienti del professor Litta, oggi...». Androne della clinica Cittàgiardino, le 13 e un minuto, ieri. Divisa bianca, cerone di cortesia sopra una comprensibile tensione, la dipendente spiega: «Per favore, rispettate la tranquillità dei nostri pazienti. La clinica non ha nulla da dire...», sulla vicenda che chiama in causa il professore padovano, per una richiesta di denaro in cambio del taglio nell’attesa per un intervento ginecologico. Operazione che la finta pazientegiornalista aveva chiesto di affrontare nella Clinica di Ginecologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, il «lato pubblico» del professor Pietro Litta, chirurgo anche alla convenzionata Cittàgiardino con la formula dell’intra moenia. In verità, nel cuore del pomeriggio, arriva la nota di Luca Siliprandi, direttore della clinica padovana. E la verità è che Cittàgiardino ha già scaricato Pietro Litta: «Non esiste alcun rapporto, contratto, accordo privato tra la clinica ed il professor Pietro Litta...». La struttura ha un accordo con l’Azienda ospedaliera «per l’espletamento di attività di ginecologia da parte di specialisti messi a disposizione dall’Azienda ospedaliera stessa». Ad ogni buon conto, «in attesa di ogni chiarimento sui fatti, è sospesa ogni attività» del professore incastrato dalle reporter di Petrolio, striscia giornalistica di Rai 1. La mail è delle 16.07: la storia privata del dottor Litta si chiude qui.
Clinica Ginecologica e Ostetrica di via Giustiniani, sala d’attesa. La signora, settant’anni, è seduta poco oltre l’ingresso: «Litta? Mi faccia controllare...». Apre la cartellina con le carte mediche. Paziente ginecologica, in passato le hanno asportato un carcinoma, sette giorni è stata ricevuta dal professore per un esame specialistico. «Sì, il medico è lui. La visita è stata lunedì, la scorsa settimana». Ex infermiera, le chiediamo delle liste d’attesa: «No, nulla da dire in questo senso. Ho chiamato al Cup (il centro di prenotazione, ndr), avevo un codice 048 (disabilità oncologica, ndr) e mi è stata fissata per il giorno dopo». Quella visita, con una ginecologa diversa da Litta, sfocia nella prescrizione di un esame. Un mese e mezzo di attesa e si arriva a lunedì scorso, all’appuntamento con Litta. «Il test non si è potuto completare per problemi miei, che non specifico e che, in parte, temevo di avere». La paziente descrive un medico freddo: «“Non si può fare” mi ha detto, e basta. Sono stata io a chiedergli: “Cosa posso fare adesso? A chi mi rivolgo?”. “Vada dal ginecologo”, mi ha risposto. Non è così che si fa. Io ho una certa esperienza, ma i pazienti, specie con problemi gravi, vanno guidati, aiutati...». Sui soldi chiesti per saltare le liste d’attesa, l’ex infermiera è netta: «Va così da sempre. Ci sono tantissimi medici onesti e ineccepibili e altri che si comportano male, ora come ai tempi miei».
Padre trentenne di Megliadino San Vitale. A Padova ha avuto da poco il primo figlio: «Ci hanno mandato qui perché il parto è stato prematuro. Nulla da dire sul servizio. Le liste d’attesa? Ho visto il telegiornale, sì. Spero non sia vero». Stesso tenore per un neo papà di Bassano e per un paio di coppie padovane. All’esterno della clinica incrociamo una coppia con due lei: «Nulla da eccepire, nulla da dire, davvero. Abbiamo avuto un ginecologo esterno...». Tre giovanissime infermiere, pausa all’esterno della clinica: panino e sigarette. Pazienti dirottati nel privato e liste d’attesa saltate pagando. Quello di cui è accusato Litta è un unicum oppure...? «Siamo qui da poco — l’accento non è veneto —. Non so che dirti». «Mai sentito nulla di simile e comunque siamo le ultime ruote del carro; su questo con noi i medici non si confrontano», aggiunge un’altra. Se fosse vero, giusto allontanarli dalla struttura pubblica? «Per il medico sì. Se ha preso soldi per tagliare le liste è giusto mandarlo via. Per la dottoressa del pagamento in nero no(si riferisce ad Alessandra Andrisani, sempre ginecologa del reparto che, provocata da Petrolio, ha chiesto e ottenuto un pagamento in nero dopo una visita privata, ndr), altrimenti bisogna chiudere tutto. Parrucchieri, elettricisti, idraulici: il nero lo fanno tutti...».