Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Aziende, speranza per 140 lavoratori Lovato salva, una coop per Omba
L’industria di strada Casale resta a Vicenza con 23 operai. Concordato in bianco per la fabbrica di Torri: ma i dipendenti stanno pensando di comprarla
Trattative e intese per due aziende. Lovato Gas resterà vicentina, pur se a ranghi ridotti: ieri è stato raggiunto un accordo fra Fiom Cgil, Landi Renzo Group e Regione, una soluzione alla vicenda dello stabilimento di strada Casale dove da quattro mesi i circa 90 dipendenti tengono un presidio 24 ore su 24. Lovato non verrà smantellata, una linea produttiva rimarrà a Vicenza con 23 lavoratori. Per gli altri ci saranno forti incentivi economici, fino a 17 mensilità. In parallelo potrebbe esserci una svolta inattesa per la crisi dell’industria Omba di Torri i cui dipendenti stanno pensando di costituire una cooperativa e comprarsela.
«Un accordo soddisfacente. Permette di tenere aperta una parte di produzione a Vicenza» osservano Morgan Prebianca e Maurizio Ferron, della Fiom. «Non è una vittoria» avverte il segretario provinciale della Cgil Giampaolo Zanni, rilevando che «a causa di motivi legati alla finanza e alla Borsa» Vicenza perde comunque in parte lavoratori e risorse. Il risultato, mediato dall’assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan, è stato raggiunto con l’ad di Landi Group Cristiano Musi. «Rimane attiva una linea produttiva multivalvole per il gas che doveva andare all’estero: la cosa straordinaria è che grazie alla lotta l’azienda ha cambiato il piano industriale – spiega Prebianca – al lavoro rimarranno operai e impiegati. Per i 38 lavoratori rimasti, perché gli altri nel frattempo hanno trovato altre occupazioni, ci sarà un’uscita scaglionata da qui ad aprile: con la garanzia, oltre all’incentivo, della formazione e del ricollocamento con fondi regionali». Esprime «piena soddisfazione» anche lo stesso gruppo Landi, dove sottolineano che «Lovato Gas diventerà un polo dell’attività commerciale ed un centro di eccellenza nella ricerca e sviluppo». Plaude l’assessore Donazzan: «Alla base di questo risultato c’è stato il confronto maturo tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali, con il supporto delle istituzioni».
In parallelo, è partita la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 119 lavoratori della carpenteria meccanica pesante Omba, di Torri di Quartesolo. Specializzata in grandi opere, di proprietà della famiglia genovese Malacalza, Omba è stata messa in crisi da crediti inesigibili per circa 30 milioni. Con il licenziamento collettivo sono previsti per legge 75 giorni (due mesi e mezzo) di mediazione per trovare altre soluzioni di continuità produttiva. Ieri i sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm hanno incontrato i vertici aziendali in Confindustria: «Non ci sono novità, purtroppo. A gennaio i dipendenti lavorano e saranno pagati, c’è solo questa garanzia – osserva Carlo Biasin, Uilm – la nostra linea rimane ferma: chiediamo ai vertici aziendali e alla proprietà di pensare a un investimento in Omba, oppure collaborino noi per trovare un soggetto valido che garantisca la continuità produttiva». Alcuni dipendenti stanno pensando a mettersi in gioco direttamente. «Stiamo pensando anche a una cooperativa – conferma Diego Marchioro, dipendente di Omba ed ex sindaco - la via del salvataggio passa per l’acquisizione da parte di chi, privato o cooperativa dei lavoratori, proponga il mantenimento della produzione a Torri salvaguardando le grandi capacità tecniche e potenzialità produttive che Omba ha sempre espresso e ancora può esprimere. Nonostante la situazione finanziaria in questo momento sembri condannarci, sappiamo di avere know-how e volontà. Sappiamo di avere le potenzialità per “risorgere”». Anche il senatore dell’Udc Antonio De Poli si è interessato del caso Omba, sottoponendolo al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda .
Attiva Lovato: rimane una linea produttiva destinata all’estero Accordo Patto Fiom Cgil, Landi Renzo Group e Regione Torri Marchioro «Una coop per Omba che può risorgere»