Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Difesa idraulica, l’invaso sull’Agno avanza «Pronto a fine anno e sarà raddoppiato» Ieri sopralluogo a Trissino del Consorzio di bonifica Alta pianura veneta
D’estate è secco e arido, «non a caso in questi anni il cantiere non si è mai fermato». Da autunno a primavera però il torrente Agno, che dall’Ovest Vicentino scende fino alla Bassa Padovana, può passare in poche ore da una portata di 5 metri cubi d’acqua al secondo a 350 metri cubi, ondata di piena. Ed è dal 2014 che il Consorzio di bonifica Alta pianura veneta lavora per mettere le «briglie» a questo cavallo imbizzarrito, che nell’alluvione del 2010 invase le campagne: «Siamo in dirittura d’arrivo. Consegneremo l’invaso, con una capacità di 2,8 milioni di metri cubi, il 31 dicembre come previsto dalla Regione – dichiara il presidente dell’ente Silvio Parise – già adesso, in caso di emergenza, può accogliere un milione di metri cubi». In realtà è solo uno dei maxi invasi, in provincia. Sul Timonchio a Caldogno sono pronte le due vasche da 3,8 milioni di metri cubi che dovrebbero difendere la periferia di Vicenza, impedendo al Bacchiglione di tracimare. Buone notizie nelle scorse settimane sono arrivate anche per l’altra opera - da 1,2 milioni di metri cubi - che sorgerà a Vicenza. Dopo una serie
Borriero (direttore lavori) «Da una simulazione che abbiamo fatto, se sette anni fa ci fosse stata quest’opera l’Agno non sarebbe esondato»
di ritardi per problemi burocratici del bacino di viale Diaz è stato finalmente siglato il contratto: ora l’Ati Costruzioni Traverso-Consultecno ha 600 giorni per realizzare l’opera.
«Lo stesso bacino AgnoGuà verrà raddoppiato a valle, nei giorni scorsi la Regione Veneto ha aperto il bando per la progettazione» spiega Parise. La vera novità, però, è che l’invaso in corso di realizzazione nel territorio di Trissino è ormai quasi pronto. «Le opere sono realizzate all’80 per cento» spiega Parise. Il riferimento va anzitutto alla «briglia di selezione», un enorme pettine in cemento che impedisce all’Agno in piena di portare dentro nel bacino detriti di grandi dimensioni. Poi il corso d’acqua si inserisce nell’ «alveo in linea», un tratto molto ampio con una traversa di sbarramento finale che si riempie fino a 800mila metri cubi: da quel punto, completamente in modo meccanico, l’acqua tracima nella vasca vera e propria tramite una terza opera, la traversa di sfioramento (realizzata, come le altre). Ad emergenza finita, l’acqua esce da tre paratie, azionate dall’uomo. «Da una simulazione che abbiamo fatto, se sette anni fa ci fosse stata quest’opera l’Agno non sarebbe esondato» osserva Imerio Borriero, direttore dei lavori. L’invaso è un progetto da 17 milioni, il capitolato prevede che la ghiaia estratta possa essere venduta per 5,5 milioni. Ma proprio la ghiaia ha provocato un ritardo di qualche mese: «È un terreno molto basaltico, quindi pesante: i camion possono caricarne meno e i lavori sono più lenti. Ma l’opera verrà consegnata nei termini» assicura Parise.