Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Azione di responsabilità Veneto Banca il giudice lascia fuori Bankitalia e Consob
No alla citazione delle authority e di Pwc. Commissione bicamerale verso la relazione finale
Sì a chiamare in causa le assicurazioni e i dirigenti di Montebelluna già indagati a Roma. No a mettere nel mirino Bankitalia e Consob, che restano fuori dalla causa insieme ai revisori di Pwc. Nei giorni dell’allargamento dell’inchiesta penale su Montebelluna, con la Procura di Treviso che chiede lo stato d’insolvenza per procedere anche per bancarotta fraudolenta, è rilevante confrontare l’andamento del fronte penale con quello civile, incardinato al Tribunale delle imprese di Venezia con l’azione di responsabilità contro il cda del presidente Flavio Trinca e dell’amministratore delegato Vincenzo Consoli promossa dalla gestione del Fondo Atlante e poi continuato dai commissari liquidatori.
Rilevante anche perché il giudice del Tribunale delle imprese di Venezia ha deciso nei giorni scorsi di tener fuori dalla causa Banca d’Italia e Consob. Fatto tanto più rilevante se messo in rapporto al dibattito che ha tenuto banco a dicembre sull’efficacia dei controlli nelle venete e sul clamoroso scontro tra le due Authority emerso nella commissione parlamentare banche. Punto che sarà tra i gli aspetti rilevanti della relazione conclusiva della commissione che i gruppi parlamentare inizieranno a prendere in esame da stasera.
Rilevante la decisione di Venezia anche in rapporto al moltiplicarsi delle cause nei confronti di Pwc, vista da molti come l’unica via attaccabile, dopo il blocco delle cause, ad iniziare da Intesa, con il decreto di liquidazione del 25 giugno.
A tirare in ballo le Authority e i revisori erano stati ad ottobre gli avvocati di Vincenzo Chirò, l’imprenditore pugliese socio di riferimento di Banca Apulia, che nel 2009 venne fusa in Veneto Banca, secondo gli avvocati proprio su indicazione di Bankitalia che l’aveva indicata come partner solido, salvo poi dover aprire tra l’altro un infinito contenzioso milionario sui termini. Nonostante questo, Chirò si trova a rispondere alla richiesta di risarcimento per 2,3 miliardi avanzata dall’azione di responsabilità come membro del cda Consoli-Trinca, nonostante non potesse scalfire la gestione di una banca - è questa la tesi difensiva - solidamente nelle mani di Consoli affiancato da un ristretto nucleo di dirigenti, con l’appoggio di buona parte del cda. Assetto rispetto al quali peserebbero ben di più invece, secondo gli avvocati di Chirò, gli insufficienti controlli di Bankitalia certificati dalle relazioni ispettive del 2015 di Bce e Consob, chiamata a sua volta a rispondere delle mancate verifiche sull’aumento di capitale 2014. Ma il giudice ha detto no all’allargamento alle authority, che renderebbe a suo dire troppo complicato il procedimento. Così come non è di scarso rilievo il mancato coinvolgimento dei revisori, a differenza di altre cause consimili. Ora i legali di Chirò dovranno valutare se tentare una citazione diretta di Bankitalia e Consob, per poi tentare la riunificazione; ma appare tutto in salita.
Intanto sul fronte ex popolari, Intesa ha chiuso ieri il riacquisto dei bond al 2020 garantiti dallo Stato collocati da Bpvi e Veneto Banca lo scorso anno per salvare la liquidità, poco convenienti per Intesa sul fronte costi di raccolta. Il riacquisto con due anni di anticipo riguarda titoli per 1.703,3. Ne restano sul mercato per 898milioni.