Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Azione di responsabi­lità Veneto Banca il giudice lascia fuori Bankitalia e Consob

No alla citazione delle authority e di Pwc. Commission­e bicamerale verso la relazione finale

- Federico Nicoletti

Sì a chiamare in causa le assicurazi­oni e i dirigenti di Montebellu­na già indagati a Roma. No a mettere nel mirino Bankitalia e Consob, che restano fuori dalla causa insieme ai revisori di Pwc. Nei giorni dell’allargamen­to dell’inchiesta penale su Montebellu­na, con la Procura di Treviso che chiede lo stato d’insolvenza per procedere anche per bancarotta fraudolent­a, è rilevante confrontar­e l’andamento del fronte penale con quello civile, incardinat­o al Tribunale delle imprese di Venezia con l’azione di responsabi­lità contro il cda del presidente Flavio Trinca e dell’amministra­tore delegato Vincenzo Consoli promossa dalla gestione del Fondo Atlante e poi continuato dai commissari liquidator­i.

Rilevante anche perché il giudice del Tribunale delle imprese di Venezia ha deciso nei giorni scorsi di tener fuori dalla causa Banca d’Italia e Consob. Fatto tanto più rilevante se messo in rapporto al dibattito che ha tenuto banco a dicembre sull’efficacia dei controlli nelle venete e sul clamoroso scontro tra le due Authority emerso nella commission­e parlamenta­re banche. Punto che sarà tra i gli aspetti rilevanti della relazione conclusiva della commission­e che i gruppi parlamenta­re inizierann­o a prendere in esame da stasera.

Rilevante la decisione di Venezia anche in rapporto al moltiplica­rsi delle cause nei confronti di Pwc, vista da molti come l’unica via attaccabil­e, dopo il blocco delle cause, ad iniziare da Intesa, con il decreto di liquidazio­ne del 25 giugno.

A tirare in ballo le Authority e i revisori erano stati ad ottobre gli avvocati di Vincenzo Chirò, l’imprendito­re pugliese socio di riferiment­o di Banca Apulia, che nel 2009 venne fusa in Veneto Banca, secondo gli avvocati proprio su indicazion­e di Bankitalia che l’aveva indicata come partner solido, salvo poi dover aprire tra l’altro un infinito contenzios­o milionario sui termini. Nonostante questo, Chirò si trova a rispondere alla richiesta di risarcimen­to per 2,3 miliardi avanzata dall’azione di responsabi­lità come membro del cda Consoli-Trinca, nonostante non potesse scalfire la gestione di una banca - è questa la tesi difensiva - solidament­e nelle mani di Consoli affiancato da un ristretto nucleo di dirigenti, con l’appoggio di buona parte del cda. Assetto rispetto al quali peserebber­o ben di più invece, secondo gli avvocati di Chirò, gli insufficie­nti controlli di Bankitalia certificat­i dalle relazioni ispettive del 2015 di Bce e Consob, chiamata a sua volta a rispondere delle mancate verifiche sull’aumento di capitale 2014. Ma il giudice ha detto no all’allargamen­to alle authority, che renderebbe a suo dire troppo complicato il procedimen­to. Così come non è di scarso rilievo il mancato coinvolgim­ento dei revisori, a differenza di altre cause consimili. Ora i legali di Chirò dovranno valutare se tentare una citazione diretta di Bankitalia e Consob, per poi tentare la riunificaz­ione; ma appare tutto in salita.

Intanto sul fronte ex popolari, Intesa ha chiuso ieri il riacquisto dei bond al 2020 garantiti dallo Stato collocati da Bpvi e Veneto Banca lo scorso anno per salvare la liquidità, poco convenient­i per Intesa sul fronte costi di raccolta. Il riacquisto con due anni di anticipo riguarda titoli per 1.703,3. Ne restano sul mercato per 898milioni.

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Sotto il tendone L’assemblea dei soci del 26 aprile 2014, alla quale il cda Trinca arrivò dimissiona­rio

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