Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Melegatti, tornano scioperi e il rischio crac
Stallo in assemblea soci: campagna di Pasqua ferma, concordato in pericolo
Lostallo sul passaggio della maggioranza al fondo Abalone non fa partire la campagna di Pasqua. E per Melegatti tornano scioperi e il rischio fallimento.
VERONA Il miracolo di Natale di Melegatti rischia di non essere servito a nulla. E la storica azienda dolciaria veronese rischia, di nuovo, di sparire soffocata dai debiti (si ipotizza almeno una trentina di milioni di euro) e dall’incapacità dei soci di trovare un accordo che le possa garantire un futuro. L’assemblea che si è tenuta l’altro ieri doveva rappresentare un punto di svolta, ma si è risolta ancora in nulla di fatto. Il che lascia l’azienda fondata nel 1894 impantanata in un guado quanto mai pericoloso.
Venerdì, ai soci si chiedeva di sottoscrivere l’accordo quadro con il fondo Open Capital, della maltese Abalone Asset Management, così che il fondo potesse liberare la finanza adeguata per far partire la produzione pasquale e di ottenere, in cambio, la maggioranza della compagine societaria, una volta concluso il piano di ristrutturazione del debito. Sul fatto che dalla fir- ma sull’accordo dipendesse l’avvio della campagna pasquale, il fondo solo qualche giorno fa era stato piuttosto esplicito. In più, non va dimenticato che l’azienda ha depositato, il 7 novembre, al tribunale di Verona domanda di concordato in bianco. La scelta dei soci, invece, è stata di rinnovare il consiglio di amministrazione, che ha confermato la presidente Ema- nuela Perazzoli al suo posto, ma di non prendere nessun altro impegno. Un rinvio segnato, probabilmente, dalle profonde divisioni tra i soci e forse anche da insoddisfazione nei confronti del fondo, ma che di fatto inchioda la Melegatti all’immobilità industriale in un momento in cui, invece, dovrebbe produrre a pieno regime. Una non– scelta che rischia di segnare il destino di Melegatti. Senza il fondo anche il piano di ristrutturazione del debito, da presentare entro il 7 marzo in tribunale, rischia di saltare; e, salvo ulteriori proroghe, questo significa il fallimento dell’azienda che ha inventato e reso celebre il pandoro.
Un certo stupore per l’ennesimo rinvio della decisione traspare anche dalle parole di Egidio Dal Colle, il presidente dell’omonima azienda dolciaria veronese che ha sottoscritto una quota pari al 30% del veicolo creato dal fondo Abalone per realizzare l’investimento in Melegatti. In pratica Azienda Dolciara Dal Colle è il partner industriale che rende operativa l’operazione finanziaria.
«Onestamente – analizza Dal Colle–è difficilmente comprensibile l’atteggiamento della proprietà. Il fondo ha la possibilità di sistemare una situazione che è molto complessa, ma senza la firma sull’accordo-quadro non si può far nulla: e se non si firma, l’azienda rischia seriamente il fallimento».
Dal punto divi staind ustriale, poi, questo rinvio significa mettere a rischi ola produzione delle colombe e degli altri dolci da ricorrenza. «Più passano i giorni – ribadisce Dal Colle – e più si compromette la campagna di Pasqua. Purtroppo, noi non possiamo intervenire e l’unica cosa che possiamo fare è sperare che l’azienda si salvi. Però è un grandissimo peccato vedere una simile società in così grandi difficoltà: l’unica via di salvezza è il fondo. L’alternativa è una strada pericolosissima».
Situazione chiara anche ai sindacati che, dopo il mancato accordo, hanno fatto scattare l’allarme rosso. Un po’ di speranza è riposta nell’incontro che si terrà, martedì mattina, in prefettura a Verona. Al tavolo sono stati invitati tutti i protagonisti della vicenda, ma come avvenuto anche in passato, è possibile che più d’uno diserti. «Chiederemo e pretenderemo la verità», hanno ribadito lavoratori e sindacati che, proprio per martedì, hanno indetto uno sciopero. In Melegatti non si scioperava da novembre, da quando cioè l’ arrivo del fondo Ab alone aveva fatto gridare al miracolo. Ma adesso quella speranza si sta sgretolando.
Dal Colle L’unica via di salvezza è il fondo. L’alternativa è pericolosa