Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Spaccio, «droga all’ex vicequestore per tre anni»
VICENZA Un cliente picchiato a sangue, anche con la mazza da baseball, e minacciato di morte con una pistola puntata contro per farlo rientrare dal debito dovuto alla droga. E una tossicodipendente da rifornire cercando di estorcerle prestazioni sessuali. Non aveva scrupoli il gruppo criminale italo-albanese che avrebbe gestito un vasto traffico di droga, acquistata in diverse città del Nord Italia e spacciata a Vicenza, e per il quale la procura ha chiuso le indagini preliminari. Tra i cinque italiani che ne avrebbero fatto parte anche un papà che avrebbe assoldato il figlio, all’epoca (estate 2015) sedicenne, per cedere marijuana e hashish. Tra i clienti fidelizzati anche Michele Marchese, ex capo della squadra mobile, ormai fuori dalla polizia ( nella foto). Che per l’accusa si sarebbe pure fatto corrompere: cocaina in cambio di dichiarazioni e ricevute false per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno a quattro albanesi clandestini da inserire in un giro illegale. Stando alle contestazioni a rifornire Marchese sarebbe stato quello che viene considerato il capo e cioè Lucio Cerciello, 39enne di Vicenza (avvocato Lucia Maron), detenuto in carcere. Lo avrebbe fatto a lungo: dal 2012 fino al 20 giugno 2015 stando al capo di imputazione, per «una quantità indeterminata di cocaina». E così come Cerciello anche Adriano Ventola, 34enne di Torri, che sarebbe stato il fornitore (in un caso gli 8 grammi che avrebbe dovuto cedergli gli erano stati sequestrati prima dalla polizia) e Antonio Adinolfi, 50enne di Vicenza. I tre avrebbero lavorato anche assieme – e con la complicità di Alessandro Cutillo, 43enne della città, presunto corriere – per procurare droga all’ex vicequestore.
Banda Un padre ha usato il figlio per lo spaccio