Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Zarotti a Ca’ Pesaro Pop art e memoria del Rinascimento
A bbiamo
ancora negli occhi le tele iconiche e dalle campiture sature di luce abbagliante di David Hockney appese sui muri della Galleria di Ca’ Pesaro a Venezia fino allo scorso ottobre, e ritroviamo opere che riecheggiano quei dipinti. Fino al 18 febbraio il museo sul Canal Grande ospita «Veneziano Pop. Luciano Zarotti e Ca’ Pesaro negli anni ‘70-’80», a cura di Stefano Annibaletto e Marina Wallace, mostra centrata sul periodo giovanile dell’artista, coincidente con la sua attività nell’ambito della Fondazione Bevilacqua La Masa. Al secondo piano del palazzo, sono esposti otto grandi teleri dell’autore veneziano (classe 1942) e tra questi Il tuffatore (1978), in tutto una citazione di Hockney. Lavori materici, in cui Zarotti mescola la visione d’immagine della Pop Art con la memoria storica del Rinascimento: «Utilizzo - spiega Luciano Zarotti - la tecnica del ‘500, tempera grassa e pigmenti naturali. In quegli anni ho guardato a Hockney e Rauschenberg; gli azzurri hockneyiani mi ricordavano i celesti intensi che si vedono a volte in laguna». Da Graham Sutherland “ruba” la simbologia vegetale, dal Rinascimento veneziano il tonalismo, più evidente ne Il pittore e la modella, enorme opera inedita del 1979 finita in quest’occasione. «Nei suoi quadri - marca Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro - si vede l’amore per la pittura, la centralità dell’uomo». Al piano terra del museo, le incisioni di Zarotti.