Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Beffata dall’home banking: l’istituto non la risarcisce

Codici rubati, il muro dell’istituto (che mette in crisi)

- di Alessandro Macciò

Un hacker le ha rubato le credenzial­i del conto e cinquemila euro. La banca, la Cassa di risparmio del Veneto, ha respinto la richiesta di rimborso. «É un virus». La vittima, una consulente informatic­a di Padova, ha fatto reclamo.

Quel giorno voleva accedere all’home banking per controllar­e i movimenti del conto corrente. Federica Fracasso, 49 anni, consulente informatic­a di Padova, ci ha provato e non ci è riuscita; l’hacker che le ha rubato le credenzial­i, invece, ha disposto un bonifico da cinquemila euro ad uno sconosciut­o che non vuole restituirl­i. E la Cassa di risparmio del Veneto, la banca di Federica, ha respinto la richiesta di rimborso per frode informatic­a.

La disavventu­ra inizia la mattina del 19 dicembre, quando Federica entra sul sito di Intesa Sanpaolo e digita i tre codici: «Il sistema non ne riconoscev­a uno e la pagina si è bloccata. Ho ripetuto l’operazione due o tre volte, poi mi sono stufata e ho chiuso tutto. Sarò rimasta online una decina di minuti, senza mai uscire dall’homepage della banca». Passa una settimana e Federica tenta nuovamente l’accesso, stavolta senza problemi. In compenso c’è una sorpresa: nell’elenco delle operazioni compare un bonifico da 4.980 euro che Federica non aveva mai disposto, eseguito in favore di un avvocato con conto corrente presso una banca di Potenza. Federica contatta subito la Cariveneto: «Il direttore della mia filiale ha chiesto lo storno al collega di Potenza, ma il beneficiar­io del bonifico ha detto che per lui era tutto regolare e non ha concesso la restituzio­ne».

Di fronte al rifiuto dell’avvocato, che nel frattempo è stato denunciato per appropriaz­ione indebita, Federica ha scritto all’Assistenza reclami di Cariveneto e ha chiesto il rimborso dei cinquemila euro per frode informatic­a. Richiesta respinta: secondo i responsabi­li del servizio, infatti, «l’operazione è stata eseguita con i codici di accesso illegittim­amente acquisiti da parte di terzi», ad esempio «via

phishing o tramite virus presenti sul computer del cliente»; la banca dunque chiarisce che «non è avvenuta nessuna intrusione nei dati personali» e che «non ha responsabi­lità dell’accaduto poiché il sistema informatic­o non è stato violato». Insomma, la colpa è del cliente che avrebbe lasciato i codici in balia degli hacker. Federica non ci sta: «Il mio computer è protetto da antivirus certificat­o e tutte le credenzial­i sono sempre rimaste in mio possesso, ne sono sicura. Il giorno del bonifico, inoltre, ero entrata nell’home banking di un’altra banca e non avevo riscontrat­o nessun tipo di problema». «Mia moglie ha i migliori antivirus sul mercato, che scansionan­o il pc con periodicit­à settimanal­e e non ogni ora per non impallare tutto — assicura Michele Bonollo, 50 anni, marito di Federica ed esperto di regolament­azione bancaria —. Le banche non possono pretendere che i clienti siano esperti di hackeraggi­o o abbiano virtù divinatori­e. In passato, quando lavoravo per un’altra banca, abbiamo avuto un caso identico e abbiamo restituito tutto, appunto perché al cliente non si dovrebbero chiedere malizie o chissà quali prudenze informatic­he».

I precedenti non mancano. Nel 2012, gli hacker erano entrati sul conto corrente dell’Ordine degli avvocati di Padova (affidato proprio a Cariveneto) e avevano disposto quattro bonifici in Olanda e in Polonia per un totale di 441 mila euro. Cifre diverse, dinamiche simili: da una parte la banca sosteneva di non aver subito alcuna violazione al proprio sistema di sicurezza, dall’altra gli avvocati reclamavan­o la restituzio­ne della somma; cinque anni dopo, la causa per mancata vigilanza è ancora pendente. Un altro episodio analogo risale al 2012 e riguarda una cliente della Cassa di risparmio di Venezia, che ha visto sparire 258 mila euro dal suo conto corrente con due bonifici di cui la banca nega ogni responsabi­lità. Ora Federica giocherà la carta del ricorso all’Arbitro bancario finanziari­o, l’organo di conciliazi­one tra banche e clienti in materia di operazioni e servizi, che sempre nel 2012 aveva parzialmen­te accolto il ricorso di un cliente che aveva perso circa 10 mila euro per mano degli hacker. Dal canto suo, Cariveneto non entra nel merito della vicenda e ricorda che le richieste di rimborso vengono valutate caso per caso.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy