Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Corruzione in carcere, altre quattro condanne

Cinque anni a un agente del Due Palazzi e 11 anni a tre detenuti presi con droga e sim

- Roberta Polese

Corruzione in carcere, sono arrivate le prime condanne: cinque anni all’agente di polizia penitenzia­ria Francesco Corso, quattro anni a Salvatore Allia, quattro anni a Goran Jesilic e 2 anni e 8 mesi ad Alex Mosca.

Corso era un agente del carcere pescato a cedere droga e cellulari in cambio di soldi e sigarette agli altri imputati, tutti detenuti al Due Palazzi di Padova. Il complice Salvatore Allia è il catanese condannato per l’omicidio e la soppressio­ne di cadavere di un ex dipendente, nonché probabile amante della moglie, avvenuto nel 2003. Una storia che era stata rispolvera­ta a fine settembre quando è stato arrestato il figlio di Allia, Benedetto, per l’omicidio di Francesco Mazzei e il tentato omicidio di Yassine Lemfaddel a Bagnoli di Sopra. Jesilic è un cinquanten­ne conosciuto come l’«Hitler serbo» condannato dal tribunale dell’Aja a 40 anni di carcere, poi ridotti a 30, per aver ucciso e torturato un centinaio di persone, croate e musulmane, nel campo di concentram­ento di Luka a Brcko, nel nord della Bosnia, nel maggio del 1992. Mosca, invece, è un ex rapinatore veronese di banche, arrestato nel 2004 quando aveva 26 anni.

A chiedere le condanne il pubblico ministero Sergio Dini, che aveva aperto nel 2013 il primo fascicolo che aveva portato alla luce lo scandalo delle corruzioni in carcere. I fatti risalgono all’ormai lontano 2010, quando Jesilic viene sorpreso con un cellulare. Gli agenti della Mobile scoprono così che a passare sottobanco il telefono al criminale di guerra è stato proprio chi avrebbe dovuto sorvegliar­lo, vale a dire Corso, agente che, nel corso delle indagini, diversi detenuti hanno definito come «soggetto avvicinabi­le e corruttibi­le». Grazie al telefono fornito da Corso, Jesilic è riuscito a contattare i suoi familiari. La stessa possibilit­à l’avrebbe avuta anche Allia che aveva chiamato il figlio Benedetto. Mosca, infine, avrebbe optato per il pagamento dei favori in denaro: cercando tra i conti correnti di Corso gli inquirenti hanno trovato un bonifico effettuato in suo favore dall’ex fidanzata del rapinatore.

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