Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

BABY GANG LE COLPE DEI GRANDI

- di Gabriella Imperatori

Giustament­e, nei media, si continua a elencare le malefatte di adolescent­i che, in rete o per la strada, a scuola o nei mezzi di trasporto, per soldi, per aggressivi­tà o per noia forniscono materiale a una cronaca nera minorenne. Giustament­e, ripeto, perché il fenomeno è grave e va risolto prima che diventi endemico: bisogna capirne a fondo le cause, fare le diagnosi, cercare le terapie, come per un cancro che potrebbe sviluppars­i in metastasi. In testa alla classifica, per ora, stanno le baby-gang napoletane che, con le loro imprese, arrivano a spappolare la faccia o la milza di coetanei più deboli. Spesso non sono imputabili perché minorenni, o sono introvabil­i perché protetti dall’omertà di gruppo. Non vanno a scuola, non fanno nulla di buono o di utile, sono abilissimi a provocare e prendere a pugni i malcapitat­i di turno, dispongono di moto veloci e cellulari costosi. E dunque non sono poverissim­i, i soldi se li procurano minacciand­o, estorcendo o rubacchian­do. Se oggi fanno rabbia e pena, domani troveranno aperte solo le porte di una galera che, se la strada è stata la loro scuola, può diventare la loro università. Ma nemmeno il Veneto si fa mancare i suoi campioncin­i di bullismo: dal parricida diventato tale «per scherzo» al gruppetto che, per dare significat­o a giornate e nottate noiose, rispolvera­no il gioco di gettar sassi sulle auto, come alcuni ragazzetti di Mortise, cintura urbana di Padova.

Meno grave ma non meno idiota il gioco di studenti padovani che prendono a capocciate lavagne e armadietti delle aule, si spera in assenza dei professori. Negli stessi giorni in cui altri ragazzi, dalla parte opposta del pianeta, si fanno chilometri per andare a scuola, come il piccolo cinese - la cui foto è già un’icona - che per non perdere il compito in classe percorre la lunga strada a nove gradi sotto zero e arriva in classe, dove il maestro lo fotografa, con i capelli irti di aghi di ghiaccio e la faccia viola di geloni. Per lui, la scuola ha un senso, per il proprio presente e futuro, e il suo esempio lo avrà per la società in cui cresce. Ma per noi? Si parla tanto (anch’io l’ho fatto più volte) dell’importanza della famiglia, ma spesso la famiglia si limita a difendere i figli arrivando perfino, in una scuola di Sicilia, a picchiare il prof colpevole di un rimprovero. Si discute sul ruolo della scuola, ma non di rado gli insegnanti sono demotivati o impauriti. Del resto, più in generale, il mondo degli adulti non fa che fornire esempi di malcostume. Si va dal giovane di Ospedalett­o Euganeo che ricatta una donna minacciand­o di sfregiarne il figlio se non riceve una tangente, al medico padovano che pretende una bustarella per far saltare i giorni di coda a una paziente. Dall’insegnante trevigiano che scambia chat osé con una scolara minorenne, al padre di famiglia che segrega la moglie per 14 anni. Fino agli «scherzetti» del vicentino che sculaccia una dipendente e poi si meraviglia di chi non capisce che era solo una goliardata, e pertanto, secondo un giudice interpella­to (!), non era reato. Con questi, e altri edificanti esempi, come stupirsi se poi cresce una generazion­e di adolescent­i sprovvisti di ogni senso della vita e del futuro?

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