Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Si candida anche Mascolo il giudice con la pistola
Treviso, il magistrato chiede l’aspettativa e si presenta per «Noi con l’Italia». «Avanti i migliori»
«Se i migliori continuano a stare in poltrona a la- mentarsi, le cose, in questo Paese, andranno sempre peggio». Con questa motivazione il giudice di Treviso Angelo Mascolo ha chiesto l’aspettativa per candidarsi alle politiche nelle file di «Noi con l’Italia». Noto per le polemiche, disse: «Giro armato per sentirmi sicuro».
Ha deciso di scendere in campo alle elezioni politiche con «Noi per l’Italia» (la cosiddetta quarta gamba del centrodestra»), pronto a mettere in naftalina la toga per indossare le vesti del parlamentare, perché: «Se i migliori continuano a stare in poltrona a lamentarsi, le cose, in questo Paese, andranno sempre peggio».
Parola di Angelo Mascolo, magistrato dell’ufficio gip del tribunale di Treviso che, nella tarda mattinata di ieri, ha inviato al Consiglio Superiore della Magistratura la richiesta di aspettativa per motivi elettorali. «Mi è arrivata una proposta dalla “quarta gamba”, una formazione politica di destra moderata della quale condivido il programma e con la quale ho deciso di provare a fare qualcosa», spiega. La sua istanza è stata subito presa in carico dal Csm che la valuterà nel corso di un Plenum straordinario convocato per oggi.
«Mi hanno contattato spiega il magistrato trevigiano -, non sto a dire chi perché mi voglio riconoscere in un gruppo e negli obiettivi che persegue. Sono felice per la stima che mi è stata dimostrata e sono pronto a mettermi in gioco». Il perché, lo spiega lui stesso: «Modestia a parte, i migliori devono darsi da fare. Io voglio dare il mio contributo per migliorare un po’ la situazione attuale, che non è delle migliori».
Guai però a chiedergli se nel suo futuro politico intravvede qualche incarico nell’ambito della giustizia: «Io porto diverse esperienze, ho fatto vari lavori nella mia vita. Certo il problema della giustizia in Italia è uno tra i maggiormente sentiti e da affrontare. Ma una cosa è candidarsi con un partito che non è che sia enorme, un’altra pensare di fare chissà cosa».
Mascolo è noto soprattutto per alcune dichiarazioni rese a giornali e televisioni, dopo un diverbio avuto con un automobilista per un sorpasso. Scosso dalla vicenda, aveva preso carta e penna e scritto una lettera nella quale senza misure dichiarava: «Lo Stato non è più in condizioni di garantire la sicurezza dei cittadini, anzi semplicemente non c’è più. D’ora in poi faccio da me, mi armo». Parole che aveva ribadito nei talk show sulle reti nazionali, finendo nel mirino del Csm, che aveva aperto una procedura disciplinare. Un episodio che però, precisa Mascolo, non ha influito sulla sua decisione di candidarsi: «Non c’entra nulla, le mie parole sono state confuse come un’invettiva mentre volevano solo essere le osservazioni di un cittadino. E non vorrei fossero considerate come una dichiarazione per entrare in politica».
Mascolo è abituato a essere al centro della ribalta, per le sue sentenze spesso contestate e per le sue dichiarazioni. Lo era quando, assegnato al dibattimento, si conquistò il soprannome di «giudice dei record»: in una mattina gestì 69 udienze in soli 195 minuti. E lo è da gip. Le sue sentenze gli sono spesso costate attacchi e interrogazioni parlamentari da parte della Lega Nord, per certe «scarcerazioni o assoluzioni facili». Come quella con la quale, nel 2015, annullò l’arresto di cinque albanesi accusati di trenta furti e così sfuggenti da essere stati ribattezzati «la banda dei fantasmi». Decisione sconfessata prima dal Riesame e poi dalla Cassazione, mentre loro sparivano nel nulla. Al clamore suscitato dalle sue decisioni, Mascolo serafico rispondeva: «Da lungo tempo ho cessato di interessarmi delle critiche. Io faccio il mio provvedimento. Poi, se è sbagliato, lo impugnano, se invece è giusto va avanti. Capito? Questo è».