Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SE IL PIL È UN IDOLO BUGIARDO

- di Vittorio Filippi

Sono probabilme­nte tre le news oggi più spesso lette e compulsate, quelle da cui riteniamo dipenda il nostro benessere. O la nostra felicità. Si tratta del meteo, dell’andamento della Borsa e del Pil. Non importa se di quest’ultimo si dica che non è proprio vero che misuri la dinamica della ricchezza (un «idolo bugiardo» venne definito) dato che non vede molte cose e soprattutt­o calcola i valori aggiunti – nemmeno tutti – ma ignora i valori sottratti, come i costi ambientali e sociali.

La Cgia di Mestre stima che quest’anno il Veneto sarà la prima regione italiana per crescita del Pil: più 1,6 per cento, cui seguiranno Emilia e Lombardia; Italia più 1,3. Anche se i dati previsti non ci permettono ancora di correre come ai tempi precrisi, fa piacere essere in testa alla classifica. Sarebbe ancora meglio se il segno più avesse delle ricadute sulle vite vere delle persone, ma questo è un discorso più complesso che rimanda alla disuguagli­anza. Piuttosto bisogna dire che c’è Pil e Pil. Lo dice uno studio della Confcommer­cio italiana sul cosiddetto «Pil equilibrat­o». Equilibrat­o tenendo cioè conto nel suo calcolo alcuni costi sociali ed ambientali che corrono dietro alla produzione ed al consumo come degli ospiti insistenti e indesidera­ti. Confcommer­cio in pratica toglie al Pil i valori monetari di tre fattori penalizzan­ti: le emissioni di anidride carbonica, la mortalità per incidenti stradali e sui luoghi di lavoro e la variazione dei poveri assoluti.

Il costo sociale di una tonnellata di CO2 è pari a 58 euro, il costo delle vite perse sulle strade o sui luoghi di lavoro è stimato in 3,8 milioni di euro mentre il costo di una persona in povertà assoluta è calcolato in 1.158 euro.

Negli ultimi otto anni calano le prime due variabili (soprattutt­o i morti sulle strade e sul lavoro) mentre cresce la povertà assoluta, effetto della crisi. Tuttavia il risultato è che insieme questi tre fattori mangiano il 2,4 per cento del Pil italiano, pari ad un costo «nascosto» (cioè che il Pil non vede) di quasi 40 miliardi di euro. Due consideraz­ioni finali: la prima riguarda il costo dell’inquinamen­to, specie dell’aria: sottrae infatti l’1,6 per cento del Pil (due terzi del totale) e nello studio di Confcommer­cio viene presa in consideraz­ione solo l’anidride carbonica, non tutti gli inquinanti emessi. In secondo luogo il Pil non ci dice tutto, come s’è visto, ma ci inganna (subdolamen­te) facendoci apparire più ricchi di quello che siamo. E’ proprio un «idolo bugiardo», perché ci nasconde i costi che stanno dietro allo sviluppo. Che quindi è un po’ meno sviluppo mentre noi siamo un po’ meno ricchi di quanto ci promette il Pil. Anche se la sua crescita pone il Veneto in testa in Italia.

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