Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il giudice: «Intesa deve risarcire i soci danneggiati»
Svolta per Veneto Banca (ma anche per Bpvi) Colpo al decreto del governo: «Ci opporremo»
VENEZIA
Veneto Banca, il giudice chiama Intesa a risarcire i soci danneggiati. La clamorosa svolta è arrivata ieri a Roma, nell’udienza preliminare del processo. Il giudice Lorenzo Ferri ha accolto la richiesta delle parti civili, facendo saltare il blocco alla causa di risarcimento per le azioni. Una soluzione per evitare l’incostituzionalità del decreto, con effetti possibili anche su Bpvi. Gli avvocati di parte civile esultano ma si annuncia una dura battaglia legale: «Decisione illogica e illegale - replica Intesa -. Ci opporremo».
VENEZIA
Veneto Banca, il giudice chiama Intesa a risarcire i soci danneggiati. Il colpo di scena, con la decisione clamorosa che apre una prima breccia - provvisoria ma rilevante - nel decreto di liquidazione del 25 giugno di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, è maturato ieri mattina a Roma, nell’udienza preliminare davanti al giudice Lorenzo Ferri, che sta costituendo le parti civili nel procedimento per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza con 11 indagati, tra amministratori, dirigenti e uomini d’affari a partire dagli ex presidente e amministratore delegato, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli. Di fronte alla richiesta dagli avvocati di parte civile, il giudice, sciogliendo la riserva, ha deciso di citare in giudizio Intesa come responsabile civile dei danni conseguenza dei reati. Così le parti civili potranno chiamare in causa la banca che ha rilevato, con il sostegno dei fondi statali, la «polpa» delle ex popolari, in forza di un contratto, tradotto poi in decreto dal governo, che impediva di rivolgerle le cause sulla compravendita delle azioni.
Va detto che si tratta della decisione del Giudice per l’udienza preliminare, che il collega del successivo processo potrebbe ribaltare. E che nel processo la battaglia sarà durissima. Perché, se l’orientamento fosse confermato, i danni rischiano di essere pesanti. Tra gli 1,5 e i 2 miliardi, secondo gli accantonamenti messi dalle due banche negli ultimi bilanci. «Due miliardi circa -, quantifica poi a spanne l’avvocato Sergio Calvetti - solo i miei patrocinati valgono danni per 800 milioni e sono circa la metà del totale dei 2 processi. Se aggiungiamo anche i bond subordinati, siamo a quella cifra».
Così la replica di Intesa Sanpaolo, ieri sera, è stata ruvida. In una nota, la banca dice di aver appreso «con sconcerto del possibile coinvolgimento come preteso responsabile civile per i reati di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio di cui sono accusati gli ex manager e sindaci di Veneto Banca in liquidazione coatta». Fatti del passato, che nulla hanno a che fare con il nuovo corso impresso dal salvataggio, con cui «Intesa - prosegue la nota - ha acquisito solo determinati attivi, passivi e rapporti giuridici di Veneto Banca e Bpvi», evitando «effetti dirompenti per l’economia del Paese e gravi riflessi sociali soprattutto a Nordest, salvaguardando affidamenti, depositi e lavoro di migliaia di
Le reazioni Esultano gli avvocati: «Provvedimento costituzionalmente orientato importante per i risarcimenti». E ora si attende il secondo test su Bpvi
persone». La conseguenza per la banca è una: «Il coinvolgimento di Intesa in vicende del passato che riguardano altri è contrario alla legge e ancor prima ad ogni logica. Intesa non mancherà di difendersi in ogni sede e di esercitare ogni suo diritto legale e contrattuale».
Fin qui Intesa. Ma è certo che intanto la prima decisione di un giudice sull’impossibilità di far causa per decreto è una svolta clamorosa. Il giudice, che ha poi respinto la richiesta di rivalsa su Bankitalia e Consob, indicate come vittime dell’ostacolo alla vigilanza, e sui revisori contabili di Pwc, tira in ballo Intesa, con una decisione che interpreta la Costituzione e che impedisce di sollevare il dubbio di legittimità costituzionale, spostando il contendere nel processo di primo grado. Facendone la sede in cui i risparmiatori, che si ritengono danneggiati, potranno rivolgersi, sperando di trovare i soldi. E con riflessi anche sul procedimentofotocopia di Popolare di Vicenza, dove l’udienza preliminare dovrebbe decidere sul punto il 3 febbraio. E sarà interessante vedere se si allineerà o ribalterà quanto deciso a Roma.
Ieri, su Veneto Banca, sul citare Intesa, il giudice non ha avuto dubbi che la possibilità sussista in forza dell’articolo 2560 del codice civile, per cui l’acquirente di una società si fa carico dei debiti pregressi. Ma il decreto di giugno blocca la possibilità di farlo su Intesa per i soci danneggiati dalla compravendita di azioni o bond subordinati di Veneto Banca. Così però il decreto rischia di essere incostituzionale, scrive il giudice: escludere solo questa categoria di potenziali danneggiati, crea pesanti disparità di trattamento. Per salvare il decreto, scrive il giudice, l’unica è considerare che nel testo non c’è alcuna deroga espressa all’articolo 2560. Così lo stop alle rivalse riguarda solo i rapporti tra Veneto Banca e Intesa, mentre resta su Intesa la responsabilità verso i danneggiati.
Ovvio che gli avvocati delle parti civili esultino. «Il provvedimento potrebbe aprire prospettive importanti sui risarcimenti», esordisce Matteo Moschini. «Il Gup ha accolto la richiesta con una lettura costituzionalmente orientata», sostiene Fabio Pinelli, difensore di Flavio Trinca. «L’ordinanza fa entrare nel processo il vero beneficiario di questa nebbiosa operazione, iniziata ben prima del decreto», aggiunge Alessandro Moscatelli, difensore di Consoli. «Ci davano per matti, quando sostenevamo con un parere di 70 pagine che la norma era incostituzionale e che Intesa doveva rispondere», dichiara Calvetti. «I risparmiatori truffati meritano il rispetto dei loro diritti, come tutti gli altri cittadini - conclude Francesco Compagna -. L’autorità giudiziaria non può che seguire le regole del diritto, non sempre coincidenti con le scelte politiche».