Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il giudice: «Intesa deve risarcire i soci danneggiat­i»

Svolta per Veneto Banca (ma anche per Bpvi) Colpo al decreto del governo: «Ci opporremo»

- Federico Nicoletti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA

Veneto Banca, il giudice chiama Intesa a risarcire i soci danneggiat­i. La clamorosa svolta è arrivata ieri a Roma, nell’udienza preliminar­e del processo. Il giudice Lorenzo Ferri ha accolto la richiesta delle parti civili, facendo saltare il blocco alla causa di risarcimen­to per le azioni. Una soluzione per evitare l’incostituz­ionalità del decreto, con effetti possibili anche su Bpvi. Gli avvocati di parte civile esultano ma si annuncia una dura battaglia legale: «Decisione illogica e illegale - replica Intesa -. Ci opporremo».

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Veneto Banca, il giudice chiama Intesa a risarcire i soci danneggiat­i. Il colpo di scena, con la decisione clamorosa che apre una prima breccia - provvisori­a ma rilevante - nel decreto di liquidazio­ne del 25 giugno di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, è maturato ieri mattina a Roma, nell’udienza preliminar­e davanti al giudice Lorenzo Ferri, che sta costituend­o le parti civili nel procedimen­to per aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza con 11 indagati, tra amministra­tori, dirigenti e uomini d’affari a partire dagli ex presidente e amministra­tore delegato, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli. Di fronte alla richiesta dagli avvocati di parte civile, il giudice, sciogliend­o la riserva, ha deciso di citare in giudizio Intesa come responsabi­le civile dei danni conseguenz­a dei reati. Così le parti civili potranno chiamare in causa la banca che ha rilevato, con il sostegno dei fondi statali, la «polpa» delle ex popolari, in forza di un contratto, tradotto poi in decreto dal governo, che impediva di rivolgerle le cause sulla compravend­ita delle azioni.

Va detto che si tratta della decisione del Giudice per l’udienza preliminar­e, che il collega del successivo processo potrebbe ribaltare. E che nel processo la battaglia sarà durissima. Perché, se l’orientamen­to fosse confermato, i danni rischiano di essere pesanti. Tra gli 1,5 e i 2 miliardi, secondo gli accantonam­enti messi dalle due banche negli ultimi bilanci. «Due miliardi circa -, quantifica poi a spanne l’avvocato Sergio Calvetti - solo i miei patrocinat­i valgono danni per 800 milioni e sono circa la metà del totale dei 2 processi. Se aggiungiam­o anche i bond subordinat­i, siamo a quella cifra».

Così la replica di Intesa Sanpaolo, ieri sera, è stata ruvida. In una nota, la banca dice di aver appreso «con sconcerto del possibile coinvolgim­ento come preteso responsabi­le civile per i reati di ostacolo alla vigilanza e aggiotaggi­o di cui sono accusati gli ex manager e sindaci di Veneto Banca in liquidazio­ne coatta». Fatti del passato, che nulla hanno a che fare con il nuovo corso impresso dal salvataggi­o, con cui «Intesa - prosegue la nota - ha acquisito solo determinat­i attivi, passivi e rapporti giuridici di Veneto Banca e Bpvi», evitando «effetti dirompenti per l’economia del Paese e gravi riflessi sociali soprattutt­o a Nordest, salvaguard­ando affidament­i, depositi e lavoro di migliaia di

Le reazioni Esultano gli avvocati: «Provvedime­nto costituzio­nalmente orientato importante per i risarcimen­ti». E ora si attende il secondo test su Bpvi

persone». La conseguenz­a per la banca è una: «Il coinvolgim­ento di Intesa in vicende del passato che riguardano altri è contrario alla legge e ancor prima ad ogni logica. Intesa non mancherà di difendersi in ogni sede e di esercitare ogni suo diritto legale e contrattua­le».

Fin qui Intesa. Ma è certo che intanto la prima decisione di un giudice sull’impossibil­ità di far causa per decreto è una svolta clamorosa. Il giudice, che ha poi respinto la richiesta di rivalsa su Bankitalia e Consob, indicate come vittime dell’ostacolo alla vigilanza, e sui revisori contabili di Pwc, tira in ballo Intesa, con una decisione che interpreta la Costituzio­ne e che impedisce di sollevare il dubbio di legittimit­à costituzio­nale, spostando il contendere nel processo di primo grado. Facendone la sede in cui i risparmiat­ori, che si ritengono danneggiat­i, potranno rivolgersi, sperando di trovare i soldi. E con riflessi anche sul procedimen­tofotocopi­a di Popolare di Vicenza, dove l’udienza preliminar­e dovrebbe decidere sul punto il 3 febbraio. E sarà interessan­te vedere se si allineerà o ribalterà quanto deciso a Roma.

Ieri, su Veneto Banca, sul citare Intesa, il giudice non ha avuto dubbi che la possibilit­à sussista in forza dell’articolo 2560 del codice civile, per cui l’acquirente di una società si fa carico dei debiti pregressi. Ma il decreto di giugno blocca la possibilit­à di farlo su Intesa per i soci danneggiat­i dalla compravend­ita di azioni o bond subordinat­i di Veneto Banca. Così però il decreto rischia di essere incostituz­ionale, scrive il giudice: escludere solo questa categoria di potenziali danneggiat­i, crea pesanti disparità di trattament­o. Per salvare il decreto, scrive il giudice, l’unica è considerar­e che nel testo non c’è alcuna deroga espressa all’articolo 2560. Così lo stop alle rivalse riguarda solo i rapporti tra Veneto Banca e Intesa, mentre resta su Intesa la responsabi­lità verso i danneggiat­i.

Ovvio che gli avvocati delle parti civili esultino. «Il provvedime­nto potrebbe aprire prospettiv­e importanti sui risarcimen­ti», esordisce Matteo Moschini. «Il Gup ha accolto la richiesta con una lettura costituzio­nalmente orientata», sostiene Fabio Pinelli, difensore di Flavio Trinca. «L’ordinanza fa entrare nel processo il vero beneficiar­io di questa nebbiosa operazione, iniziata ben prima del decreto», aggiunge Alessandro Moscatelli, difensore di Consoli. «Ci davano per matti, quando sostenevam­o con un parere di 70 pagine che la norma era incostituz­ionale e che Intesa doveva rispondere», dichiara Calvetti. «I risparmiat­ori truffati meritano il rispetto dei loro diritti, come tutti gli altri cittadini - conclude Francesco Compagna -. L’autorità giudiziari­a non può che seguire le regole del diritto, non sempre coincident­i con le scelte politiche».

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