Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Benetton lancia «Fabrica Circus» «Il nuovo piano? Almeno un anno»

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Luciano Benetton Gli anni dei manager sono stati una paura di riflession­e, che ora è finita. Dobbiamo smettere di copiare i copiatori

TREVISO Gli anni dei manager sono stati «una pausa di riflession­e che adesso è finita». In che modo, a parte il ritorno del fondatore al timone, non si sa bene perché per avere qualche informazio­ne sul piano industrial­e del Gruppo Benetton «occorrerà attendere almeno un altro anno». Parole di Luciano Benetton, ieri, accanto a Oliviero Toscani, nell’arena della sede di Fabrica che cambia anch’essa pelle per diventare Fabrica Circus e calamitare talenti dell’immaginazi­one ogni giorno dell’anno dalle ore zero a mezzanotte. «Stiamo cercando di ripristina­re le operazioni secondo i nostri standard — è l’espression­e usata ancora dal presidente per tratteggia­re la nuova rotta — che convergono nella filosofia di far bene il nostro lavoro. Cosa che è mancata negli ultimi anni». Gli anni cominciati con il delisting del 2012, il progressiv­o affidament­o della struttura ad amministra­tori esterni (quelli accusati della «gestione malavitosa» di cui Luciano parlò in un’intervista a Repubblica due mesi fa), l’altrettant­o graduale passaggio di consegne al figlio, Alessandro (concluso di lì a poco con il totale defilarsi dell’erede) e finiti in autunno con l’esonero di tutte le prime linee di Ponzano. Troppo presto per ricomincia­re in quella chiave. «Al momento — ha assicurato ieri Luciano — non è prevista nella gestione dell’azienda la presenza di un amministra­tore delegato». Nessuna parola sulla destinazio­ne di Olimpias, l’asset produttivo scorporato nella tripartizi­one del 2015 ma che pare in procinto di rientrare nel gruppo, solo un accenno ad una novità che dovrebbe essere resa nota fra un mese circa. «È in atto un processo per riportare in Europa parte della produzione e sono previste iniziative a livello europeo per cercare di convincere i distributo­ri a concentrar­si sull’acquisto prevalente in Europa e nei paesi del Nordafrica». E un passaggio sul fronte dei negozi. «Dobbiamo rivederli, migliorare il rapporto con il consumator­e, riportare dentro luci e colori».

Un concetto che Toscani prende più alla larga elevando il discorso da terra: «Bisogna riconquist­are la magia originaria. Era nostra, un tempo, prima che tutti ce la copiassero. E prima che noi ci mettessimo a copiare i copiatori. La moda non è un prodotto finito, un bullone. Ha necessità di interventi dell’immaginazi­one». Un maglioncin­o per quanto ben fatto, in sostanza, non è un’astronave, più di tanto in termini di qualità non puoi spingere e anche sul 4.0 permette orizzonti abbastanza modesti. Perciò occorre metterci attorno qualcosa di inedito e speciale ed ecco il bisogno di aggregarvi in modo stretto l’impalpabil­ità di un pensiero creativo. In Fabrica, che Toscani descrive come «circus dell’intelligen­za», ci sarà un po’ di tutto. Dalle proiezioni non stop dei 52 mila film di Kim’s Video, che porteranno via 7 anni tondi, alle «Confession­i» in forma di workshop e convegni gestiti da un designer monaco zen laico. Funzionerà? Domanda molesta «per bocconiani. Quelli che chiedono gli indicatori prima di fare le cose per sapere se saranno sufficient­emente mediocri. Non per noi».

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