Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Elisa, il cancro e i suoi 18 regali alla figlia in un film

- D’Ascenzo

La sceneggiat­ura l’ha già scritta lei. Scegliendo per la piccola Anna diciotto regali di compleanno: uno per ogni anno in cui lei, la mamma, non ci sarebbe stata. E ora i gonfiabili, la Barbie con cucina, il puzzle del Golden Gate e il mappamondo di sughero con tutti i posti che avrebbe voluto visitare con la piccola, simboli di una mamma che non vuole arrendersi al male, diventeran­no un film.

Lei, Elisa Girotto, è morta di cancro il 22 settembre dello scorso anno a 40 anni a Treviso, lasciando alla figlia Anna un patrimonio d’amore reso tangibile dalla sicurezza degli oggetti e dai racconti che le farà il papà, Alessio Vicenzotto, custode della mecedere moria della moglie, da donare giorno per giorno e anno per anno alla figlia. Proprio questa catena, questo amore che non ne vuole sapere di le armi al destino, hanno colpito la Lucky Red, casa di produzione e distribuzi­one di Andrea Occhipinti, che ha deciso di farne un film. Il regista sarà con ogni probabilit­à Francesco Amato, che quest’anno compie 40 anni, e il film sarà girato tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Elisa si prepara così a diventare un «fiore d’acciaio» di celluloide, come, quasi trent’anni fa, accadde a Julia Roberts, la Shelby del film «Fiori d’acciaio» di Herbert Ross, che, malata di diabete, scelse comunque di avere un bambino.

Il mistero dell’amore incondizio­nato di una mamma per un figlio, esploderà dunque sullo schermo con la forza delle immagini, anche se è difficile figurarsi come possa emozionare di più della realtà, del racconto vero che il marito fece all’indomani della morte di Elisa, di quei pacchi che arrivavano a casa mentre lei era via per le terapie.

Eppure il pubblico ama la catarsi della lacrima vissuta nel buio della sala. Ama abbandonar­si al pianto senza vergogna che bagna i pop corn della multisala.

Quando, nel 1970, uscirono due film simili come «Anonimo veneziano» di Enrico Maria Salerno e «Love Story» di Arthur Hiller, la critica li strapazzò a dovere, ma il pubblico fece la fila per vedere l’amore che rifioriva tra Florinda Bolkan e Tony Musante di fronte alla malattia e alla morte imminente di lui. Affollò le sale per piangere di fronte all’amore giovane che sfidava le convenzion­i e la morte di lei tra Ali Mac Grow e Ryan O’ Neal.

E certamente la critica aspetterà al varco il film su Elisa, chiedendo rigore alla regia e coerenza alla sceneggiat­ura. Ma il pubblico risponderà come ama fare di fronte alle storie che scuotono e aprono il cuore. E guarderà con occhi diversi quella di Elisa, che ha cercato un modo tutto suo per dire addio alla figlia, senza privarla della luce della speranza. L’interrogat­ivo che spesso ci si pone di fronte alla spettacola­rizzazione del dolore in television­e, qui non ha diritto di cittadinan­za. Perché la storia della mamma che trova una strada per stare vicino alla figlia anche quando non ci sarà più, parla il linguaggio universale dell’amore. Come quello di Mike Sellers del Tennessee, morto nel 2013 di tumore al pancreas, che ha continuato a essere presente nella vita della figlia col bouquet di rose che le arrivava puntuale il giorno del compleanno insieme a un biglietto d’amore.

Niente potrà ridare il papà alla 21enne Bailey, come niente potrà ridare la mamma alla piccola Anna che non ha ancora due anni. Ma l’amore di un genitore per un figlio, sfida a duello la morte a mani nude. E spesso vince. Anche sotto forma di una Barbie con cucina o di un mappamondo di sughero.

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Mamma coraggio Elisa Girotto il giorno delle sue nozze con Alessio

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