Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Big esclusi, liste tra tensioni e polemiche
Verso il voto Dem costretti a correggere le candidature. Minniti e Franceschini in campo a Venezia. Quarta gamba, Tosi al proporzionale ma è guerra Nel Pd fuori Martella, Baretta nel collegio «graticola». Lega, saltano i primi nomi: stop a Bizzotto. Fi, g
Due ministri in campo: VENEZIA quello dell’Interno Marco Minniti, candidato all’uninominale alla Camera a Venezia (la terra dell’hub di Cona) e quello della Cultura Dario Franceschini, capolista nel proporzionale. Ma anche polemiche per i big esclusi. Dal Pd alla Lega, giochi fatti ma molte tensioni. Tra le fila dei dem fuori Martella, Baretta rischia. Nella Lega stop a Bizzotto, Busin, Tollon e Falconi. Liste ok per Fi. Quarta gamba, Tosi al proporzionale, ma è guerra.
«Oggi muore il Pd e VENEZIA nasce il PdR. Perché non c’è nulla di “democratico” nel modo in cui sono state composte queste liste. È il “partito di Renzi”, in cui trovano posto soltanto i fedelissimi. Tutti gli altri, fuori».
Tutti gli altri, nella parole di questo dem più allibito che arrabbiato, non sono soltanto «quelli della minoranza», vicini al ministro della Giustizia Orlando e al governatore della Puglia Emiliano, quelli che a suo tempo scelsero di non seguire Bersani e D’Alema per restare e «giocarsela nel partito» (ed ora scoprono che per loro non c’è manco il campo e il pallone), ma pure quelli che sì, sono renziani, ma incerti, critici, «della seconda ora». Ben che gli vada, sono stati messi in «collegi graticola», dove c’è da correre a perdifiato e da sperare in un miracolo per riuscire a passare. Come nel caso del sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, dato dalle indiscrezioni candidato nel collegio uninominale del Senato a Venezia, dove secondo i sondaggi il Pd parte 8 punti sotto il centrodestra. «È il bello di questa legge elettorale - ha detto Renzi in conferenza stampa, con una punta di perfidia - permette di metterci la faccia, soprattutto ai politici di lungo corso che così possono giocarsela sul territorio». E a Baretta è andata bene perché ad Andrea Martella (che di lungo corso lo è davvero, avendo alle spalle quattro legislature, sicché gli sarebbe servita una deroga) non è stato concesso neppure il «collegio impossibile». Un’esclusione pesante, visto che il deputato veneziano era vicecapogruppo alla Camera ed è il coordinatore dell’area di Orlando, il braccio destro del ministro. Per la loro bandiera correrà in Veneto soltanto Vanessa Camani, al secondo posto nel proporzionale a Padova (il che significa elezione incerta) dietro ad Alessandro Zan, padre con Monica Cirinnà della legge sulle unioni civili. Non pervenuta la corrente di Emiliano, che sperava in Nadia Romeo ed è rimasta a secco.
Nell’attesa della pubblicazione delle liste, data ieri per imminente almeno dieci volte e non ancora compiuta quando si era fatta notte (pare per gli estremi tentativi di ritocco da parte dei big impegnati nel sudoku), due dovrebbero essere i ministri in campo qui: quello dell’Interno Marco Minniti, candidato all’uninominale alla Camera a Venezia (la terra dell’hub di Cona, simbolo dell’emergenza migranti) e quello della Cultura Dario Franceschini, che grazie al ruolo nell’ultimo anno è stato avvistato spesso in laguna e sarà capolista nel proporzionale. Dietro quest’ultimo ci sono l’uscente Sara Moretto e l’ex sfidante di Brugnaro Nicola Pellicani, sponsorizzato dall’ex Capo dello Stato Napolitano e da Cacciari.
Oltre a Zan e Franceschini, elezione stra-certa per il renzianissimo Roger De Menech, uscente ricandidato come capolista nel proporzionale a Treviso-Belluno, per Filippo Crimì - uscente pure lui - capolista a Vicenza (dietro di lui Rosanna Filippin e Federico Ginato, al secondo giro) e per Gianni Dal Moro capolista a Verona. Dietro quest’ultimo ci sarà Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata con l’acido diventata un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, che Renzi ha fortissimamente voluto in lista, non soltanto qui; circostanza che, nel caso scattasse un secondo eletto su Verona, porterebbe in parlamento Diego Zardini.
Fin qui, la Camera. Per il Senato, invece, sempre stando ai posti sicuri e cioè quelli da capolista o da numero due nel listino proporzionale, a PadovaVicenza-Verona correranno gli uscenti Daniela Sbrollini e Vicenzo D’Arienzo mentre a Venezia-Treviso-Belluno-Rovigo l’ex assessore all’Urbanistica di Venezia Andrea Ferrazzi (uno dei rarissimi volti nuovi) è al fianco dell’uscente Laura Puppato. Con le eccezioni di Baretta, Minniti e forse l’ex senatore (e relatore di due leggi di Stabilità) Giorgio Santini a Padova, a ieri sera era nebbia fittissima sui collegi uninominali, che d’altronde i dem danno in Veneto tutti per persi (forse i Cinque Stelle riusciranno a strapparne un paio all’armata del centrodestra). Alessia Rotta, renziana di primissima fila, potrebbe essere candidata nella sua Verona ma col paracadute di un posto blindato da capolista nel proporzionale a Siena. Il presidente del partito in Veneto, Lucio Tiozzo, dovrebbe provare l’impresa nella sua Chioggia. E nulla si sa dei posti che sarebbero dovuti andare agli alleati: Bonino, Lorenzin (si parlava di Mario Dalla Tor) e Insieme (Luana Zanella per i Verdi)
Oggi il segretario regionale Alessandro Bisato riunirà la direzione del partito e si annuncia una sua messa in stato d’accusa da parte degli esclusi, che gli imputano di «estrema debolezza» nelle trattative al Nazareno. E c’è chi già affila i coltelli pregustando una debacle il 4 marzo peggio di quella del 4 dicembre.
In chiusa, breve aggiornamento su Liberi e Uguali: Pierluigi Bersani guiderà le liste con Flavio Zanonato, Davide Zoggia, Michele Mognato e Giulio Marcon. Felice Casson difficilmente sarà della partita, a Padova sarà candidata Anna Falcone, la giurista leader del Gruppo del Brancaccio.