Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pozzobon, il governo lavora alla liberazione
Il trevigiano ostaggio dei terroristi siriani da un anno: «Potrebbero scambiarlo con prigionieri o soldi»
Il governo italiano starebbe VENEZIA lavorando per liberare dai terroristi che lo terrebbero prigioniero da un anno, in Siria, Fabrizio Pozzobon, l’imprenditore 52enne di Castelfranco Veneto del quale non si hanno più notizie dal 26 dicembre 2016, a pochi giorni dal suo arrivo a Instanbul. Il trevigiano, ex consigliere comunale della Lega e titolare di un’azienda di termoidraulica, sarebbe dovuto tornare in Italia a febbraio 2017, ma dopo una serie di messaggi su Whatsapp alla moglie e uno all’amico che gli aveva prenotato il volo per la Turchia («Tutto bene qui»), le sue tracce si sono limitate a foto di donne velate scoperte dal Ros dei carabinieri sul profilo Facebook, dal quale sosteneva la causa dello Stato islamico. Nelle ultime ore il sospetto che Pozzobon si sia spostato dalla Turchia alla Siria per cercare di arruolarsi tra le file dell’Isis ha trovato conferma nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Milano a carico dell’egiziano Sayed Ahmed Shebl Fayek, residente in provincia di Como, e del figlio Saged, 23 anni, «perchè si associavano tra loro e con numerose altre persone all’interno dell’organizzazione terroristica denominata brigata Nour El Din Al Zenki..., allo scopo di commettere atti di violenza con finalità di terrorismo».
In realtà dietro le sbarre ci è finito solo il padre, perchè il figlio sarebbe ancora in Siria, dove avrebbe visto Pozzobon, che da aspirante combattente si sarebbe ritrovato sequestrato dagli stessi terroristi ai quali voleva unirsi. Secondo quanto ricostruito nell’ordinanza, l’imprenditore veneto è stato catturato in un villaggio vicino al confine con la Turchia da una brigata di Al Nusra, «i partigiani della grande Siria», gruppo armato jihadista salafita nato come costola di Al Qaida per rovesciare il governo di Assad. Lo ha raccontato in questura, a Como, Sayed, dopo averlo saputo dal figlio, utilizzato come interprete dai terroristi per farsi capire da Pozzobon. «Nel febbraio 2017 il personale della questura di Como veniva nuovamente contattato da Sayed — si legge nel provvedimento del Tribunale di Milano — il quale aveva riferito di aver appreso dal figlio Saged, ancora in Siria impegnato nel conflitto, che era stato incaricato di svolgere la funzione di interprete dalla lingua araba all’italiano tra i componenti di un omologo battaglione, comunque diverso da quello in cui lo stesso era inquadrato. E un cittadino italiano di origini venete in quel periodo era stato catturato dagli stessi. Saged avrebbe raccontato al padre che l’italiano avrebbe raggiunto i territori siriani verso la fine del mese di dicembre 2016, con l’intento di arruolarsi nelle truppe jiadiste ribelli al regime di Bashar Al Assad. E che i miliziani lo avrebbero rintracciato in un villaggio ubicato in una zona non meglio definita della Siria, posta al confine con la Turchia, e trattenuto contro la sua volontà dopo averlo condotto in un luogo montuoso non meglio definito, perchè ritenuto una spia. E comunque per poterlo eventualmente utilizzare nella mediazione di scambio di prigionieri con le truppe governative siriane o per chiedere un riscatto alle autorità italiane... Il cittadino italiano è stato poi identificato in Pozzobon Fabrizio».
Il governo italiano si sarebbe mosso, appoggiandosi anche a Ong operanti in Siria, per cercare di circoscrivere la zona in cui il trevigiano sarebbe prigioniero. Saged, mandato in Siria dal padre che gli inviava continuamente denaro, avrebbe infatti riferito a Sayed che quando faceva l’interprete «veniva condotto sul posto incappucciato, al fine di impedirgli di individuare il tragitto, percorso effettuando diversi cambi auto». Per di più Saged, cacciato dalla brigata perchè aveva espresso vicinanza allo Stato islamico, dopo un po’ non ha più avuto contatti con Pozzobon. In una conversione intercettata il primo giugno 2017, il padre gli chiede se ci siano novità su «quest’uomo», e Saged risponde: «Non ci sono novità»; «Davvero?»; «Sì»; «Non hai notizie su di lui o ti hanno raccontato qualcosa di lui?»; «No». Al momento non sono emerse notizie su richieste di riscatto o trattative in corso.