Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, sui danni richiesta-bis verso Intesa
Istanza già ieri in udienza preliminare, dopo la decisione su Veneto Banca. Il difensore di Sorato, Pinelli: «Il processo non può risolvere i risarcimenti». E le associazioni temono contraccolpi con l’istituto
Che la decisione, clamorosa, VICENZA del giudice di Roma che l’altro ieri, nell’udienza preliminare ha autorizzato le parti civili a citare Intesa Sanpaolo come responsabile civile nel processo su Veneto Banca, avesse ricadute anche a Vicenza non c’era dubbio. E in effetti già ieri mattina, alla riapertura dell’udienza preliminare per il crac di Popolare Vicenza, l’avvocato Renato Bertelle (che tutela 220 risparmiatori) era pronto a depositare istanza, chiamando la banca che ha acquisito le ex popolari a rispondere dei danni. Assieme a Bpvi, ai revisori di Kpmg e a Mauro Bini, il docente autore delle perizie che fissavano il prezzo delle azioni. E tra i legali c’è chi ha citato anche Banca d’Italia.
Ma ogni istanza è stata rinviata: dovrà esser presentata solo dopo l’ordinanza di cui darà lettura – a febbraio - il giudice Roberto Venditti che stabilirà le parti civili ammesse; allora si saprà anche se rientrerà chi ha già transato lo scorso anno con la banca. Nell’udienza di ieri, in cui dalle 9 si sono presentati in aula oltre 150 legali, un altro centinaio di risparmiatori (tra questi di Casa del Consumatore Schio e dell’ex Cariprato) hanno chiesto di entrare nel processo per chiedere i danni, facendo salire così a poco meno di 5.200 le richieste di costituzione di parte civile. Le ultime ammesse, almeno in udienza preliminare. Sabato prossimo verranno valutate queste ulteriori richieste, oltre ai nuovi documenti prodotti.
Sempre ieri sollevate dalle difese degli imputati eccezioni come nei confronti dell’associazione «Noi che credevamo nella Bpvi», perché costituitasi in epoca successiva ai reati contestati. Difese che sarebbero pronte a presentare ricorso al tribunale del Riesame per chiedere lo sblocco di quanto sottoposto di recente a sequestro conservativo, oltre la cifra dei 346 mila euro disposta dal giudice per le spese di giustizia. Un’eccedenza di circa 1,4 milioni, che alcuni risparmiatori volevano «congelata» per i risarcimenti. Ma è anche vero che ad oggi un solo legale ha presentato richiesta di sequestro conservativo verso la banca e gli indagati Gianni Zonin, Massimiliano Pellegrini, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta, Giuseppe Zigliotto, Paolo Marin e Samuele Sorato.
La posizione di quest’ultimo, ex direttore generale, rimane stralciata. per le condizioni di salute, dovrà sottoporsi a cure per i prossimi sei mesi, come confermato dal perito nominato dal giudice, sentito ieri. L’udienza per Sorato è fissata al 20 settembre e probabilmente rimarrà un procedimento parallelo al principale. Una vicenda giudiziaria, Bpvi, che il legale di Sorato, Fabio Pinelli, ha commentato così: «La soluzione è politica, non giudiziaria. Si gioca sull’equivoco che la via giudiziaria possa ristorare le pretese risarcitorie anche legittime che avanzano i risparmiatori; ma non è così. Il processo deve accertare le singole responsabilità; il risarcimento è tema accessorio».
Intanto la decisione di Roma viene accolta come una buona notizia tra le associazioni, pur fra riserve. «Aver ammesso la possibilità di rivalersi anche su Intesa – fa presente Valter Rigobon, presidente di Adiconsum – non significa aver risolto i problemi e non vorrei che poi si rivelasse una ulteriore disillusione. Certo, Intesa non può non tenerne conto, nonostante si sia ancora in fase preliminare. Ma temo anche che questo complichi i già difficili dialoghi per la gestione del fondo da cento milioni dell’istituto per i casi più pesanti». Andrea Arman, portavoce del coordinamento «don Torta», auspica ora che la magistratura sia «coerente e lucida»: «Che il decreto fosse incostituzionale in 5 punti – conclude Arman – lo abbiamo sempre sostenuto e stavamo anche noi per impugnarlo. Purtroppo quando la Corte si pronuncerà saranno passati troppi anni».
Ma Giorgio Santini, senatore vicentino del Pd, riporta la questione a considerazioni molto concrete: «Chiaro che le novità sollevano un problema rilevante rispetto alla stabilità del sistema bancario, che dovrebbe essere il faro da tenere sempre a riferimento». Rispetto alle eventuali ricadute della decisione di Roma sul Fondo di ristoro governativo (100 milioni in 4 anni), Santini ricorda che «non è relativo ad una banca specifica» e ipotizza semmai che la possibilità di rivalersi su Intesa «potrebbe renderne meno necessario il rafforzamento, visto che è previsto agire al netto di altre forme di ristoro».