Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Trump? Protezionismo già in ritirata Ora Europa e Usa investano in Africa»
La ricetta da Davos di Mr. Geox: «Infrastrutture e giovani fattori decisivi»
L’aria di Davos non è solo particolarmente frizzante, lì sulle alle Alpi svizzere incorniciate dalla neve. Si respira, nei giorni del World Economic Forum, il nuovo spirito dei tempi, in anticipo sul resto del mondo. Lo sa bene Mario Moretti Polegato, fondatore e numero uno di Geox, che a Davos non è mai mancato da 15 anni a questa parte, con il rammarico di essere uno tra i pochissimi imprenditori italiani a salire ogni anno fino a lassù, a 1.560 metri di altitudine nello sperduto Cantone dei Grigioni: «Il fatto che siamo così pochi è davvero un grande limite per il nostro Paese – commenta Mr. Geox – perché qui si coglie prima che altrove la direzione in cui sta andando il mondo. E per dirigere un gruppo globale come Geox, ho bisogno di recepire queste tendenze: mi serve a mantenere l’azienda sempre pronta a reagire».
Quale orizzonte ha indicato quest’anno la bussola di Davos?
«C’è stata un’inversione di tendenza rispetto all’anno scorso, quando si era registrata una forte affermazione degli interessi nazionali. Quest’anno, nel più autentico spirito di Davos, si è lavorato per ricompattare la squadra internazionale. Certe politiche protezionistiche si stanno dimostrando incomplete, perché ignorano un dato di fatto ineludibile: nel mondo c’è un’insofferenza sempre più vasta di molti popoli verso le loro condizioni di vita, e questi stessi popoli, con il web, possono vedere in tempo reale come si vive in Occidente». Quindi, qual è la nuova strategia da perseguire? «È giusto che ogni Paese
Il trend Cinesi i più avanti su Internet: usiamo il Web per i nostri prodotti
esprima il suo massimo a livello economico, però dovrebbe anche preoccuparsi di investire all’esterno per far evolvere il resto del mondo e mantenere in questo modo l’equilibrio e la pace. In caso contrario, è inevitabile che l’insofferenza che monta in molte aree del pianeta si trasformerà in una battaglia globale». Abbiamo qualche esempio meritevole di essere seguito?
«Prendete la Cina: è partita già diversi anni fa a investire in diversi Paesi dell’Africa, non per fare carità ma costruendo infrastrutture, ospedali, fabbriche. Oggi sia l’Europa che l’America dovrebbero fare altrettanto».
Le parole pronunciate a Davos dal presidente Trump non andavano esattamente in questa direzione. «Questo aspetto nel suo discorso è mancato del tutto.
Lui ha detto soltanto: venite negli Usa, siamo competitivi e aperti alle imprese, i vostri investimenti saranno al sicuro. Bene, però avrebbe dovuto completare il ragionamento affrontando l’altra parte del problema. Un problema che, tra l’altro, Trump ha immeditatamente fuori dalla porta di casa, con il Messico e il Centroamerica». L’Italia, da sola, cosa può fare in questa direzione?
«Da sola poco o nulla, è quanto meno l’Europa nel suo insieme che dovrebbe muoversi. Soprattutto verso l’Africa, che in questo momento è il punto più critico del pianeta: i giovani non accettano più di vivere lì, alle condizioni attuali, e ricordiamoci che attraverso il web ormai possono vedere quello che accade in tutto il mondo». Sotto il profilo più strettamente economico, quali sono
le tendenze emergenti?
«Stiamo attraversando una fase di enorme cambiamento verso l’affermazione dell’intelligenza artificiale, non per sottrarre lavoro agli esseri umani me per aiutarli a vivere e a lavorare meglio. In questo contesto, l’intero comparto del commercio mondiale si sta indirizzando sempre di più verso l’e-commerce». Questo che vantaggi può comportare?
«Uno in particolare: poter vendere attraverso internet dà spazi inimmaginabili a tutte le aziende, non soltanto alle multinazionali ma anche ai piccoli o piccolissimi imprenditori. Vi faccio un esempio personale: da qualche tempo mi faccio mandare un miele speciale prodotto in Grecia da apicoltori artigianali. L’ho trovato in Internet, senza l’ecommerce non l’avrei mai assaggiato». Chi è più avanti nel mondo in questo campo?
«Ancora una volta mi tocca dire: i cinesi. Li critichiamo tanto, ma in fatto di modernizzazione stanno più avanti anche degli americani. E comprano sempre di più su Internet, anche e soprattutto prodotti occidentali».