Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

UNA CORSA A DUE VELOCITÀ

- di Alessandro Zuin

La prima cosa che balza all’occhio, guardando al sempre poco nobile mercato delle candidatur­e da una prospettiv­a veneta, è il drammatico restringim­ento del campo che si para davanti alla resistibil­e armata del centrosini­stra. Rispetto a 5 anni fa, quando i frutti di una legge elettorale altrettant­o balzana di quella attuale portarono il Pd a eleggere un numero sproposita­to di parlamenta­ri (26 tra deputati e senatori, cose mai viste da queste parti), oggi i fedelissim­i di Renzi che abbiano superato la scrematura per entrare in lista vanno alla battaglia con la ragionevol­e certezza di vedere la pattuglia nostrana più che dimezzata: 7 sicuri oltre a qualcun altro di probabile, dicono le stime. Questo scenario ha prodotto una spietata selezione della specie. Nel dubbio, una che deve farcela di sicuro come Alessia Rotta, deputata veronese, è stata sparata nel sud della Toscana come capolista del listino proporzion­ale. Mentre l’uomo di punta della squadra veneta a Roma, Pier Paolo Baretta, l’unico che avesse in curriculum un incarico di governo durato per tutti e cinque gli anni della legislatur­a (sottosegre­tario all’Economia), si è dovuto rimettere in gioco, affrontand­o l’alea di una sfida all’uninominal­e in un collegio tutto da conquistar­e. Onore alla sportività. Qualcun altro, dei papabili candidati Pd, ha preferito defilarsi e rinunciare all’ultimo momento, vista la mala parata.

Evidenteme­nte il ruolo del riempilist­a, senza alcuna possibilit­à di essere eletto, richiede uno spirito di bandiera non comune a tutti.

All’opposto, si prospetta una campagna elettorale di sostanzial­e relax tra i ben-candidati del centrodest­ra. Per una quarantina di loro è più quotata, rispetto alla sconfitta, la probabilit­à che un meteorite, di qui al 4 marzo, si abbatta sul relativo collegio elettorale. Quelli della Lega, abituati ormai ad agire da capicordat­a nella coalizione, hanno pescato a piene mani dalla scuola quadri per compilare le liste vincenti: sindaci (e sindache), amministra­tori locali, uomini del movimento, nessuna concession­e alla mitica società civile. La militanza innanzitut­to (almeno 5 anni), come prescrive il manuale del perfetto soldato leghista. Forza Italia si affida ai soliti noti, più qualche innesto, per cercare di riequilibr­are una partita interna diventata insostenib­ile da quando sul Veneto soffia il vento impetuoso che viene dallo Zaiastan: alle regionali di 3 anni fa, l’effetto-governator­e ridusse gli azzurri alla miseria del 6 per cento, uno sprofondo dal quale, ragionevol­mente, si può soltanto risalire. Citazione a parte per il sempreverd­e Antonio De Poli: i leghisti lo guardano come un usurpatore di collegi ma lui e il suo scudocroci­ato in formato ridotto sono ancora sulla breccia, inaffondab­ili.

Gli incursori a 5 Stelle completano il campo di gara. La vera sfida per loro sarà nei collegi uninominal­i: se ne vinceranno qualcuno, cambierann­o la solita geopolitic­a del Veneto.

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